Ultim’ora: La Russia ha ‘rotto il silenzio’ e ha bloccato in Consiglio di sicurezza dell’Onu una bozza di dichiarazione di condanna dell’attacco siriano in territorio turco.
14.30: Il parlamento di Ankara riunito a porte chiuse ha approvato la mozione presentata dal premier Recep Tayyip Erdogan che autorizza operazioni militari turche in Siria per un anno, riferisce la tv privata Ntv.
I bombardamenti dell’artiglieria turca oltre il confine siriano non si fermano. All’alba e’ stato colpito il distretto di Tel Abyad, situato una decina di chilometri all’interno del confine siriano.
13.30: Appaiono intanto gravissime le dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, secondo il quale la richiesta del governo di Ankara al parlamento turco di autorizzare operazioni militari per un anno, è “perfettamente legittima”. “E’ una valutazione che dà il governo di Ankara e credo che sia perfettamente legittimato a chiederla”, ha dichiarato Terzi che da tempo è schierato apertamente con il fronte dei guerrafondai che vorrebbero un attacco della Nato contro la Siria. “Nel consiglio atlantico di questa notte è stato riaffermato il principio della indivisibilità della sicurezza” dei Paesi dell’Alleanza atlantica, ha affermato Terzi. “Per il momento – ha aggiunto – si è rimasti sul piano dell’articolo 4”, vale a dire quello della consultazione e concertazione politica tra i Paesi della Nato. Quanto al principio della “indivisibilità della sicurezza è un principio al quale i membri dell’Alleanza atlantica tengono molto. Per questo – ha concluso – ribadisco la mia solidarietà e quella del governo italiano al governo turco“.
Il premier islamico nazionalista turco Recep Tayyip Erdogan ha sottoposto questa mattina una mozione urgente alla Grande Assemblea di Ankara, riunita a porte chiuse, nella quale chiede l’autorizzazione ad azioni militari in Siria per un anno. La mozione di Erdogan afferma che ”la crisi in corso in Siria mette in pericolo la stabilita’ e la sicurezza nella regione”. Una guerra fra i due paesi, dalle conseguenze imprevedibili per tutto il Medio Oriente, non e’ mai sembrata cosi vicina.
Il governo siriano si è scusato con quello turco per il colpo di mortaio che ieri ha ucciso cinque persone nella cittadina di confine turca di Akcakale. Lo ha detto il vicepremier di Ankara, Besir Atalay. Damasco, ha aggiunto, “ha garantito che l’incidente non si ripeterà”.
Qui di seguito un servizio dell’agenzia Nena News, più sotto altre informazioni:
Piena solidarietà ad Ankara e duro avvertimento a Damasco a fermare gli «atti aggressivi». La Turchia ha ottenuto ciò che voleva dalla riunione d’emergenza della Nato che si è svolta ieri sera dopo il colpo di mortaio sparato dal territorio siriano, in piena guerra civile, e caduto per errore nella cittadina turca di Akcakale, causando cinque morti, tra i quali una madre con i figli.
Colpo di mortaio al quale il governo del premier Erdogan ha risposto ordinando all’artiglieria di sparare oltre frontiera contro postazioni dell’esercito di Damasco. Un bombardamento pesante. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, vicino all’opposizione, parla di diversi morti tra i soldati siriani.
Ieri Ankara ha ottenuto anche l’appoggio degli Stati Uniti che hanno colto l’occasione per invocare l’uscita di scena del regime di Bashar Assad. Nessuno ha però parlato di interventi militari internazionali, anche se il Pentagono ha usato toni pesantissimi, descrivendo gli ultimi incidenti come di un nuovo esempio del «comportamento depravato» di Damasco.
La tensione è molto alta al confine tra Siria e Turchia, fino a due anni fa alleate e ora vicine ad un conflitto.Il premier Erdogan si è schierato con i ribelli sunniti siriani, di cui accoglie i dirigenti in Turchia. Da parte sua Damasco ha dato appoggia i separatisti curdi del Pkk, che da luglio ha lanciato una offensiva nel Kurdistan turco. A fine giugno i due Paesi erano già stati a un passo dalla guerra dopo l’abbattimento di un caccia turco al largo delle coste siriane.
Oggi i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu discuteranno con l’ambasciatore turco alle Nazioni Unite sugli incidenti avvenuti al confine tra Siria e Turchia.
(Nena News)
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Altissima tensione tra Turchia e Siria. Dopo che un razzo che risulta lanciato dal territorio siriano è caduto su Akcakale, città turca di confine, uccidendo almeno tre persone, l’esercito di Ankara ha bombardato il territorio della Siria. Cinque le vittime del razzo siriano, secondo fonti ufficiali turche, tra cui anche un bambino di sei anni e una donna. Il consiglio atlantico della Nato si è riunito alle 21.30 (in corso) a Bruxelles su richiesta della Turchia per discutere, sulla base dell’articolo 4 del Trattato dell’Alleanza, degli incidenti avvenuti al confine tra la Siria e la Turchia. Lo riferiscono all’ANSA fonti diplomatiche. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Anadolu, in seguito all’attacco, un gruppo di cittadini inferociti si è diretto verso l’ufficio del sindaco Abdulhakim Ayhan per protestare. Sull’episodio si è già espressa in serata Hillary Clinton. Gli Stati Uniti, ha detto il segretario di Stato Usa, sono “indignati” dall’attacco proveniente dalla Siria e si stanno confrontando gli alleati della Nato sulla “situazione molto pericolosa”. Nelle prossime ore, la Clinton ha fatto sapere che consulterà il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu. Il capo del governo turco ha inoltre annunciato che il suo ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu, si è intrattenuto con il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen e che “è stato deciso che la Nato riunisca il suo consiglio prossimamente”
Da Damasco, il ministro dell’Informazione, Omran Zoabi, ha provato a placare gli animi promettendo un’indagine sull’origine del proiettile caduto in Turchia, rivolgendo le condoglianze al popolo «amico» turco e assicurando che Damasco rispetta la sovranità dei Paesi vicini. Nel contempo Zoabi ha invitato Ankara a reagire con »saggezza e razionalità«, difendendo il diritto della Siria alla difesa della sua integrità territoriale e denunciando lo sconfinamento di »terroristi« in territorio turco.
La tensione fra i due Paesi, forte da mesi, resta in ogni modo alle stelle. Il premier islamico nazionalista turco, Recep Tayyip Erdogan, ha preso posizione fin dall’anno scorso contro l’ex amico Assad – le due famiglie andavano un tempo insieme in vacanza – e si è schierato con i ribelli siriani, di cui accoglie i dirigenti e che, scrive la stampa Usa, finanzia e arma.
In risposta, secondo Ankara, Damasco sta dando nuovi appoggi e finanziamenti al gruppo separatista curdo Pkk, che da luglio ha lanciato una sanguinosa offensiva nel Kurdistan turco. Non è chiaro per ora quali «obiettivi siriani» siano stati colpiti in serata dalla Turchia.
L’ufficio di Erdogan, dopo una serie di riunioni d’emergenza con i vertici del governo e delle Forze armate, ha annunciato genericamente che Ankara aveva «risposto all’odioso attacco siriano» e che la sua artiglieria aveva «colpito obiettivi siriani individuati dai radar» nella stessa zona di confine. Da tempo, stando alla stampa turca, Erdogan valuta del resto d’imporre con la Nato una zona d’esclusione aerea su parte della Siria e un’area cuscinetto lungo il confine, come chiedono i ribelli.
Secondo il sito israeliano Debka, da sempore considerato molto vicino al Mossad, si sarebbe scontrato in giugno con il ‘no’ del presidente Usa Barak Obama, ma in queste ore anche i toni delle Casa Bianca sembrano crescere d’intensità. I paesi occidentali appaiono d’altronde sempre preoccupati dal ruolo che le centinaia – forse migliaia – di combattenti stranieri jihadisti ritenuti vicini ad Al Qaida svolgerebbero nella ribellione anti-Assad. Mentre nei giorni scorsi non è mancato un secco richiamo preventivo di Mosca a Turchia e Nato: diffidate entrambe dalla Russia – che ha una importante base navale sulla costa mediterranea siriana, a Tartus – a non cercare »pretesti per una ingerenza« militare in Siria.
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