Clinton in Egitto per varare un Paese normale
Hillary li ha ascoltati entrambi: il Presidente Mursi e il tutor Tantawi. In un fine settimana rapido, forse risolutivo attorno a questioni cogenti come rilancio dell’economia e finanziamenti, col presupposto di convincere i due uomini-contro a non riattizzare la piazza e conservare la calma. La forzatura, pur pilotata, della scorsa settimana da parte del neo Capo dello Stato con la seduta della disciolta Assemblea nazionale deve aver impensierito la Casa Bianca che ha inviato il prima possibile il Segretario di Stato a chiarire talune questioni per evitare complicazioni. Se ormai la parola d’ordine è normalizzazione una parte del Paese deve digerire il leader islamico nella carica più rappresentativa. Un atto che Washington fa suo per realismo politico prima che per rispetto della volontà popolare. Stavolta il messaggio statunitense è stato ancora più esplicito: i finanziamenti arriveranno ma i militari tornino a occuparsi esclusivamente della difesa e della sicurezza del Paese. Musica per le orecchie dei Fratelli Musulmani che gongolano al pensiero d’un rientro in caserma per il Feldmaresciallo e colleghi. I quali a breve potrebbero pure accettare di fare il passo in virtù delle norme autoprodotte che dal mese scorso subordinano l’incarico presidenziale a vincoli e controlli del Consiglio Supremo delle Forze Armate. In caserma sì, ma con piedi e mani nei posti di comando.
Ora però sembra che la famigerata struttura di garanzia della nazione venga tenuta d’occhio dalla diplomazia che conta e nelle cordiali chiacchierate che la Clinton ha intrecciato coi due volti dell’attuale potere egiziano il riferimento alla necessità di una collaborazione aperta fa il paio con l’elargizione di valuta sonante. Accanto agli oltre tre miliardi di dollari (1.3 solo per l’apparato militare), in questi giorni si è discusso anche di altre somme che potranno finanziare la piccola imprenditoria e le attività commerciali: 250 milioni di dollari sotto forma di prestiti garantiti di un fondo d’investimento egiziano-statunitense. Il progetto viene presentato come una mano tesa ai giovani imprenditori ma chi vuol pensar male vede anche il rovescio della medaglia: l’orientamento delle neo imprese verso attività pensate altrove e “suggerite” in loco. Proprio l’Egitto più nazionalista e vicino ai generali ha manifestato davanti all’hotel dov’era alloggiata la Clinton gridando slogan contro l’ennesima ingerenza americana. Per i mubarakiani, ancora in lutto per la salita del detestato Fratello Mursi alla presidenza della repubblica, la delusione è doppia visto che gli Stati Uniti hanno sdoganato questa componente a lungo emarginata. Insomma appare chiaro che gli uni hanno bisogno dell’altra e viceversa. Naturalmente la Confraternita, pur tuttora assai composita, ha da tempo abbandonato le posizioni oltranziste anche gli ultimi strascichi degli anni Novanta sebbene la dirigenza, diventata classe di governo, deve tenere alta l’attenzione sul magma interno alla nazione e al partito.
La questione sociale è il nervo scoperto della realtà egiziana e di altro Maghreb che ha rinnovato la leadership nazionale ma conserva ampie fasce di povertà, carenza di lavoro per scarsità di investimenti e flussi in settori pur consolidati da decenni come quello turistico. In questi giorni l’area del Delta del Nilo, già teatro di ampie proteste nel biennio 2008-09, è nuovamente in subbuglio per questioni di salario. Alcune aziende manifatturire, fra queste la tessile “Spinning and Weaving” che occupa a Mahalla 23.000 addetti, sta vivendo giornate di scioperi e manifestazioni. I sindacati chiedono aumenti salariali e hanno dato vita a un gigantesco sit-in con oltre settemila persone che, oltre a incrociare le braccia, occupano sedute in terra il centro cittadino. Taluni operai intervistati dalle reti televisive si sono rivolti direttamente a Mursi “Il Presidente si ricordi di chi l’ha votato”. E qui il cerchio si chiude, perché per accontentare tali richieste e altre che potranno aggiungersi, il Presidente e il governo tuttora in via di formazione, dovranno disporre di quei fondi esteri di cui si parlava all’inizio. Volendo essere il Presidente di tutti gli egiziani e di tutti i ceti sociali nei giorni scorsi Mursi ha incontrato a Heliopolis i rappresentanti delle Camere di Commercio e di uomini e donne d’affari impegnati nei servizi. Anche lì diverse idee ma fondi tutti da trovare.
Enrico Campofreda, 16 luglio 2012
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