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Egitto. La questione della terra

Presente alla giornata romana della mobilitazione globale “Cibo, acqua, libri, farmaci, abitazione per tutti” anche il Sindacato Generale dei Lavoratori di agricoltura, irrigazione e pesca dell’Egitto. Un sindacato aderente alla FSM/WFTU che ieri ha manifestato davanti alla fao e in altre capitali. La delegazione era composta da Mohamed Bassauosy, Mohamed Salem, Hoda Abdel Atty, sindacalisti del settore agricolo.

Che ruolo hanno il vostro e altri sindacati nella nuova fase che l’Egitto sta vivendo?

Ci teniamo distanti dalla politica perché il nostro intervento è di carattere economico e normativo. Difendiamo gli interessi dei lavoratori curandone gli aspetti salariali e contrattuali.

Economia e politica vanno però a braccetto, il nuovo governo Qandil e la presidenza Mursi cercano risorse finanziare per rilanciare vari settori. Quali problemi e speranze per il vostro?

Uno dei mali maggiori dell’agricoltura egiziana è la privatizzazione. Attualmente nel ramo agiscono sette grandi aziende che decidono i prodotti da coltivare, i rapporti commerciali e naturalmente la gestione della manodopera. Quest’ultima è indubbiamente sottopagata. Le aziende in questione presiedono anche la bonifica e l’irrigazione dei terreni. Purtroppo dopo la Rivoluzione le cose non sono mutate: le società proseguono l’attività e spadroneggiano. Finora non è previsto nessun piano di nazionalizzazione.

Chi investe i capitali? Le Forze Armate continuano a gestirne appezzamenti?

Da tempo le Forze Armate sono lontane da investimenti nel settore agricolo. Esse conservano antichi appezzamenti coltivati da personale interno, quella produzione non entra sul mercato, ha un suo entourage. I padroni delle società in questione sono magnati egiziani e investitori arabi, soprattutto sauditi.

L’acqua, tanto necessaria all’agricoltura, è tuttora un fattore d’allarme per la gente. Le proteste abbondano: nel luglio scorso a Giza, in questi giorni nel distretto di Daqahliay che minaccia addirittura la secessione. Il Paese sembra vivere emergenze d’altri tempi…

E’ vero, sono problemi che si potrebbero evitare con una gestione più oculata. Una conseguenza dei corto circuiti riguardanti l’erogazione dell’acqua è dovuta a negligenze delle aziende private che gestiscono il servizio. Innegabili le carenze operative e tecniche, come ad esempio la scarsa manutenzione dei macchinari di erogazione e depurazione.

 

 

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