Esattamente un mese dopo il “massacro di Curuguaty”, episodio sfociato nella destituzione del presidente Fernando Lugo, in Paraguay permangono i dubbi e gli interrogativi sulla sparatoria tra poliziotti e contadini ‘senza terra’ che si è conclusa con ben 17 morti, 11 ‘campesinos’ e 6 agenti. Ieri di fronte al Panteón de los Héroes di Asunción i movimenti studenteschi hanno realizzato un omaggio ai contadini morti nello scontro a fuoco mentre tentavano di difendere la loro occupazione della tenuta agricola Morombi, circa 2000 ettari, di proprietà dell’ex senatore del Partido Colorado e membro dell’oligarchia Blas N. Riquelme.
“Il governo di Federico Franco non ha la minima intenzione di fare chiarezza sulla strage” ha denunciato Concepción Oviedo, dell’organizzazione ‘Crear’, tra i promotori dell’iniziativa. Secondo l’analista Alfredo Boccia il nuovo “esecutivo non ha interesse a svelare l’accaduto” mentre il leader nazionale del movimento dei Carperos (senza terra) José Rodríguez crede che “si procede verso il nulla”.
Secondo Lugo, che ha pagato personalmente con un processo di impeachment che lo ha condannato per “negligenza”, la strage di Curuguaty è il risultato di “una cospirazione per destabilizzare il governo”; una tesi sostenuta anche da Rodríguez che ha più riprese ha parlato della presenza di “cecchini” che hanno agito per scatenare lo scontro a fuoco “e utilizzare l’episodio per attaccare Lugo sul piano politico”.
Il responsabile dell’inchiesta avviata dal governo golpista, Jalil Amir Rachid, ha naturalmente escluso la presenza di cecchini e respinge la tesi del complotto. Ma per Boccia “i 17 morti non sono stati casuali ma non c’è il minimo indizio che si sia trattato di un complotto della destra o di uno scontro armato con la sinistra. Se diciamo che Curuguaty è stato pianificato – ha aggiunto l’analista, citato dalla stampa paraguayana – siamo di fronte a un’ipotesi mostruosa che merita di essere investigata”.
Intanto, guidata dallo spagnolo Luis Yáñez-Barnuevo, una delegazione di eurodeputati ha cominciato ad Asunción una “missione informativa” per raccogliere elementi sulla crisi politica innescata, il 22 giugno, dalla destituzione del presidente Fernando Lugo, che ha portato all’isolamento del Paraguay da parte degli altri paesi dell’America Latina. Il primo incontro è stato con l’ex vice di Lugo Federico Franco, che ora ha preso il potere, e con il suo ministro degli Esteri, José Félix Fernández Estigarribia. Secondo Estigarribia gli europarlamentari non hanno citato la possibilità che l’Unione Europea possa sospendere la cooperazione con il Paraguay così come chiesto dai sostenitori di Lugo.
Dopo la prudenza dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) che per ora ha evitato di imporre sanzioni al Paraguay, anche Bruxelles sembra affatto infastidita da quello che molti considerano un “golpe bianco”. Anzi Franco spera di trovare un appoggio nella Unione Europea per opporsi al blocco dei paesi latinoamericani che in larga parte non riconoscono il suo esecutivo; il Paraguay è stato infatti subito sospeso dal Mercosur, il mercato comune sudamericano, e dall’Unasur, l’unione delle nazioni sudamericane.
La delegazione dei rappresentanti politici dell’UE si è riunita anche con Lugo e i suoi collaboratori presso la sede di “Paraguay resiste”, rete che appoggia il presidente destituito, e nelle prossime ore ha in programma incontri con i rappresentanti delle parti sociali e della Chiesa Cattolica.
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