Avevamo scritto pochi giorni fa dell’assurda vicenda che aveva avuto per protagonista – suo malgrado – Almudena Montero. Scrittrice, sceneggiatrice e giornalista, è stata chiamata a dichiarare presso l’Audiencia Nacional di Madrid accusata di aver pubblicato sul suo account twitter alcune frasi ritenute “pericolose” in quanto, secondo il tribunale speciale, incitavano alla violenza. Tra queste, alcune citazioni tratte dalle opere di Antonio Gramsci.
Una vicenda così assurda che, mentre la denuncia rimbalzava a ritmi forsennati sui social notwork e su alcuni siti web di controinformazione, i media ufficiali hanno prudentemente aspettato il giorno seguente per riportare, tra mille virgolette, la notizia.
Al di là di alcuni ulteriori tweet dal suo account – almu_en_lucha – che raccontavano per sommi capi della denuncia da parte della polizia postale e del suo interrogatorio a Madrid, la vittima dell’incredibile caso di repressione aveva in effetti fornito scarsissime informazioni. Più tardi ha spiegato di non potersi sbottonare più di tanto, su consiglio del suo legale difensore.
Anche alcune fonti della stessa Audiencia Nacional – tribunale speciale antierrorismo istituito nel 1977, in pieno regime franchista, con un semplice cambio di nome rispetto al precedente Tribunale per l’Ordine Pubblico (nella foto) – affermano che i particolari dell’inchiesta sono segreti e quindi non possono essere divulgati.
Intanto però a favore di Almudena Montero si è scatenata una vasta campagna di solidarietà da parte del cosiddetto “popolo della rete” che denuncia, per ora solo sui social network, la inaccettabile persecuzione nei confronti della scrittrice e attivista del movimento dei cosiddetti ‘indignados’. Non è proprio una sconosciuta la vittima delle attenzioni inquisitorie della magistratura di Madrid, nota dal 2006 quando pubblicò un libro – “Mi vida perra. Diario de una treintañera cualquiera” – che raccoglieva alcuni dei suoi articoli e dei suoi racconti diffusi fino a quel momento nella cosiddetta blogosfera. E poi protagonista insieme ad artisti e intellettuali di numerose proteste contro i tagli imposti dai vari governi di Socialisti e Popolari.
E, come se non bastasse, nelle ultime ore si è saputo che almeno un’altra ‘tuitera’ è finita nel mirino dell’Audiencia Nacional. Si tratta di una attivista della rete che si firma ‘Loba Roja’ (Lupa Rossa), anche lei denunciata per incitamento alla violenza e addirittura per incitamento al terrorismo, e interrogata dai giudici del tribunale speciale. Nel suo caso per aver citato, sempre su Twitter, alcune frasi del poeta antifascista latinoamericano Mario Benedetti. Oltre che alcuni riferimenti ai Grapo, gruppo armato dell’estrema sinistra spagnola nato durante la dittatura franchista e sopravvissuto fra alterne vicende fino a pochi anni fa. @albacorazonnegro, come si firma l’attivista di Jaèn (Andalusia), ha denunciato di essere stata interrogata lo scorso 19 dicembre, e che ora è in attesa di sapere cosa decideranno i giudici. Tra i suoi tweet incriminati una citazione di Mario Benedetti: “Ci sono tre tipi di persone: quella che uccide lavorando, quelli che dovrebbero lavorare e quelli che dovrebbero ammazzarsi”. E altri post – spiega la donna, che si definisce comunista, atea, repubblicana e antifascista – che esprimevano solidarietà a uno dei prigionieri politici del Grapo tuttora in prigione.
Chissà se nei prossimi giorni verranno fuori altri casi di persecuzione giudiziaria nei confronti di frequentatori della rete. Un risvolto positivo questa vicenda potrebbe però averlo: stimolare un po’ di gente, e soprattutto un po’ di giovani, a leggere i contributi di Antonio Gramsci e Mario Benedetti.
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