Il prevedibile no di Alexis Tsipras a Evanghelos Venizelos ha fatto saltare il tentativo di inciucio iniziato con la disponibilità da parte di Sinistra Democratica ad entrare all’interno di un cosiddetto governo ‘ecumenico’ a condizione che avesse il sostegno anche di Syriza. Dal punto dei vista dei numeri la pattuglia di parlamentari eletti dall’ex dirigente della Sinistra Radicale Fotis Kouvelis sarebbero bastati a permettere a Nea Dimokratia e Pasok di formare un governo che potesse applicare le ennesime pretese della troika. Ma l’inciucio sarebbe costato carissimo al neonato partito guidato da Kouvelis. L’esempio del partito di estrema destra Laos, punito dagli elettori e lasciato fuori dal Parlamento dopo la sua breve partecipazione all’impopolarissimo governo di Papademos sta lì a dimostrarlo. Già ieri i parlamentari di Sinistra Democratica erano stati bombardati di mail e messaggi di dissenso – alcuni minacciosi – da parte cittadini arrabbiati per il voltafaccia di Kouvelis che pur avendo fatto campagna elettorale contro le misure imposte dall’UE e dal FMI si apprestava ad entrare in un esecutivo che ne avrebbe permesso l’applicazione.
«Non possiamo partecipare a un governo che è stato condannato dal popolo greco. Il nostro rifiuto si basa sul fatto che ci chiedono di partecipare a un governo che metterà in atto le rigide misure previste dal Memorandum mentre l’indicazione del popolo scaturita dalle urne è contro il Memorandum» ha detto Tsipras al termine dell’incontro con Venizelos.
E così, dopo il no di Syriza, e a destra dei Greci Indipendenti, anche il leader socialista ed ex ministro dell’economia Evanghelos Venizelos ha dovuto restituire il mandato al presidente della Repubblica. All’inizio della prossima settimana, forse già lunedì, l’ex partigiano Papoulias farà un estremo tentativo di convincere le forze politiche ad accordarsi per dare un governo al paese, ma le sue chance sono veramente scarse. E quindi, secondo quanto prescrive la Costituzione, dovrà fissare nuove elezioni parlamentari entro 40 giorni. Martedì il premier uscente, il banchiere Papademos, rassegnerà le sue dimissioni, e il governo verrà affidato ad un alto magistrato per gli affari correnti, nella speranza che le prossime consultazioni diano una maggioranza alla Grecia.
I sondaggi resi noti ieri – vedi la foto – prefigurano una forte ascesa della Sinistra Radicale e un calo di tutti gli altri partiti, sia di quelli pro-troika sia di quelli di opposizione di destra e sinistra. Compresi i comunisti del KKE e l’estrema destra di Alba Dorata (ieri un’inchiesta ha rivelato che metà dei poliziotti di Atene ha votato neonazista).
I cittadini sembrano orientati a premiare un partito contrario a nuovi licenziamenti, tagli e privatizzazioni e che promette però di partecipare, se ci saranno le condizione, ad un governo – – e quindi di spendere il proprio capitale elettorale – che si ponga l’obiettivo di rinegoziare completamente con l’UE gli accordi capestro finora firmati con la testa china dal socialista Papandreou e dall’emissario della Banca Centrale Europea Lukas Papademos. Nel frattempo i rappresentanti del governo di Berlino e della Commissione Europea minacciano Atene di chiudere i rubinetti degli ‘aiuti’. Il Ministro degli Esteri tedesco Guido Westervelle ha ricordato ieri che la Grecia avrà ancora aiuti ma solo se rispetterà gli impegni presi. «Noi – ha detto il ministro – intendiamo mantenere le nostre promesse di aiuto. Ma questo significa che la Grecia deve varare le riforme che abbiamo concordato». In altre parole, «basta soldi alla Grecia se non farà le riforme». «Noi facciamo ogni sforzo per mantenere la Grecia nell’eurozona» ha affermato Kotthaus, portavoce del ministro tedesco delle Finanze, ricordando però che «Atene deve attenersi agli accordi».
La stampa greca, da parte sua, accusa Tsipras e i suoi di volere la rovina della Grecia solo per soddisfare le proprie ambizioni. Se il ricatto tedesco funzionerà lo vedremo nei prossimi giorni. Per ora i sondaggi parlano chiaro.
Mentre la piaga biblica delle cavallette sta sconvolgendo il nord della Grecia, il neo leader socialista Venizelos ha annunciato ieri lo scioglimento di tutti gli organi del partito e ha chiesto le dimissioni dei membri dell’ufficio politico nell’ambito di una preannunciata ristrutturazione della formazione fondata da Andreas Papandreou dopo la caduta del regime dei colonnelli nel 1974. Secondo Venizelos il suo successore alla guida del Pasok non dovrà avere più di 30 anni e ha detto che «tutti i ministri che soffrono di attaccamento alla poltrona devono andarsene a casa». Basterà la rifondazione a evitare la consunzion e la scomparsa del Pasok?
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