Gettando i suoi sostenitori in patria e all’estero nello sconforto ma con la sincerità che lo contraddistingue, il presidente Hugo Chavez ha ammesso sabato notte che il cancro per cui è stato operato e che sembrava essere stato sconfitto è tornato. Annunciando che dovrà essere presto operato di nuovo, a Cuba, e che quindi le sue funzioni verranno trasmesse al vicepresidente Nicolas Maduro.
Il discorso a reti unificate del leader bolivariano ha colto di sorpresa molti venezuelani, nonostante a Caracas le condizioni di salute del presidente siano da tempo argomento di polemica politica. Nell’intervento, Chavez non ha chiarito esattamente il tipo di tumore contro il quale combatte ormai da molti mesi. Per il resto é stato del tutto trasparente. Nel ricordare ”la presenza di alcune cellule maligne”, ha detto che i medici cubani gli avevano consigliato di operarsi ”al più tardi questo fine settimana” e che l’intervento é previsto nei prossimi giorni. E non ha nascosto gli ”inevitabili rischi” ai quali va incontro, sia per la delicatezza dell’operazione sia per la diffusione del tumore.
Chavez, 58 anni, generalmente parla a raffica e senza interruzioni, con enfasi e passione. Questa volta è intervenuto in maniera diversa. Seduto a un tavolo e circondato dai suoi fedelissimi – tra i quali Maduro e il presidente del parlamento, Diosdado Cabello – ha parlato facendo una serie di pause e prendendo un po’ di respiro prima dei passaggi più importanti.
Dopo che Hugo Chavez ha vinto nettamente per l’ennesima volta le elezioni presidenziali lo scorso 7 ottobre, la rivoluzione bolivariana è ora a una svolta. Soprattutto dopo la designazione del suo successore, Nicolas Maduro. “In caso di scenario elettorale, sceglietelo quale presidente” ha detto Chavez durante il suo intervento. L’ex autista di autobus potrebbe quindi ora diventare l’elemento di continuità e di dinamizzazione di una processo rivoluzionario che ha cambiato il volto del Venezuela e di tutto il subcontinente americano. Ed è anche grazie a Maduro e alla sua politica estera fatta di alleanze nel continente che negli ultimi anni l’esperienza progressista si è allargata da Caracas ad altri paesi non necessariamente ‘rivoluzionari’. Grazie alla costruzione dell’Alba e al ruolo importantissimo svolto da Cuba.
Se la carriera politica e rivoluzionaria di Hugo Chavez è iniziata nell’esercito, tra i giovani ufficiali insofferenti nei confronti del regime liberale e corrotto, quella di Nicolas Maduro sembra quasi la metafora del sogno di emancipazione sociale rappresentata dalla rivoluzione bolivariana. Nato a Caracas cinquanta anni fa, Maduro non ha mai frequentato l’università, ma già da liceale militava in organizzazioni di sinistra, e diventò un importante dirigente sindacale quando lavorava come autista. Approdò al ”chavismo” attraverso la moglie, Cilia Flores, che fu uno degli avvocati che ottenne nel 1994 la liberazione di Chavez, che era in carcere da due anni dopo il fallito golpe militare al quale partecipò nel 1992. Eletto deputato nel 2000, é stato rieletto nel 2005 ed è diventato presidente dell’Assemblea Nazionale. Incarico che abbandonò un anno dopo quando Chavez lo nominò ministro degli Esteri. Lo scorso 12 ottobre é diventato inoltre vicepresidente esecutivo, tre giorni dopo la rielezione del leader bolivariano.
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