Non si erano ancora spente le polemiche e le denunce per la brutale violenza della Policia Nacional contro minatori e loro sostenitori – alle 13 la manifestazione era stata attaccata violentemente davanti al Ministero dell’Industria – che ieri sera il centro della capitale spagnola è stata di nuovo teatro di cariche e di una vera e propria caccia all’uomo nella zona di Puerta del Sol. Gli agenti in tenuta antisommossa avevano ricevuto l’ordine di impedire a qualsiasi costo che nella centralissima piazza di Madrid prendesse il via una nuova protesta permanente contro le politiche lacrime e sangue del governo, così come era già avvenuto in passato.
Sindacati, movimenti, gruppi politici della sinistra avevano infatti convocato presidi e manifestazioni in centro per denunciare i tagli e le nuove tasse annunciate da Mariano Rajoy proprio ieri mattina, e per esprimere solidarietà alla lotta dei minatori che nelle ore precedenti avevano letteralmente conquistato le strade ma anche i cuori di Madrid. Probabilmente i timori dei dirigenti dell’ordine pubblico era che spezzoni del movimento degli ‘indignados’ e i lavoratori della scuola in mobilitazione contro i tagli – già presenti massicciamente alla manifestazione di ieri mattina e al ricevimento dei minatori la sera precedente – volessero occupare Puerta del Sol e dar vita ad una ‘acampada’ permanente che l’esecutivo vuole assolutamente evitare e che sarebbe assai difficile sloggiare.
Un corteo è partito intorno alle 20.00 dalla stazione di Atocha, senza grandi tensioni. Ma quando lavoratori, giovani e minatori cominciano a riempire Puerta del Sol i reparti mobili in tenuta antisommossa hanno cominciato a caricare per disperdere la gente. Alcuni manifestanti hanno reagito lanciando oggetti contro i poliziotti che a loro volta si sono scatenati cominciando a sparare proiettili di gomma all’impazzata. In alcuni casi gli scontri si sono fatti molto duri e i manifestanti hanno lanciato bottiglie molotov contro i cordoni di Polizia.
Ma i media iberici raccontano oggi soprattutto di aggressioni violente, a freddo, di caroselli in mezzo alla folla, di inseguimenti per centinaia di metri di chi cercava di sfuggire ai pestaggi, fin dentro i vicini quartieri di Lavapies e di Tirso da Molina. Per inseguire i manifestanti gli agenti sono addirittura entrati nei bar e nei negozi del centro, coinvolgendo spesso nelle cariche passanti o avventori ignari ed estranei alle proteste. Oggi il quotidiano socialista spagnolo El Pais riporta alcune testimonianze sulla violenza indiscriminata delle forze dell’ordine. Ad esempio quella di Pedro Moraelde, regista di un’opera teatrale in scena nel Teatro Arlequín che racconta: “Sono uscito dal teatro e ho visto come la polizia picchiava persone indifese“.
Da parte sua una giovane turista statunitense, Dorothy Van Dyne, denuncia che i poliziotti “stavano picchiando un signore in sedia a rotelle” e che “la gente cercava di proteggerlo”. Per giustificare il comportamento dei propri uomini, i dirigenti del Ministero degli Interni hanno utilizzato la tesi di “elementi antisistema infiltrati tra i manifestanti” ma certo le numerose denunce dei testimoni smontano una tesi già debole e rituale.
In tarda serata il centro di Madrid era illuminato da numerosi roghi accesi dai manifestanti per ritardare l’azione della Polizia mentre da numerosi punti si alzavano dense nuvole di fumo nero. Nel corso della serata le forze di sicurezza hanno arrestato altre 9 persone – per lo più giovani attivisti dei gruppi più radicali – che si sono aggiunti agli otto tra minatori (uno proveniente dal Leon e l’altro dalle Asturie) ed altri lavoratori detenuti durante le cariche contro il corteo dei minatori. Anche a Barcellona alcune centinaia di persone hanno manifestato in solidarietà con i minatori in Plaça Catalunya ma in questo caso non si sono registrati scontri. A Siviglia un centinaio di persone ha manifestato nei pressi della sede del Partito Popolare mentre a Granada in duecento hanno protestato davanti alla Prefettura. Una risposta indubbiamente assai debole di fronte a quanto accaduto nell’arco delle 12 ore precedenti.
D’altronde, ad un giorno dalla presentazione in Parlamento da parte di Mariano Rajoy della manovra di tagli e nuove tasse più pesante dalla fine del franchismo ad oggi i sindacati spagnoli maggioritari Ugt e Ccoo – che pure hanno sostenuto la lotta dei minatori – hanno annunciato per ora solo una manifestazione nazionale per il prossimo 19 luglio, mentre gli scioperi sarebbero rinviati a settembre. Già fissato per il 17 di settembre l’inizio di uno sciopero a tempo determinato degli insegnanti della Comunità di Madrid.
Da parte loro i minatori non hanno nessuna intenzione di smobilitare. Ieri ha fatto scalpore la dichiarazione di un lavoratore che di fronte alla telecamere ha affermato: “finisce la marcia, comincia la guerra”. I sette minatori rinchiusi da 52 giorni nel pozzo di Santa Cruz del Sil, in León, hanno concluso la loro estrema protesta dando ascolto alle raccomandazioni dei medici. Ma il testimone è passato immediatamente ad altri 5 lavoratori del pozzo di Bierzo che hanno a loro volta cominciato un ‘encierro’ a tempo indeterminato. I lavoratori risaliti in superficie dopo quasi due mesi si sono detti tristi e amareggiati per una situazione che sembra non essere affatto migliorata per gli 8 mila minatori spagnoli e per altre migliaia di lavoratori dell’indotto. Ma hanno anche affermato che da ora in poi adotteranno altre forme di lotta e che non si arrenderanno.
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