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Israele si prepara alla guerra contro l’Iran


In Israele migliaia di sms sono stati inviati, la seconda settimana di agosto, ai cittadini israeliani in ebraico, arabo, russo e inglese. Un test per attivare un sistema di messaggi che, in caso di confronto militare, avverta in tempo reale i residenti invitandoli a mettersi in salvo delle aree a rischio di attacchi missilistici in arrivo.
Formalmente, il premier israeliano Netanyahu ha dichiarato di non aver ancora deciso se colpire o meno i siti nucleari di Teheran, ma Netanyhu ha anche dichiarato che, quando dovrà affrontare la minaccia iraniana, «Israele si troverà da solo, non potrà contare su nessun altro». Circolano poi abbondantemente non meglio precisate «nuove notizie di intelligence» sui progressi dell’Iran, sia nell’assemblaggio di un missile Shahab-3 con una gittata in grado di colpire Israele (1.500 km), sia nella velocità con cui le centrali nucleari iraniane sarebbero ormai in grado di arricchire uranio.
Gli ingegneri di Teheran, secondo rapporti riservati, avrebbero «attivato quasi 10 mila centrifughe, alcune delle quali», di nuova generazione, «molto sofisticate»: uno stadio che, secondo le autorità israeliane, nell’ultimo anno avrebbe portato l’Iran sulla «soglia» del confezionamento di una bomba nucleare. Per molti osservatori è ormai evidente la connessione tra l’escalation contro la Siria e quella contro l’Iran. Stati Uniti, Arabia Saudita e petromonarchie del Golfo, puntano a ridisegnare gli equilibri in Medio Oriente, instaurando un’egemonia sunnita a scapito di Teheran. Se questo verrà messo progressivamente all’angolo, in autunno Israele non potrà che approfittarne, per sferrare l’attacco da sempre rimandato. E’ evidente anche nel gruppo dirigente israeliano che un attacco all’Iran avrebbe effetti a catena in tutta la regione. “Il Libano e la Striscia di Gaza rappresenteranno una grave minaccia per Israele in un’eventuale guerra con l’Iran” ha dichiarato in un’intervista ad una radio israeliana l’ex direttore del Mossad Dani Yatom. Secondo lui il pericolo viene dalle migliaia di missili che il movimento sciita Hezbollah e il movimento palestinese Hamas hanno immagazzinato in Libano e nella Striscia di Gaza. Pertanto ad Israele “risulterà necessario bombardare il Libano e la Striscia di Gaza per proteggersi dagli attacchi missilistici” conclude Yatom.
A chi – anche nel suo Paese – invita Netanyahu alla calma, il premier risponde citando l’attacco militare israeliano al reattore iracheno di Osirak, nel 1981, quando i vertici militari e i servizi del Mossad dissuasero il governo dall’agire ma l’allora primo ministro Begin, alla fine, attaccò egualmente informando gli “alleati Usa” solo un’ora prima dell’attacco.

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