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Da Napoli avanza l’alternativa alla gabbia dell’Unione Europea

Alcuni paesi europei abbandonano l’Unione Europea e la zona euro, si dotano di una moneta di scambio tra loro, disdettano l’adesione alla Nato sottraendosi ad alleanze militari aggressive, cominciano a cooperare economicamente su basi complementari e avanzano lo stesso modello di relazioni con i paesi del Mediterraneo Sud. Uno scenario idilliaco? Niente affatto. Uno scenario migliore dell’esistente? Sicuramente.

Nel Forum Euromediterraneo svoltosi sabato a Napoli, alcune forze politiche e movimenti sociali di Italia, Grecia, Spagna e Catalogna, hanno discusso se tale scenario possa essere liquidato nel mondo delle utopie (che una loro importanza però continuano ad averla). Oppure se questo ipotesi di lavoro possa avere la credibilità per rimettere in moto una prospettiva di cambiamento del quadro esistente, capace di ridare forza ed aspettative di emancipazione ai lavoratori e ai settori popolari colpiti dalla crisi e dai diktat di Bruxelles, soprattutto negli anelli deboli della catena imperialista europea: i paesi Pigs appunto.

La proposta politica su cui la Rete dei Comunisti ha chiamato a confrontarsi a Napoli compagni provenienti da Spagna e Grecia, in qualche modo torna a porre al centro dell’attenzione l’idea stessa del cambiamento sociale, una idea rimossa dal dibattito nella sinistra di classe e nei movimenti o addirittura dall’accettazione del quadro dell’Unione Europea come destino ineluttabile e immodificabile. Ma, come è stato detto in diversi interventi, il cambiamento ha come presupposto la rottura dell’esistente, dunque di fattori apparentemente inamovibili come i vincoli dell’Unione Europea e della Nato e delle loro derivazioni, inclusa e non esclusa la moneta unica imposta dai Trattati Europei.

“Bisogna decidere se la Storia va in linea retta riproponendo oggi a livello sovrannazionale i processi che hanno portato nel passato alla costituzione degli Stati nazionali, sia rispetto alle forme dello Stato sia rispetto alla composizione di classe di questa nuova dimensione. Oppure se le radicali modifiche qualitative e quantitative emerse dalle nuove relazioni produttive, economiche e finanziarie mondiali non ci debbano sospingere ad andare più a fondo nella valutazione della situazione e delle sue dinamiche senza autolimitarci nel concepire scenari e prospettive diversi da quelli su cui in qualche modo siamo stati abituati a riferirci nel corso del conflitto di classe internazionale del ‘900” ha detto nel suo intervento Mauro Casadio “Per quanto ci riguarda, in quanto militanti della Rete dei Comunisti, crediamo che non sia necessariamente utile mantenere i parametri che ci offre l’avversario di classe e pensiamo che non sia sbagliato concepire ipotesi e prospettive che vadano oltre questi parametri che ci sono stati imposti come indiscutibili”.

E’ toccato poi a Luciano Vasapollo presentare la proposta politica dell’Alba Euromediterranea come alternativa alla gabbia della Ue e dell’Eurozona, ricostruendone anche la storia e il dibattito che ha aperto in questi anni e che ha trovato via via interesse crescente, in modo particolare in paesi come Spagna e Grecia, ma anche in quell’America Latina che proprio attraverso la rottura con l’egemonia di Usa, Fmi e dollarizzazione, ha trovato nell’Alba la strada dell’emancipazione collettiva di diversi paesi, anche diversi tra loro. L’accelerazione della contraddizione in Grecia dopo la vittoria di Syriza e di fronte ai diktat della Ue, che rende impraticabile la via negoziale con le istituzioni di Bruxelles e Francoforte, rendono oggi questa proposta più credibile di quando era stata concepita cinque anni fa. Una sottolineatura sulla necessità di affiancare l’uscita dalla Nato a quella dall’Unione Europea, ma anche sul crescendo della politica militare ed internazionale aggressiva della stessa Ue, ad esempio in Africa (resa più evidente dalla pianificazione europea dell’intervento che si sta preparando nuovamente contro la Libia) è venuta dall’intervento di Sergio Cararo.

Non ci sono tentennamenti sulla rottura con l’euro, soprattutto nei movimenti spagnoli e catalani che hanno partecipato al forum. Ma anche in Grecia, la realtà che sta rendendo questa discussione meno accademica e più coerente con lo scontro politico e sociale, emergono posizioni convergenti sulla rottura con l’euro e l’Unione Europea.

E’ interessante, ad esempio, quanto sostiene Dimitris Belantis, membro del Comitato Centrale di Syriza (e della componente di sinistra) nel suo intervento inviato per l’occasione: “Lo scenario politico di Syriza è caratterizzato da una dicotomia essenziale tra chi sostiene e chi si oppone all’ uscita dall’Eurozona, per così dire tra gli amici e i nemici dell’euro. L’opposizione di sinistra in Syriza, la “piattaforma di sinistra” come viene chiamata, sostanzialmente è per l’uscita della Grecia dall’Euro, come passaggio necessario, conseguente al rifiuto di pagare i debiti alla troika, ma anche conseguente all’aver dichiarato “nullo e non valido” il debito che pende sulla Grecia” scrive Belantis “Allo stesso tempo, la maggior parte del partito ha criticato la Piattaforma di Sinistra sulla base che questa linea avrebbe portato alla crescita inevitabile del nazionalismo, a una forte svalutazione del lavoro dopo il ritorno alla moneta nazionale, e alla crescita dell’inflazione”. Interessante anche un altro passaggio del suo intervento, quando spiega che “La crescita elettorale di Syriza è stata esponenziale, passando dal 4 al 36% tra il 2010 e 2015 ed è diventata la forza dominante a sinistra facendo appello all’unità della sinistra per un governo progressista, che abolisse gli accordi di memorandum e rafforzasse la legge.  Questo lavoro ha prodotto i suoi frutti, perché ha dato la possibilità di rompere un sistema politico bloccato e ha mobilitato parti intere della società contro il governo di centro destra, interrompendo l attitudine passiva del popolo, portando un aspettativa di cambiamento. Questa sperimentazione ha pero costretto Syriza verso forme e strategie piu moderate e riformiste per adeguarsi al fatto che la società non è matura abbastanza per una rottura totale con l EU e con i creditori”.

Ma anche l’intervento di Leonidas Vatikiotis,  della coalizione di sinistra greca Antarsya, converge su questo terreno affermando che: “Luscita dall eurozona e dalla Ue non corrisponde allisolamento nazionale o al ritorno ai vecchi conflitti nazionali, come ci accusa parte della sinistra pro Unione Europea che ha confuso linternazionalismo del movimento dei lavoratori e della sinistra con l internazionalizzazione del capitale stesso nell UE.  Il giorno dopo luscita dall’Unione Europea imperialista potra essere avviate combinazioni con le forme piu varie di integrazione periferica, che uniscano paesi diversi con simili livelli di produttività economica e politica.

E’ emerso con evidenza come questo piano di discussione sulle soluzioni alternative alla gabbia dell’Unione Europea e dell’euro si stia sviluppando ancora con livelli diversi. L’ampia presenza di realtà politiche e sociali dallo Stato spagnolo vede convergere alcune di queste forze sulla rottura con l’euro (Socialismo XXI, Frente Civico-Somos Mayoria soprattutto, rappresentati da Pedro Montes e Ramon Franquesa), mentre altre realtà politiche come Endavant (aderente alla Cup) della Catalogna (Joan Sebastià Colomer) ritengono decisiva anche la rottura con l’Unione Europea ritenuta un apparato imperialista oltre che una gabbia per i popoli e una istituzione antidemocratica e autoritaria. Importante la presenza e l’intervento di Alvaro Aguilera, giovane dirigente del Partito Comunista Spagnolo della regione di Madrid che sta lavorando affinchè questo tipo di posizioni si impongano anche dentro un partito decisivo ad esempio per Izquierda Unida. Più attenti ad una visione unitaria e complessiva l’economista Joaquin Arriola e lo storico marxista Joan Tafalla. Il primo, insieme a Luciano Vasapollo e Rita Martufi, è l’autore del libro che ha avviato la proposta politica sulla necessità di una area alternativa euromediterranea, il secondo, attento studioso di Gramsci, ha colto il carattere contraddittorio ma emancipatore di una proposta come quella sul tappeto. Infine un messaggio con la conferma di grande interesse per la discussione del Forum è arrivato da Miguel Viegas, deputato europeo del Partito Comunista Portoghese.

Importanti gli interventi di Giorgio Cremaschi e dell’economista Ernesto Screpanti di Ross@, che si sono dialettizzati positivamente con la discussione e le proposte in campo, con maggiore attenzione alle connessioni con i problemi del lavoro e dei lavoratori il primo, con il processo di strutturazione e funzionamento economico dell’Unione Europea il secondo. Ma anche in questo caso l’idea che la rottura con Unione Europea ed Eurozona sia il presupposto per ridare prospettiva al cambiamento non è più un tabù.
Significativo, in tal senso, il messaggio inviato al Forum di Napoli dal parlamentare del M5S Alessandro Di Battista, nel quale si afferma di guardare con interesse alla proposta di un’Alba Euromediterranea. Due mesi fa proprio il M5S ha organizzato su questo tema un convegno alla Camera dei Deputati al quale parteciparono Luciano Vasapollo e Joaquin Arriola.

Nella mattinata di domenica c’è stata poi una riunione congiunta dei compagni della Rete dei Comunisti con i compagni greci e spagnoli presenti al forum. Al vaglio la proposta di un appello comune da gestire nei tre paesi e un portale web multilingue per facilitare il confronto e il coordinamento.

Nei prossimi giorni pubblicheremo alcuni degli interventi al Forum Euromediterraneo di Napoli, mentre i contributi integrali verranno pubblicati come sempre su Contropiano rivista, che proprio a Napoli ha messo in circolazione il numero con gli interventi e il dvd del forum della Rete dei Comunisti a Bologna sull’imperialismo tenutosi lo scorso marzo. Insomma per chi intenda misurarsi con i problemi strategici di una ipotesi di classe per il cambiamento politico nel nostro paese il materiale e le idee a disposizione cominciano ad essere congrue.

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