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Spagna: cos’è e cosa vuole la ‘marea verde’?

* Madrid, 20 ottobre 2012

In Spagna si è appena conclusa la settimana dello sciopero studentesco convocata dalla Ceapa -Confederación Española de Asociaciones de Padres y Madres de Alumnos – e dai sindacati degli studenti universitari. Si sono tenute assemblee, picchetti informativi, occupazioni di facoltà accademiche e il tutto è sfociato nelle grandi dimostrazioni di piazza che giovedì pomeriggio hanno coinvolto più di 70 città in tutto il Paese. Nonni, genitori, universitari e bambini: quattro generazioni si sono unite e hanno marciato insieme per rivendicare il proprio diritto ad un’istruzione adeguata e accessibile, messa a repentaglio dagli imponenti tagli previsti dal ministro dell’educazione José Ignacio Wert e dal governo di Mariano Rajoy.

Le componenti più adulte e più giovani del corteo sono una vera e propria “Marea Verde”, come il nome del movimento “indignado” che riunisce madri e padri degli studenti delle scuole dell’obbligo, facilmente distinguibile dal colore delle proprie magliette. Nato dal fermento del fatidico 15 maggio 2011, il giorno della svolta nella storia recente della protesta iberica, il movimento è assolutamente apartitico ma sempre più forte, capace di riunirsi e scendere in piazza ogni settimana perlomeno nelle maggiori città e di organizzare un’intera “tre giorni” di sciopero come quella che è appena termina, grazie all’appoggio della Ceapa e dei sindacati.

Per i bambini delle scuole dell’obbligo, costretti dall’ultima a riforma a frequentare classi sempre più numerose e con una disponibilità minore di docenti di sostegno, sfilare per le strade mano nella mano con i propri genitori, nonni e zii è un momento fondamentale della loro vita: è in ballo non solo il loro immediato futuro, ma allo stesso tempo stanno ricevendo il migliore insegnamento possibile per la formazione di una coscienza civile improntata sulla doverosa partecipazione politica attiva. Per i genitori, invece, queste giornate hanno significato una nuova risposta ai ripetuti slogan del primo ministro Rajoy sul fantomatico appoggio alla sua politica di tagli indiscriminati ricevuto dalla “maggioranza silenziosa”.

Infine, la generazione più colpita dalla crisi: quella dei giovani studenti delle varie università pubbliche, uniti nella lotta e nella disgrazia, in quanto vittime di un increscioso innalzamento delle rette accademiche e consapevoli delle immense difficoltà che incontreranno nel loro futuro dopo la laurea, rappresentate da un tasso di disoccupazione giovanile spaventosamente superiore al 50%.

Per rendere l’idea della spiacevole sorpresa che si sono ritrovati tornando nelle rispettive facoltà al termine delle vacanze estive, basti fare l’esempio dell’Università Complutense di Madrid, la più grande per numero di iscritti ed una delle più antiche, ora anche una delle più vessate dai tagli. Il costo base di immatricolazione ad un corso di “grado” (laurea di primo livello) è passata dai 700 euro dello scorso anno accademico ai 1.300 attuali, mentre per iscriversi ad un corso di “post-grado” (un ibrido tra la laurea magistrale ed il Master) la spesa standard da affrontare è salita a 4.000 euro, ben superiori ai 1.400 dell’autunno passato. Aumenti esorbitanti, a maggior ragione se si considera che le borse di studio sono state ridotte di numero ed entità. Come se non bastasse, alcuni studenti si trovano a dover fare i conti con corsi privi di docenti, tagliati o non sostituiti per mancanza di fondi, mentre ancora peggio se la passano alcune categorie di impiegati – addetti al servizio di pulizia in primis – che per il secondo mese consecutivo si sono visti negare lo stipendio dalle propri imprese per il ritardo nei pagamenti da parte dei rettorati.

L’organizzazione della partecipazione studentesca universitaria in Spagna non è delle più semplici. Il sindacato degli studenti non ha molto peso nelle singole facoltà, snobbato dalla maggioranza degli immatricolati a causa dei suoi legami spesso troppo stretti con i partiti e i sindacati maggioritari. Così l’attivismo nelle facoltà è garantito da un forte peso dell’associazionismo, seppur frammentario e non sempre unitario, ma animoso e consapevole della cruciale importanza della loro lotta. L’anno accademico è appena cominciato ma il calendario è già fitto di impegni e tra lezioni e assemblee tutti già stanno guardando al prossimo 14 novembre, giorno del terzo sciopero generale in pochi mesi da quando Rajoy è al governo, con la speranza di ottenere perlomeno le dimissioni dell’odiato ministro Wert ed un passo indietro sull’entità gravissima dei tagli all’istruzione.

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