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Madrid: terza notte di proteste e scontri. Anche Polizia e militari contro Rajoy

Terza giornata di manifestazioni nel centro di Madrid dei dipendenti pubblici e di altri settori in lotta, dai cosiddetti ‘indignados’ agli insegnanti mobilitati in difesa dell’istruzione pubblica. Ieri sera alcune centinaia di lavoratori dell’amministrazione dello Stato si sono concentrati in Plaza de Neptuno ed hanno bloccato il traffico su Paseo del Prado, una delle principali arterie della capitale. Dopo l’intervento della Polizia i manifestanti – alcuni dei quali sono stati identificati dagli agenti – hanno deciso di interrompere la protesta ma solo dopo due ore dal suo inizio. Le proteste contro i tagli di Rajoy al settore pubblico – in particolare contro i licenziamenti e la soppressione della tredicesima – erano iniziate nel tardo pomeriggio nelle vicinanze della sede del Congresso dei Deputati, blindato dalla Polizia che aveva completamente circondato il Parlamento con barriere e transenne. Essendo impossibile manifestare sotto il Congresso i manifestanti hanno deciso di spostarsi in corteo verso l’altro punto del centro di Madrid. Nel frattempo altri duemila attivisti, alcuni dei quali appartenenti ai corpi di Polizia e dei Vigili del Fuoco, hanno tentato di circondare la sede del Partito Popolare in calle Genova, anche questa fortemente presidiata dagli agenti in tenuta antisommossa che per impedire l’assedio hanno caricato i dipendenti pubblici – inclusi i loro colleghi – ed hanno sparato alcune pallottole di gomma. Anche in questo caso i manifestanti hanno deciso di spostarsi in corteo verso Cibeles per unirsi all’altro spezzone che intanto aveva raggiunto calle Alcalà. Le manifestazioni sono continuate fino a tarda notte con la partecipazione di parecchie migliaia di persone – dipendenti pubblici soprattutto, insegnanti, pompieri, medici, studenti, precari – al grido di ‘Mani in alto, questa è una rapina’ e ‘Meno crocefisso, più lavoro fisso’. “Siamo presi in giro da chi ci paga di meno e aumenta le tasse” hanno denunciato i lavoratori che si oppongono alla mega manovra da 65 miliardi di euro di tagli e nuove tasse approntata dal governo di destra per ricevere dall’Unione Europea i cosiddetti aiuti – per un valore di 30 miliardi – da destinare alla ricapitalizzazione delle banche iberiche in crisi. Poco dopo le 2 di notte un manifestante è stato arrestato con l’accusa di disobbedienza e resistenza a pubblico ufficiale.

E ieri per la prima volta anche alcuni settori delle forze armate si sono pronunciati contro le politiche del governo del Partito Popolare, di fatto commissariato dalla troika come già avvenuto in Grecia, Portogallo, Irlanda e Italia. “La nostra capacità di sopportazione ha un limite” ha tuonato ieri in un comunicato l’Associazione Unificata dei Militari Spagnoli (AUME). I soldati affermano di essere stati “pazienti, tolleranti, solidali’ ma che con gli ultimi tagli il governo ha cambiato le regole del gioco. Il sindacato delle forze armate con toni aspri ha quindi annunciato il suo sostegno alle iniziative che i cittadini intraprenderanno per la difesa di diritti che non è accettabile perdere. Un’altra associazione, ‘Militari per la democrazia’, ha chiesto al Ministero della Difesa che non si taglino i salari dei soldati impegnati in zone di conflitto – le cosiddette ‘missioni di pace’ – o quelli impiegati nelle operazioni della Nato, affermando che è possibile tagliare alcune spese semplicemente riducendo o cancellando del tutto parate e celebrazioni ufficiali.

Per il prossimo 19 luglio i sindacati ufficiali spagnoli – Ccoo e Ugt – hanno indetto una giornata di mobilitazione in tutto lo stato, ma non lo sciopero generale che movimenti sociali e minatori continuano inutilmente a chiedere alle due centrali. Ieri sera le bandiere delle due sigle non si sono viste in piazza, e non mancano tra chi si mobilita forti critiche all’immobilismo se non alla complicità delle direzioni dei sindacati concertativi nei confronti delle manovre lacrime e sangue del governo Rajoy. 

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