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Spagna 29M, uno sciopero davvero generale

Toma29M – marce, piquetes e scontri in tutta la Spagna (Infoaut)

Già nella giornata di mercoledì decine di impiegati della compagnia dell’acqua pubblica madrilena Canal de Isabel II avevano dato un piccolo assaggio di ciò che sarebbe avvenuto nelle ore successive, occupando la sede centrale dell’azienda; mentre alle 0.00 i primi ad incrociare le braccia sono i lavoratori dei turni notturni delle fabbriche automobilistiche di Seat, Volkswagen e Ford a Barcellona, Irunea e Valencia. Ma la quantità dei blocchi, dei piquetes, delle astensioni dal lavoro diviene rapidamente incommensurabile. Uffici postali e trasporti su strada, ferroviari, marittimi ed aerei (con più di 600 voli cancellati); mercati agroalimentari e organi d’informazione; nettezza urbana e centrali nucleari: nulla sembra più muoversi nei luoghi di lavoro, se non la chiamata trasversale all’azione diretta. Non occorre nemmeno molto tempo affinché l’hashtag #Toma29M, lanciato per l’occasione, diventi trending topic mondiale su Twitter.
Una tale prova di forza non può che suscitare la reazione impaurita e rabbiosa delle controparti: non passano nemmeno due ore dall’inizio dello sciopero che la polizia fa irruzione nella sede televisiva dell’emittente valenciana Canal 9, costringendo il personale che si era astenuto dal lavoro a ripristinarne le trasmissioni. Contemporaneamente, a notte fonda, si registrano cariche a freddo contro i manifestanti a Malaga e Madrid dove, nel quartiere di Lavapies, un dimostrante viene portato in ospedale con la testa aperta dai manganelli. Ancora, la polizia non esita a sparare in aria alle poste di Merida nel tentativo di intimidire un presidio informativo, mentre a Torrelavega una sindacalista in picchetto viene accoltellata da un piccolo imprenditore.
La risposta popolare a tali soprusi non è da meno: copertoni bruciati, barricate e scontri nei pressi delle centrali dell’agroalimentare di Madrid e Saragozza tra piquetes e polizia schierata a difesa dei sindacati gialli lì presenti. Nella capitale spagnola il piquete si farà itinerante per andare ad impedire ai crumiri dell’EMT (la compagnia di trasporti pubblici madrilena) di uscire con i loro bus dalla stazione di Carabanchel. Allo stesso tempo i sindacati annunciano il blocco di 26 porti del paese. Il primo round finisce così allo spuntare del sole, con 58 fermi tra i manifestanti e 9 feriti accertati tra le due parti: ma la mobilitazione è appena all’inizio.
Al consueto orario di apertura la grande distribuzione arranca, con svariate defezioni tra il personale di colossi come El Corte Inglés e Carrefour e proteste ai loro ingressi. Serrande abbassate invece per moltissimi piccoli esercizi commerciali e negozi delle comunità migranti. Anche il mondo della formazione si getta nella mischia, con centinaia di giovani che bloccano in mattinata il traffico sulla Gran Via di Madrid ed altri che occupano il Rettorato dell’Università di Siviglia.
Nei Paesi Baschi, anch’essi interessati nella notte da piquetes ed episodi di sabotaggio, i sindacati abertzales portano 25000 manifestanti in piazza a Bilbao, mentre altre migliaia si riversano in centro a Donostia e sotto la Virgen Blanca a Gasteiz. Ad Irunea viene assaltata una filiale bancaria, mentre le violente cariche della polizia autonoma spagnola a Vitoria – che nel pomeriggio mandano il militante diciannovenne Xuban Nafarrete all’ospedale con un ematoma cerebrale – non fanno cessare l’afflusso di solidali, che marceranno in serata nel comune di Barakaldo.
Intanto su Twitter, un po’ a testimoniare l’irrappresentabilità della piazza, un po’ a declinarne movimenti e necessità iniziano a comparire altre parole chiave: dal catalano #vagageneral all’#Alerta29M (per segnalare spostamenti e violenze delle forze dell’ordine) allo #yaesunéxito per ribadire anche sui social network la grande compattezza e partecipazione alla manifestazione, sminuite e messe in discussione da esponenti politici come il ministro del lavoro Fátima Báñez.
A fronte della consueta guerra di cifre sull’adesione allo sciopero tra governo e sindacati, il dato oggettivo resta la minore domanda energetica registratasi nel paese rispetto alla precedente Huelga del 2010 – ma anche alla domenica spagnola media – indicazione di una minore affluenza verso i luoghi di lavoro. Da segnalare i tentativi di alcune amministrazioni filogovernative e società autostradali di falsare anche questo dato, lasciando a tal fine l’illuminazione pubblica accesa in pieno giorno.
Nel pomeriggio altre 10000 persone si radunano a Terrassa, nell’hinterland di Barcellona; mentre nella metropoli catalana migliaia di partecipanti all’Acampada e militanti di base dei sindacati e dei movimenti sociali, dopo aver sfilato sull’Avenida Diagonal, fronteggiano i Mossos d’Esquadra tra le vie dello storico quartiere popolare di Gracia. Questi ultimi non risparmiano pallottole di gomma per respingere i manifestanti, che danno fuoco alle sedi della Deutsche Bank e del Banco Sabadell e ad un punto Starbucks. Infine a Madrid, ancora contestazioni al governo ed alla presidente della comunità autonoma Esperanza Aguirre: “Rajoy, taglia anche i mesi che non arrivo alla fine!”, “Non un passo indietro”, “Ribellione contro la schiavitù”. Ancora un’altra lunga notte per la Spagna, prima dell’aurora.

 

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