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La crisi rompe la Spagna?

Il Parlamento catalano ha approvato ieri sera la proposta di un nuovo accordo fiscale con il governo di Madrid, che prevede la creazione di una Agenzia tributaria indipendente da quella centrale. Il voto arriva all’indomani dell’annuncio della possibile richiesta di salvataggio finanziario allo Stato. L’obiettivo della proposta, avanzata dal partito di governo di Convergencia i Union (CiU, centrodestra regionalista) è un modello di finanziamento proprio più autonomo di quello in vigore nelle altre comunità autonome a statuto ordinario ma con meno prerogative rispetto a quello proprio dei Paesi Baschi e della Navarra. In base al testo approvato l’Agenzia Tributaria Catalana avrà “piena capacità” nella gestione finanziaria. Le risorse dirette alla solidarietà interterritoriale “dovranno destinarsi ai servizi di base dello stato di benessere”; saranno stabilite “in maniera bilaterale” fra la Catalogna e lo Stato e sottoposte a una revisione ogni cinque anni.

L’iniziativa, presentata dal presidente regionale Artur Mas, ha ottenuto la convergenza di tutti i partiti nazionalisti e regionalisti: hanno dato il loro assenso, oltre ai deputati di CiU, quelli della coalizione di sinistra Icv-Euia, i repubblicani indipendentisti di sinistra di Erc, il deputato indipendentista Joan Laporta e il socialista Ernest Maragall. Invece il resto dei deputati del Partito Socialista Catalano si sono astenuti e la destra nazionalista spagnola (Partido Popular) e i partiti liberali Solidaridad y Igualdad (Si) e Ciudatans (C’s) hanno votato contro. Ora il governo catalano dovrà negoziare con l’esecutivo centrale presieduto da Mariano Rajoy l’esecuzione dell’accordo fiscale, che in ogni caso non potrebbe entrare in vigore prima del 2014, quando scadrà l’attuale sistema di finanziamento dell’autonomia. Comunque è prevedibile che sull’autonomizzazione del sistema fiscale catalano si apra uno scontro aspro con il governo centrale, abbandonato proprio nei giorni scorsi dai deputati alle Cortes di Convergencia i Union che hanno deciso di votare contro il pacchetto lacrime e sangue imposto da Rajoy, a base di tagli e nuove tasse per un valore di circa 65 miliardi di euro.

Come era prevedibile le forti pressioni esercitate dal PP e dagli ambienti economici iperliberisti per sospendere o comunque ridurre le autonomie regionali e nazionali concesse in particolare a catalani, baschi e galiziani stanno provocando una forte reazione. Il voto del parlamento catalano potrebbe essere la scintilla in grado di accendere una vera e propria offensiva contro lo stato centrale e unire in alleanze inedite le forze indipendentiste di sinistra con i partiti regionalisti espressione delle borghesie regionali. Alcuni partiti baschi, ad esempio, hanno già dichiarato che non applicheranno all’interno delle tre province basco-spagnole (la Navarra ha un’amministrazione separata) alcune delle norme contenute nella finanziaria votata dal PP a Madrid. In particolare le forze di centrosinistra e sinistra basche tenteranno di boicottare l’aumento dell’IVA e la diminuzione dei sussidi per i disoccupati per quanto di loro competenza.

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