Che l’impunità concessa alle divise dei vari corpi della sicurezza esistenti nello Stato Spagnolo fosse una costante, al di là del colore delle maggioranze politiche, era noto. Ma l’ultimo episodio di copertura politica dei crimini dei poliziotti ha causato una vera e propria ondata di indignazione. Che si somma a quella già generata per gli interventi sempre più violenti di alcuni corpi della Polizia spagnola e di quelle regionali – in particolare i catalani Mossos d’Esquadra e l’Ertzaintza basca – contro cittadini e manifestanti inermi, oggetto di pestaggi indiscriminati e lanci di palle di gomma.
Nei giorni scorsi il governo statale, presieduto da Mariano Rajoy, su richiesta del ‘ministro degli interni’ catalano Felip Puig, ha concesso l’indulto a 4 Mossos già condannati per le torture inflitte contro un cittadino romeno arrestato nel 2006 e pesantemente pestato a Barcellona. Che poi risultò del tutto estraneo all’accusa di furto per cui era stato arrestato. Il governo ci aveva già provato a evitare il carcere ai quattro agenti, a febbraio, concedendo già loro una parziale grazia e ribassando loro la condanna a due soli anni, per evitagli il carcere. Ma i giudici di Barcellona che li avevano condannati a sei anni e sette mesi di reclusione ordinarono l’ingresso in carcere dei Mossos e dichiararono nulla la misura adducendo motivazioni legate all’allarme sociale che l’impunità dei torturatori avrebbe causato.
Così ora il governo di destra spagnolo ha voluto concedere l’indulto completo ai 4 poliziotti catalani ignorando e contraddicendo i documenti contrari alla misura presentati sia dai magistrati dell’Audiencia Nacional di Barcellona sia da quelli della Procura Generale dello Stato. E anche contro il parere del Tribunale Supremo, che recentemente in una sentenza criticava l’indulto descritto come “una eredità del sistema assolutistico, non richiedendo alcuna giustificazione da parte del governo”. Incredibilmente, i quattro agenti torturatori sono stati scarcerati e la condanna al carcere è stata commutata in … una multa.
Nei vari gradi di giudizio, sia la Audiencia Nacional di Barcellona sia il Tribunal Supremo provarono che, il 27 luglio del 2006, i Mossos Jordi Perisse Bresc, Joan Salva Páez, Manuel Farre Muñoz e Fernando Cea López, confusero un cittadino romeno con un rapinatore mentre questi usciva di casa con la sua fidanzata per andare a prendere un caffè. Gli agenti si gettarono sulla vittima, lo buttarono a terra, lo ammanettarono con le mani dietro la schiena e poi “lo colpirono ripetutamente con calci e pugni su tutto il corpo, gli spinsero la testa contro l’asfalto e gli strinsero il collo per evitare che gridasse” scrivono i giudici negli atti processuali. Il tutto senza procedere all’identificazione del detenuto, che avrebbe immediatamente provato la sua estraneità. Quando alcuni passanti rimproverarono i Mossos per la loro brutalità, uno di loro mostrò la sua pistola e poi il distintivo dicendo “stiamo facendo il nostro lavoro”. Poi la vittima fu spinta a forza nell’auto pattuglia e portato in un commissariato della polizia autonoma catalana. Durante il trasferimento uno dei quattro gli mise la pistola in bocca e gli disse “confessa tutto, altrimenti ti buttiamo giù da un burrone” e poi ancora “se il giudice ti assolve noi ti possiamo ammazzare”. Questo mentre gli altri agenti lo colpivano con le loro pistole alla schiena e alla spalla. Il cittadino romeno riuscì a dire che era emofiliaco, e che a causa dei colpi ricevuti poteva anche morire. Giunto al commissariato, fu spogliato e messo in una cella dove riuscì a dormire qualche ora. La mattina seguente i poliziotti si resero conto che avevano sbagliato persona e lo lasciarono in libertà. Ma l’uomo perse il lavoro perché il suo datore venne a sapere dell’arresto e non volle sentire ragioni.
Al termine di una lunga inchiesta l’Audiencia Nacional di Barcellona ha condannato tre degli agenti a 6 anni e 7 mesi di carcere riconoscendoli colpevoli di tortura e lesioni gravi. Mentre un quarto fu condannato solo a 2 anni e tre mesi.
Ma i 4 agenti, come nella ‘migliore’ tradizione degli uomini in divisa accusati o condannati – pochissimi – in quanto ritenuti responsabili di aver torturato dei detenuti, non sconteranno neanche un giorno di carcere.
Durante il governo di destra precedente a quello Zapatero, presieduto da José María Aznar, nel 2000 l’esecutivo concesse l’indulto a 1400 detenuti per reati minori, per poter coprire e far digerire la grazia concessa contemporaneamente al giudice dell’Audiencia Nacional Javier Gómez de Liaño, condannato per un caso di prevaricazione. Ma mai un governo aveva realizzato un passo simile contraddicendo il parere dei magistrati. Tanto che la decisione ha scatenato la reazione di circa 200 giudici che in un documento hanno definito la misura di indulto “arbitraria e illegittima” e denunciando la violazione della separazione dei poteri.
Da parte sua invece il sindacato dei Mossos d’Esquadra, il Sicme, ha definito sacrosanta la grazia concessa dal governo di Rajoy scagliandosi contro quella che è stata definita l’ingerenza dei giudici.
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