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Turchia: lacrimogeni e idranti contro professori e studenti

Da ieri la Polizia turca sta impedendo di fatto a studenti e docenti di poter manifestare contro la riforma del sistema educativo imposta dal partito al governo, l’AKP di Erdogan. Una riforma pesantemente criticata e avversata dai sindacati, dalle organizzazioni studentesche e dai partiti di sinistra e laici in quanto subordina il sistema educativo del paese ai precetti dell’Islam. Il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo al potere vuole riformare una legge varata nel 1997 che vieta alle alunne di indossare il velo in tutti gli istituti di istruzione e ispirata a principi fermamente laicisti e nazionalisti. Una legge che aumentò gli anni di scolarizzazioni obbligatori da 5 a 8 e vietò a qualsiasi studente sotto i 15 anni di frequentare scuole confessionali. Ora il governo vuole introdurre un modello definito ‘4+4+4’ a causa del fatto che la ‘riforma’ impone che l’istruzione obbligatoria sia strutturata in tre tappe di quattro anni l’una: primaria, secondaria, istruzione superiore o professionale. In quest’ultimo livello sarebbero incluse da ora anche le scuole gestite dai religiosi, penalizzate invece dalla legge attualmente in vigore che mirava proprio ad impedire che i giovani turchi potessero essere formati a partire dai precetti dell’Islam. La legge ha fatto crollare il numero di queste scuole, create originariamente per formare i dignitari religiosi, ma utilizzate da molte famiglie conservatrici per sottrarre i loro figli al regime scolastico laico pubblico.

Ieri gli agenti in tenuta antisommossa hanno attaccato una manifestazione a cui partecipavano migliaia di studenti e attivisti del sindacato dei dipendenti pubblici Kesk nel quartiere di Kizilay della capitale Ankara. Contro i manifestanti, che sfilavano in corteo pacificamente, la Polizia ha usato i manganelli, i gas lacrimogeni e poi anche i cannoni ad acqua. Una volta attaccati alcuni manifestanti hanno lanciato pietre contro i celerini tentando di resistere ma alla fine sono stati dispersi dalla violenza delle cariche e non sono riusciti ad arrivare sotto al parlamento come preventivato. Mercoledì settantaquattro sindacalisti del KESK che erano in viaggio verso Ankara per partecipare ad una conferenza stampa erano stati bloccati e trattenuti dalla Polizia ad Adana, con la motivazione che la conferenza stampa non era autorizzata dal Ministero dell’Interno. Ricevuta la notizia migliaia di lavoratori e studenti avevano passato la notte in una piazza del quartiere di Kizilay prima di dar vita alla marcia poi impedita dalle forze di sicurezza.

Sempre ieri la polizia ha disperso e impedito manifestazioni simili in altre città del paese.

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