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L’ingerenza umanitaria è strabica. Sciopero della fame in Bahrein

Rajab, 48 anni, sta scontando una condanna a tre anni di carcere per aver preso parte a manifestazioni di protesta contro la monarchia assoluta della dinastia al Khalifa, alleata degli Stati Uniti e sostenuta dai governi occidentali per la sua cooperazione di sicurezza con l’Arabia saudita e l’opposizione all’Iran.

Il suo avvocato ha spiegato che lo sciopero della fame «è una reazione alla negazione dei diritti di Rajab al quale è stato persino vietato di partecipare ai tre giorni di lutto per la morte della madre».

I servizi di sicurezza della monarchia affermano che il divieto è stato deciso perchè «Rajab avrebbe violato i termini dell’accordo per la sua partecipazione ai funerali».

L’appello presentato dall’attivista dei diritti umani sarà esaminato dai giudici il prossimo 16 ottobre ma le possibilità di rilascio sono minime. Nelle scorse settimane la Corte di Cassazione del Bahrain ha confermato le pesanti condanne inflitte in primo grado ad una dozzina di dissidenti ed oppositori e nei confronti di diversi medici dell’ospedale “Salmanya”, arrestati durante la repressione delle proteste di Piazza della Perla lo scorso anno.

Almeno 60 persone sono state uccise nell’ultimo anno e mezzo. L’opposizione bahranita riferisce di oltre 100 morti poichè include nel bilancio anche i deceduti a causa dei gas lacrimogeni – particolarmente tossici – sparati dalla polizia che non vengono calcolati dalle fonti ufficiali. Nena News

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