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Siria: la Turchia freme, e accusa Damasco di sostenere il PKK

Nonostantela Siriasia sparita da alcuni giorni dalle cronache internazionali dei nostri media, i combattimenti sul terreno si fanno molto cruenti, con l’impiego dalle due parti anche di armi pesanti. Sui particolari non è dato sapere, visto che nel paese non ci sono giornalisti indipendenti e che le due parti amplificano le responsabilità avversarie e i propri successi. Ma sostanzialmente una situazione di stallo, con i ribelli che non riescono a capovolgere la situazione a proprio favore ma con le forze governative che comunque non riescono ad avere la meglio sulle milizie dell’opposizione, pur avendo riconquistato alcune posizioni importanti negli ultimi giorni.

Uno stallo che sembra infastidire assaila Turchiache minaccia un intervento diretto sempre più consistente. Il regime di Ankara – che ospita il cosiddetto CNS; il consiglio che riunisce alcune componenti dell’opposizione siriana – aveva già affermato di voler realizzare all’interno dei confini di Damasco, in corrispondenza della frontiera tra i due paesi una ‘zona cuscinetto’, con la scusa di proteggere i civili ed evitare una invasione di profughi. Ma nelle ultime ore questa ipotesi sembra  essere stata superata a favore di una ancora più invasiva. Perché una zona cuscinetto per far accedere gli aiuti umanitari in Siria «non sarebbe sufficiente per proteggere tutti i siriani» ha detto il ministro degli esteri turco, Ahmet Davutoglu, rispondendo alle domande dei giornalisti a Bruxelles. La soluzione di quella che il ministro degli esteri turco definisce una «vera tragedia umanitaria» quindi «è agire velocemente, non dare tempo al regime di uccidere ancora più persone». «Noi ci siamo accollati il peso dei rifugiati ma ci aspettiamo che la comunità internazionale sostenga i nostri sforzi» – ha concluso il ministro degli esteri turco utilizzando e drammatizzando ancora il problema dei profughi.

Intanto un rapporto dei servizi segreti turchi confermerebbe, con nuovi dettagli, che l’amministrazione siriana sarebbe tornata, come già in passato, a sostenere la guerriglia del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) in funzione antiturca. Secondo le accuse, ampliamente riportate dai quotidiani turchi, i membri del Pkk potrebbero muoversi liberamente all’interno della Siria, portare armi e lanciare campagne propagandistiche controla Turchia. Unaagibilità concessa ai membri del Pkk che rappresenterebbe un netto cambiamento della politica siriana che aveva messo al bando la formazione nel1999 inseguito ad un accordo conla Turchia. LaSiria, ricorda la versione inglese del quotidiano Hurriyet, aveva dato un enorme appoggio al Pkk durante gli anni Novanta per destabilizzarela Turchia, paese con il quale aveva cattivi rapporti a causa della contesa provincia meridianale di Hatay e l’uso delle acque dell’Eufrate. Oltre a dare protezione ad Abdullah Ocalan, il leader del Pkk ora all’ergastolo in Turchia, Damasco consentiva ai terroristi curdi di addestrarsi per compiere attacchi in territorio turco.

In base ad un nuovo accordo raggiunto recentemente, sempre secondo gli 007 turchi, il Pkk si è adoperato per sedare le rivolte in corso in molte aree del nord della Siria, quelle popolate dai curdi, contro il regime di Assad. Secondo Hurriyet, anche le autorità del Kurdistan iracheno hanno rilevato il rafforzamento del Pkk in Siria e il tema è stato al centro di recenti colloqui tra Ankara ed il governo autonomo di Erbil. A conferma della rinnovata alleanza tra Pkk e Damasco ci sarebbe un avvertimento giunto poche settimane fa da parte della guerriglia curda di Turchia. Il Pkk ha avvertito che un ipotetico intervento militare turco nel nord della Siria, abitato dalla minoranza curda, trasformerebbe «tutto il Kurdistan» in una «zona di guerra». «Lo stato turco pianifica un intervento contro il nostro popolo – ha detto Murat Karayilan, comandante del Pkk, citato dall’agenzia Firat – Lasciatemi chiarire che se lo stato turco interviene contro il nostro popolo nel Kurdistan occidentale, tutto il Kurdistan sarà reso zona di guerra». 

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