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La Grecia ricorda Alexis, 15 anni, ammazzato da un poliziotto

Esattamente 4 anni fa, era il 6 dicembre del 2008 un quindicenne, mentre era con alcuni suoi coetanei in una piazzetta nel quartiere ateniese di Exarchia, fu assassinato a freddo da un agente dei reparti speciali della Polizia. Epaminondas Korkoneas scese dall’auto, si avvicinò con calma al gruppetto di ragazzi e ragazze con cui poco prima aveva avuto un alterco, prese la mira e sparò. Poi, con tutta calma, tornò verso la sua auto e ripartì. Dalla radio diffuse una versione di comodo: la pattuglia era stata attaccata con dei sassi e delle bottiglie da un gruppo di estremisti e, per difendersi, era stato costretto a sparare in aria, ma un colpo aveva preso Alexis Grigoropoulos e lo aveva ucciso.
Se non fosse stato per le riprese realizzate da un abitante del quartiere col suo telefonino, sarebbe stata quella la versione ufficiale, e la parola, la testimonianza dei compagni che erano con l’adolescente al momento dell’esecuzione a nulla sarebbe valsa contro la versione di due agenti in divisa.
Ma dopo poche ore le immagini di quell’omicidio avevano già fatto il giro di tutta la Grecia. Miracoli della tecnologia.
E la sera di quel 6 dicembre del 2008 decine di migliaia di giovani sfogarono la loro rabbia ed espressero la loro indignazione accendendo le città elleniche. Scontri, barricate, assalti alle banche e alle sedi del partito di governo, Nuova Democrazia. Una rabbia contagiosa, che portò per quattro settimane in piazza centinaia di migliaia di greci, di tutte le generazioni, in un vero e proprio moto di sommossa che non solo si scagliava contro la violenza della Polizia e l’impunità che il governo concedeva da sempre ai carnefici in divisa, ma contro il sistema stesso. Migliaia di persone assediarono i commissariati, e la polizia usò tanti di quei gas lacrimogeni da finire la sua scorta, e dovette ordinarne di nuovi alle fabbriche di morte israeliane.
La foto dell’albero di natale in fiamme davanti al Parlamento di Atene fece il giro del mondo, icona di una ribellione frontale, radicale che rappresentò il primo fuoco di una più vasta rivolta tuttora in corso in una Grecia – e in un’Europa – sconvolta dalla crisi e saccheggiata dalle pretese di una oligarchia sempre più pretenziosa e violenta.
Sono passati quattro anni da quell’omicidio, uno dei tanti ad opera delle forze di sicurezza nel continente fregiato quest’anno del Premio Nobel per la Pace. Ma tra i più odiosi, perché ha tolto la vita ad un ragazzino.
Oggi, come accade tutti gli anni nel triste anniversario, le città elleniche si sono riempite di celebrazioni, cortei e presidi in ricordo del giovanissimo Alexis. In particolare ad Atene, dove gli studenti hanno sfilato davanti ai Propilei, mentre nel pomeriggio un’altra manifestazione è stata organizzata dai giovani di Syriza, di Antarsya e da quelli delle altre forze della sinistra radicale e antagonista. E poi alle 19 è iniziata quella convocata dai gruppi e dai movimenti anarchici e autonomi.
Incredibilmente, gli esponenti del centrodestra all’interno dell’esecutivo di Atene – in coabitazione con le ‘sinistre’ del Pasok e di Dimar – hanno voluto ricordare l’omicidio scatenando una campagna stampa contro la sinistra, accusata di voler “strumentalizzare” i tragici eventi di quattro anni fa, e di voler mettere a rischio la vita dei poliziotti e dei loro familiari. Poliziotti che oggi, naturalmente, hanno completamente blindato Atene e Salonicco, mostrando il vero volto dello Stato e delle Istituzioni “democratiche”. In un impeto polemico i dirigenti di ND hanno accusato Syriza di voler mettere Atene a ferro e fuoco, paragonando la sinistra radicale a quei nazisti che il sistema protegge e spalleggia.
A smentire le truci previsioni del governo ellenico, durante la giornata non si sono registrati scontri né ad Atene né nelle altre città.
Anche in Italia, questa mattina, tanti studenti, tanti coetanei di Alexis lo hanno voluto ricordare, portando la sua foto e il suo nome nei cortei di Napoli e di Bologna. E lo stesso è accaduto in altri paesi.
Nel frattempo il poliziotto killer, Epaminondas Korkoneas, riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo, è rinchiuso nel penitenziario di Domokos, mentre il suo collega Vassilis Saraliotis è già in semilibertà, condannato a soli 10 anni di reclusione. Le autorità fecero di tutto per evitare la condanna ai due, ma il rischio di una nuova ondata di rivolte alla fine consigliò di sacrificare Korkoneas.
Ad Atene è scesa la notte. E forse qualche fuoco ricorderà quella vita spezzata da un colpo di pistola quel 6 dicembre del 2008. In attesa che l’incendio divampi ancora…

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