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I minatori marciano su Madrid, scontri e arresti

 

Scontri questa mattina a Madrid negli scontri tra lavoratori e reparti mobili della Polizia Nazionale spagnola durante la manifestazione convocata dai sindacati dei minatori in lotta contro i tagli del governo all’estrazione del carbone. Due manifestanti sono stati arrestati e una decina di persone hanno riportato ferite di lieve entità: tra questi quattro agenti di Polizia (tre hanno dovuto far ricorso a cure ospedaliere), tre manifestanti e due giornalisti. Il media locale Madridiario ha denunciato che un suo fotografo è stato colpito da un celerino mentre un cameraman dell’emittente Tv Antena 3 è stato investito da un furgone della Polizia. Il segretario del sindacato dei minatori  dell’UGT in Castiglia-León, José Manuel Álvarez, ha denunciato ai giornalisti che gli arresti sono completamente ingiustificati testimoniando che i poliziotti hanno ammanettato una persona che non aveva fatto nulla.
Gli scontri sono iniziati quando il corteo, partito intorno alle 11.30 dallo stadio Santiago Bernabeu e formato da circa 8000 tra minatori e attivisti di organizzazioni sindacali e di sinistra provenienti dalle regioni minerarie del paese (in Castiglia, Asturie e Aragona) sono giunti nei pressi del Ministero dell’Industria. Quando i poliziotti hanno sbarrato il passo ai manifestanti alcuni di questi hanno cominciato un lancio di bottiglie di plastica e bandiere.

I minatori spagnoli sono in lotta da giorni, hanno già realizzato tre giorni interi di sciopero generale bloccando le miniere e numerose vie di comunicazione, sbarrate con barricate incendiate e blocchi. E ieri di fronte alla chiusura da parte del governo il settore del carbone ha convocato uno sciopero a tempo indeterminato contro i tagli imposti dalla Finanziaria di Rajoy e del suo Partito Popolare. Tagli draconiani e fatali per un settore già in crisi: del 63% agli aiuti statali concessi finora alle imprese; del 39,2% per le infrastrutture nelle miniere; del 76,6 % per la progettazione; del 100% per la sicurezza e del 99,6% per la formazione e le borse di studio. Cifre che decreteranno la chiusura della maggior parte dei pozzi e il licenziamento di migliaia di minatori, con la desertificazione economica di intere zone della penisola dove non esistono altre speranze di lavoro.

Oltre allo sciopero e alla mobilitazione che nei prossimi giorni potrebbe acquisire forme ancora più radicali, continua anche la protesta di otto minatori che lo scorso 21 maggio si sono rinchiusi in uno dei pozzi della miniera di carbone di Santa Cruz de Sil, nel Leòn. Se il governo non tornerà indietro sui tagli, minacciano determinati i lavoratori, “usciremo dai pozzi con i piedi davanti”.

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