La tregua armata tra Turchia e Siria è durata poche ore ieri. Il governo di Erdogan non vuole certo farsi sfuggire l’occasione che gli ha concesso il casus belli dell’altro ieri e l’esercito turco nelle ultime ore ha ripreso a martellare le posizioni delle truppe siriane dall’altra parte del confine dando una mano alle milizie del Consiglio Nazionale Siriano finora impantanate.
Un casus belli che ieri ha avuto un bis, quando un colpo di mortaio “proveniente dalla Siria” avrebbe sfiorato la cittadina di Altinozu, nella provincia di Hatay, senza fare vittime, ma fornendo l’ulteriore scusa ai comandi militari turchi per riprendere i bombardamenti dall’altra parte della frontiera. “La guerra non è lontana” ha ammesso ieri il premier turco, l’islamico-nazionalista Erdogan.
Assad nei giorni scorsi si era scusato per “l’errore”. Ma davvero la Siria è interessata a fornire una scusa così ghiotta agli appetiti turchi rimasti finora parzialmente inappagati? Sembra davvero paradossale che Damasco sia davvero caduta in una trappola così scontata, che infatti ha subito permesso all’Akp di incassare dal parlamento di Ankara il permesso di realizzare operazioni militari oltreconfine per almeno un anno.
In rete da alcune ore girano presunte immagini di miliziani dell’opposizione siriana che preparano un attacco con razzi contro il territorio turco. Immagini tutte da verificare visto la disinformazione scientificamente organizzata dalle parti in causa parallela alla guerra combattuta. Qualche commentatore ha anche ipotizzato che può essere anche che alcune unità dell’esercito siriano stiano sparando contro il sud del territorio turco – tra l’altro abitato da popolazioni arabe di origine siriana! – fornendo così appigli alle rappresagli di Ankara. Ma che non necessariamente queste unità rispondano agli ordini di Damasco. In questo anno e mezzo di rivolta contro il regime di Assad sono stati molti i dirigenti dell’esercito e i semplici militari che hanno disertato e sono passati dall’altra parte, e magari qualcuno ha deciso di rimanere al suo posto pur lavorando per l’opposizione. Opposizione che ieri in maniera più che esplicita ha chiesto a gran voce l’intervento militare ‘internazionale’ contro Damasco, perché è ovvio che le sue milizie da sole non riusciranno mai ad avere la meglio sulle unità rimaste fedeli al governo in un paese in cui settori ampi della popolazione – per convinzione, per timore o per necessità – continuano ad opporsi all’avvento delle fazioni anti-Assad.
Per tornare alla cronaca, stamattina “l’esercito turco ha risposto a un nuovo colpo d’artiglieria giunto dalla Siria, che ha colpito il suo territorio nella provincia di Hatay (sud-est) senza fare vittime”.
Ieri sera invece i turchi avevano pesantemente cannoneggiato il territorio siriano dopo un altro tiro di mortaio contro Altinozu, come dicevamo più sopra. Ankara sta facendo affluire nella zona di Akcakale – teatro del primo ‘incidente’ mercoledì – mezzi militari pesanti, soprattutto tank e missili antiaerei, in vista di una massiccia operazione oltre la frontiera. Dall’altra parte della frontiera le forze armate siriane avrebbero ritirato carri armati e cannoni a più di un chilometro per evitare uno scontro diretto con le truppe turche.
Di fatto Ankara sta ottenendo quella famosa ‘zona cuscinetto’ all’interno del territorio siriano che ha sempre caldeggiato finora senza successo in nome della protezione dei profughi, ma che sta già permettendo alle milizie del Cns di riorganizzarsi e riprendere fiato. E’ infatti di questa mattina la notizia che i ribelli affermano di aver conquistato un valico informale di frontiera con la Turchia, nella regione nord-occidentale di Idlib. Durante l’assedio delle milizie sunnite ai reparti dell’esercito che difendevano la frontiera nel villaggio di Drakush, scrive l’agenzia governativa italiana Ansa, è possibile che i ribelli abbiano sparato verso il territorio turco per scatenare la reazione di Ankara contro Damasco. Beata sincerità…
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