Un poster di Hugo Chavez decora l’ufficio di Sofia Sakorafa (Trikala, 1957) nel quartiere di Exarchia, dove non c’è facciata che si salvi da qualche graffito anarchico.
Ex deputata del Pasok, appartiene alla coalizione di sinistra radicale Syriza ed è stata la parlamentare più votata nelle elezioni del 6 maggio.
Ex lanciatrice olimpionica di giavellotto, è stata il primo membro del Pasok a dissentire, votando contro il piano di aggiustamento imposto alla Grecia dall’Unione europea, il che ha portato alla sua espulsione dal partito. “Non potevo ritrovarmi in un partito che ha virato verso destra e ha messo in attuazione una politica neoliberista, che rompe con le sue tradizioni e con il suo programma delle origini.”
Campionessa mondiale di lancio del giavellotto nel 1982, Sofia Sakorafa ha assunto la nazionalità palestinese nel 2004, ma le è stato impedito di partecipare alle Olimpiadi estive di quell’anno con la squadra palestinese. [Nota, 2 agosto 2004: Quattro atleti rappresenteranno la Palestina ai Giochi che inizieranno il prossimo 13 agosto: tra essi i velocisti degli 800 metri Sana Abu Bekhet, Abdel Salam al-Didji ed il nuotatore Raed Ewisat. Con i colori della Palestina gareggerà, in segno di grande solidarietà, l’atleta greca Sofia Sakorafa, 47 anni, lanciatrice del giavellotto.]
Syriza è una coalizione di gruppi diversi, alcuni di questi difendono l’uscita dall’euro. In una questione tanto cruciale, non dovreste presentarvi tutti uniti?
È molto salutare che in un partito possano coesistere differenti opinioni. Antitetico a questa condizione è il Partito Comunista, che presenta un’unica linea dogmatica e nessuno può discuterla. In Syriza vi sono molto opinioni. Si discute, e quando si decide una linea tutti la rispettano.
Fino a che punto l’euro costituisce una priorità per Syriza?
Noi vogliamo rimanere in Europa e, dal di dentro, cambiarne gli equilibri di potere e le dure politiche neoliberiste, decise ora da un gruppo ristretto di politici. Non possiamo più tollerare che la crescita della Germania e della Francia avvenga a spese della sopravvivenza della Grecia e di altri popoli, come quello spagnolo.
Essere nella zona euro non può significare sacrificare il popolo, che la gente muoia di fame. Ora, la questione non è l’euro. Stiamo lottando per sopravvivere. E se rimanere nell’area euro significa la distruzione della Grecia, allora dovremo andarcene.
Secondo un sondaggio, il 78% dei Greci ritiene che il governo deve fare tutto ciò che serve per mantenere l’euro.
Non capisco come si possa decidere di rimanere nell’euro, se il prezzo è ricevere stipendi da 200 euro al mese. Comunque, Syriza non vuole decidere per conto del popolo. Se la situazione diventerà così difficile, da farci ritenere che la cosa migliore per la Grecia sia quella di uscire dall’euro, chiederemo al popolo di pronunciarsi alle urne.
Comunque, non andiamo ad asserire adesso una cosa e poi, una volta al governo, farne un’altra.
Sofia Sakorafa, in Parlamento
Syriza afferma che l’Unione europea non può permettersi di espellere la Grecia dall’Eurozona, ma però in Europa esiste un’opinione diffusa che pensa che questa sia l’unica soluzione.
Ci hanno detto che se non accettiamo la ricetta della Troika, noi moriremo di fame, che se usciamo dall’euro non avremo futuro. Ci minaccia gente che non ha nessun incarico ufficiale all’interno dell’Unione, come Schäuble, il ministro delle Finanze tedesco. E, ad ogni minaccia è seguito un disastro. Qualcuno deve pur dire alla gente che non esiste alcun meccanismo per espellere un membro dall’Unione europea. Visto che non possono cacciarci, cercano che sia nostra la decisione dell’uscita!
Perché vi rifiutate di rinegoziare l’accordo con la Troika, come ora viene suggerito dal Pasok e da Nea Dimokratia?
L’accordo non si può migliorare. Che c’è da migliorare quando la distruzione è pressoché totale? Non ci sono soldi per pagare le pensioni, sono stati persi i diritti del lavoro conseguiti durante secoli dai popoli d’Europa …L’accordo contraddice i principi fondamentali dell’Unione europea, che parlano di protezione dei diritti, di copertura sociale, di protezione dell’infanzia…
Avete intenzione di rigettare gli accordi firmati?
Noi non affermiamo che, prima, tutto era meglio. Anche noi vogliamo riforme, che il paese sia più competitivo, che lo Stato sia più funzionale, che ci sia meritocrazia. Però il Memorandum ha distrutto lo Stato. Ora, non funziona nulla. Gli ospedali vivono nel caos, non esistono più funzionari per raccogliere le imposte. Chiediamo solo del tempo per organizzarci, e poi andare avanti.
Voi volete anche smettere di pagare gli interessi!
Chiediamo una verifica internazionale del debito. Hanno detto al popolo greco, che infine è quello che paga, che possiede un debito, però nessuno sa come questo debito si è formato, o chi sta pagando.
Bisogna chiarire che parte del debito è illegale e odiosa. Inoltre, ci dovrebbe essere anche una inchiesta politica: il denaro è stato veramente speso per ciò che è stato dichiarato? Conosciamo, per esempio, che l’impresa tedesca Siemens ha concluso contratti in Grecia pagando commissioni e tangenti per corrompere dei politici. Tutto deve essere sottoposto a verifiche, perché hanno pagato i Greci, quel medesimo popolo che è stato accusato di essere pigro, corrotto, di trascorrere tutto il giorno nelle danze, anche se le statistiche dimostrano che siamo il secondo popolo in Europa per ore lavorate.
Non è che mancate di autocritica? Perché avete tollerato per tanti anni la corruzione?
Non capisco perché noi Greci dobbiamo essere castigati per la corruzione dei nostri politici e di alcuni funzionari, quando l’Europa non ha punito il popolo tedesco dopo una guerra che ha ammazzato milioni di persone e distrutto il continente. L’Europa ha fatto bene, perché non era colpa del popolo tedesco, ma dei loro politici. A meno che la Grecia non sia l’unico paese dove esiste la corruzione…
Quali altre condizioni pone Syriza alla Troika, oltre alla verifica sul debito?
Ci sono cinque punti.
Primo, l’abolizione del Memorandum, di tutte le misure di austerità e delle riforme sul lavoro che stanno distruggendo il paese.
Secondo, la nazionalizzazione delle banche: a partire dal momento in cui ricevono aiuti pubblici, lo Stato deve potere avere una voce all’interno del Consiglio di amministrazione delle banche, almeno fino a quando queste non restituiranno il denaro dovuto.
Terzo, il mutamento della legge elettorale.
Quarto, l’abolizione dell’immunità per i ministri.
E quinto, l’audit, la verifica del debito!
E se la Troika rifiutasse? Avete in prospettiva un piano B?
Le risponderò con una storiella. Una donna si rende conto che suo marito passa le notti senza poter dormire. Egli le confida che deve del denaro al vicino ed è molto preoccupato. Allora, lei apre la finestra e grida: “Ehi! Vicino! Dice mio marito che ti deve del denaro. Non te lo possiamo restituire.” Chiude la finestra e dice: “ Ora è il vicino che non può più dormire!”
Questo solo è quello che cerchiamo di ottenere con la revisione del debito. Cerchiamo di dimostrare che gran parte del debito è stato contratto in maniera illegale.
Perfino la Germania riconosce che la sua economia sta beneficiando della situazione greca. Stiamo comprando al 100% del loro valore i buoni di Stato greco che la Banca centrale europea ha acquistato a metà prezzo. La Banca centrale europea non è nata per guadagnare denaro da un paese distrutto. Noi vogliamo che cessi ogni speculazione nei confronti del popolo greco.
Per concessione di la Vanguardia
Fonte: http://www.lavanguardia.com/internacional/20120515/54293524445/sofia-sakorafa-euro-grecia.html
Data dell’articolo originale: 15/05/2012
URL dell’articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=7348
* Giornalista spagnola (Barcellona). Redattrice presso la sezione internazionale del quotidiano La Vanguardia, come inviata speciale si è interessata, fra l’altro, alla crisi islandese (2008), all’elezione di Jacob Zuma nel Sud-Africa, al referendum in Svizzera sulla proibizione dei minareti (2009), o alla crisi greca (2012).
(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
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