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La Spagna è in guerra. Coi baschi

Ormai sono passati anni – sembrano secoli – da quando l’ETA ha deciso di abbandonare la lotta armata iniziata negli anni ’60 e da quando nelle città basche non si verificano più sabotaggi e attacchi violenti agli esponenti degli apparati di sicurezza. Recentemente una commissione composta da verificatori internazionali, dopo un attento esame, ha certificato la volontà da parte dell’organizzazione combattente di abbandonare per sempre le armi e di disarmare, se solo Madrid farà qualche passo. Ma Madrid si sente in guerra. E’ in guerra.

Come dimostra l’assurda sentenza sul caso ‘Bateragune’ che ieri ha portato i giudici del Tribunale Supremo a confermare pesanti condanne – solo parzialmente ridotte – nei confronti di leader politici e sindacali della sinistra indipendentista accusati di terrorismo in base al teorema ‘tutto è ETA’ che in questi anni ha riempito le carceri di Francia e Spagna di centinaia di attivisti politici, intellettuali, internazionalisti, giornalisti, ecologisti. Un teorema al quale gli apparati repressivi non vogliono rinunciare neanche ora che ETA fa solo politica, e non più attività armata.

Oggetto della vendetta di Stato, tra l’altro, sono rappresentanti della sinistra politica e sociale basca – Arnaldo Otegi (ex portavoce di Batasuna) e Rafa Diez (ex segretario generale del sindacato Lab) – che in questi anni si sono spesi enormemente affinché Allo scontro armato  si sostituisse quello anche aspro ma esclusivamente politico. Una sentenza incomprensibile da parte di uno Stato che vuole rimuovere un elemento di conflitto costato centinaia di vittime – da entrambre le parti – e sofferenze a un’intera società per decenni. Ma che l’intransigenza e la cecità della risposta repressiva degli apparati di Madrid e della sua magistratura nei confronti del movimento indipendentista basco potrebbe riportare all’ordine del giorno, nonostante gli sforzi in senso contrario della direzione dell’ETA e della sinistra basca.

Negli ultimi mesi il governo di destra spagnolo, e i governi locali delle borghesie catalana e basca, hanno scatenato una vera e propria caccia all’oppositore, estendendo a movimenti sociali e sindacali non necessariamente legati all’indipendentismo basco un trattamento riservato finora ‘ai terroristi e a chi li sosteneva’. Mentre il governo vara leggi speciali e nuovi reati che di fatto sospendono la libertà di manifestazione ed espressione, cariche indiscriminate, arresti di massa e tortura stanno diventando la normalità in tutto lo Stato. In particolare contro coloro che oggi si mobilitano contro l’applicazione degli ordini della Troika: durante e dopo lo sciopero generale del 29 marzo le diverse polizie – statali o locali – hanno arrestato e malmenato centinaia di attivisti e attiviste, tra questi numerosi dirigenti di sindacati conflittuali e di classe.  

Tornando alla sentenza di ieri, la Spagna conferma così che continua ad associare la politica al terrorismo. Infatti Otegi e Diez, insieme a Miren Zabaleta, Sonia Jacinto e Arkaitz Rodriguez – sono stati condannati perché avrebbero avuto in mente di creare un nuovo movimento politico, per sostituire e ricostituire la già illegalizzata Batasuna, e obbedire così alle direttive dell’Eta. Il che renderebbe di fatto i cinque leader politici e sindacali membri dell’organizzazione armata essi stessi. Ma se così fosse, se i cinque sono dei pericoli terroristi, perché condannarli a “soli” 6 anni di carcere? Non sfugge l’ipocrisia dei teoremi giudiziari che furono del supergiudice Garzon – caduto ormai in disgrazia – e che ora caratterizzano gli apparati di uno Stato che continua imperterrito a perpetuare una guerra che proprio quei leader imprigionati e condannati stanno facendo di tutto per disinnescare…

Una ipocrisia che viene rivelate dalle motivazioni con cui uno dei due giudici del Tribunale Supremo che ha votato contro la condanna ha motivato la propria decisione. “Il fatto che fosse una volontà di Eta quella di formare un fronte politico indipendentista che riunisse tutte le forze, al di fuori del Pnv, non significa che gli imputati abbiano agito sotto l’ordine di Eta” ha spiegato il magistrato Alberto Jorge Barreiro.
Vallo a spiegare a Rajoy e ai suoi ministri con l’elmetto…

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