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Usa: se sei nero non ti faccio votare

Evitare che elettori privi di carta d’identità possano partecipare al voto. Obiettivo: le comunità black e latinos. E’ una delle mosse dei Repubblicani per le prossime presidenziali in una campagna sempre più lanciata verso destra

 
* Il Megafono Quotidiano

il presidente che avrebbe impegnato la propria nazione in due guerre tanto sanguinose quanto fallimentari, che avrebbe attaccato in maniera decisiva privacy e diritti costituzionali, e che avrebbe dato un’ulteriore impulso alle politiche neoliberiste, era stato eletto grazie a una delle più grandi truffe elettorali della storia. Forse risulterebbe meno difficile da credere, se si tenesse conto del fatto che le frodi elettorali sono all’ordine del giorno in un paese in cui, quando va bene, vota solo la metà della popolazione. Ed è per questo che gruppi di privati cittadini hanno pensato bene di mettersi insieme e di organizzare delle pattuglie di osservatori, incaricati di sorvegliare che il voto alle elezioni presidenziali del 6 novembre di quest’anno si svolgano nel rispetto delle regole.

È il caso, per esempio, di True the Vote, un gruppo fondato da Catherine Engelbrecht in Texas nel 2009, che l’anno successivo aveva già raggiunto 1000 membri attivi, e che ora sta perseguendo l’obiettivo ambizioso di avere un milione osservatori pronti a svolgere il proprio compito di cittadini modello in giro per il paese alle prossime elezioni presidenziali. Il compito degli osservatori: evitare che elettori privi di carta di identità possano partecipare al voto, e che elettori confusi vengano imbeccati dagli ufficiali elettorali.

Tutto bene, dunque: attivi cittadini si auto-organizzano per difendere un diritto costituzionale e assicurarsi che non ci siano brogli. Verrebbe da pensare che gli attivisti del partito democratico si stiano dando da fare, dopo la brutta esperienza del 2002 in Florida. In realtà le cose non stanno proprio così. True the Vote, infatti, è un’organizzazione legata al Tea Party e che sta collaborando insieme ad altre centinaia di gruppi del Tea Party nati negli ultimi mesi al fine di prevenire il “verificarsi di irregolarità”. Strano: i repubblicani barano alle elezioni e il gruppo più di destra e aggressivo legato al Partito repubblicano si organizza per evitare le frodi elettorali. Le cose diventano subito molto più chiare se si dà un’occhiata ai distretti elettorali presi di mira dal gruppo: si tratta di distretti prevalentemente black e latino. Già alle elezioni del 2010, infatti, il gruppo aveva dispiegato centinaia di osservatori in seggi elettorali in cui gli elettori registrati erano prevalentemente afroamericani e latini. Sempre nel 2010, True the Vote aveva fatto circolare un video propagandistico che mostrava foto di cittadini afroamericani mentre invitavano a commettere brogli elettorali: il video ovviamente era una balla colossale. E non è tutto qui: uno dei rappresentanti più in vista di True the Vote, Ted Poe, è diventato tristemente famoso nel 2007 per aver citato – positivamente – il Grand Wizards del Ku Klux Klan, Nathan Bedford Forrest, in un intervento al parlamento.

La strategia del gruppo è, quindi, chiara: con la scusa di esercitare un diritto di controllo democratico delle operazioni di voto e di evitare che immigrati non aventi diritti al voto possano votare illegalmente, si tratta di collocare gruppi di osservatori bianchi in seggi elettorali neri e latini, a scopo evidentemente intimidatorio. True the Vote è lungi dall’essere un piccolo gruppo di fanatici isolati. Al contrario, la costruzione di precise alleanze con gli amministratori locali è parte integrante della strategia del gruppo, dal momento che gli amministratori locali controllano l’accesso al voto. In questo modo, per esempio, il gruppo è riuscito a farsi dare la lista degli elettori registrati nella Contea di Harris in Texas, lista invece negata al Partito democratico, in occasione delle elezioni del 2010.

Lo spostamento a destra del partito repubblicano procede senza arrestarsi. La nomina a candidato vicepresidente di Paul Ryan, deputato del Wisconsin e sostenitore di una legge antisindacale che ha portato nel 2011 a settimane di mobilitazione e alla famosa occupazione del palazzo del governatore, ha dato un chiaro segnale agli elettori del partito repubblicano. La corsa agli elettori moderati è finita: si tratta piuttosto di polarizzare lo scontro.

Una settimana fa il candidato senatore repubblicano, Tom Smith, era intervenuto a proposito di stupro e diritto all’aborto, improvvisando una distinzione tra “stupro legittimo” e “stupro illegittimo”: secondo Tom Smith, nel primo caso, cioè quando lo stupro è avvenuto veramente, rimanere incinte è una rarità perché in queste circostanze il corpo della donna reagisce creando un ambiente sfavorevole all’attecchimento degli spermatozoi. Apparentemente Tom Smith è un grande esperto di biologia.

Dopo questa, pensavamo di averle sentite tutte in questa campagna elettorale da vetrina degli orrori. Ma, a quanto pare, negli Stati Uniti, “paese dell’uomo libero e casa dell’uomo coraggioso”, all’orrore non c’è mai fine.

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