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Turchia: il DEM è avvisato

Il 16 maggio scorso i due leader dell’HDP (Partito democratico dei popoli), l’ex co-presidente Selahattin Demirtaş, e la ex co-presidente, Figen Yüksekdağ, sono stati condannati a pene pesantissime, rispettivamente a 42 e a 30 anni di prigione per “attentato all’unità dello stato”.

Chi conosce la mannaia della giustizia penale diretta da Ankara sa bene che la lista delle condannate e dei condannati curdi in Turchia non è solo lunga ma anche spaventosamente carica di anni di incarcerazione per ogni dissidente politico. È infatti frequentissimo trovare condanne a 30 anni di galera. Le ragioni nascono e crescono nel conflitto ancora in corso tra il governo turco e parte della comunità curda che è nel mirino di Ankara, perché lotta da tempo per il riconoscimento dei diritti dei curdi e dei popoli.

La comunità curda è frammentata e spezzata. Una parte sta con Erdogan, con tutto quello che rappresenta: fondamentalismo, violenza, repressione. Poi c’è quella parte rappresentata dai due ex co-presidenti finiti nelle mani della (in)giustizia turca che, invece, lotta per una Turchia democratica, che si riconosca e riconosca l’autonomia dei popoli. 

Demirtaş e Yüksekdağ pagano il prezzo per avere organizzato, come scritto sul documento del Parlamento Europeo relativo alla Procedura 2021/2506(RSP), “manifestazioni che si sono svolte nell’ottobre 2014 per protestare contro l’assedio di Kobane da parte dell’ISIS e per criticare l’inazione e il silenzio del governo turco di fronte a un massacro imminente, che sono degenerate in violenza e hanno causato decine di morti”.

Ma Ankara ha favorito il transito dei foreign fighters che passavano proprio attraverso le sue frontiere per unirsi ai miliziani dell’Isis. Come dice lo studioso esperto di Medio Oriente, Jean Pierre Luizard, la Turchia ha sostenuto l’Isis. 

Il Parlamento Europeo ha chiesto alla Turchia di dare seguito alla sentenza della CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) che ordinava il rilascio di Demirtaş ma ovviamente senza seguito.

Le condanne dei due leader dell’HDP lasciano senza fiato e allungano quella triste lista che Ankara intende ingrossare. È il messaggio di Erdogan ai leader del DEM (Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli), successore dell’HDP.

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