La “Marea Bianca” torna a inondare le strade di Madrid per la seconda “Marcha desde los centros sanitarios” nel giro di un mese. A decine di migliaia medici, infermieri, ricercatori, dipendenti di ogni categoria del servizio sanitario rigorosamente vestiti con un camice o una maglietta bianca, in compagnia di numerosi utenti, molti dei quali anziani o anche con vistose difficoltà deambulatorie, hanno marciato per protestare contro gli imponenti tagli alla sanità pubblica della Comunità di Madrid previsti dalla nuova legge di bilancio per il 2013, in via d’approvazione al “Congreso de los Diputados” spagnolo.
Partendo dai principali centri di assistenza sanitaria, diversi cortei hanno sfilato per le vie di Madrid sin dalle primissime ore del mattino di oggi, per confluire verso le 12 nel centro della città, prima presso Plaza de Cibeles e successivamente, con un afflusso continuo di altre migliaia di persone, in Puerta del Sol per la concentrazione finale, che si è attardata fino alle 15. Proprio qui, nel punto più centrale della Capitale, è stato improvvisato un palco, e dai microfoni per circa due ore è stato ripetutamente letto un comunicato di protesta preparato dai rappresentati del comitato organizzativo della “Marcha”.
Una protesta senza precedenti per combattere il più grave assalto alla sanità pubblica mai tentato nella storia spagnola, questo l’incipit dell’appello lanciato dai “camici bianchi”. Tra tutti è il servizio sanitario della Comunità di Madrid il principale obiettivo dei tagli del Partito Popolare (e della troika), che secondo le ultime indicazioni sul piano di “recortes” subirebbe: la privatizzazione di sei grandi centri ospedalieri, la esternalizzazione della gestione del 10% dei “Centros de Salud” (equivalente a ben 26 poliambulatori), la riduzione a soli 4 laboratori di ricerca in tutta la Provincia, la trasformazione di due importanti ospedali in un centro di media e lunga accoglienza e in un reparto geriatrico, la chiusura di un reparto di cardiologia, l’imposizione di un ticket fisso di un euro per ogni ricetta medica. E infine, l’ultima novità, l’introduzione di una tariffa per il trasporto sanitario e per i trattamenti ritenuti di natura non strettamente sanitaria.
Il tutto senza prevedere alcuna riduzione delle imposte generali, ma con l’assicurazione da parte del governo – al quale in pochi sembrano credere – che il costo dell’accesso ai servizi sanitari per i cittadini non aumenterà, bensì sarà anche più economico.
Su quale base statistica o su quali dati economici si fondino le previsioni del gabinetto di Rajoy non è dato saperlo, e la “Marea Blanca” non si fida. L’unica cosa che è stata riscontrata dalle ricerche della “Convocatoria dei camici bianchi”, è che non solo si rischia di pagare di più a parità di servizi di assistenza, ma che la qualità delle cure ricevute sarà molto più bassa. Addirittura degli studi basati sul confronto tra la situazione creata dai nuovi tagli nella sanità e le esperienze di questi anni in altri paesi europei dice che il tasso di mortalità potrebbe salire del 2% per le fasce di età più adulte, addirittura del 10% per i neonati e dell’8% per i pazienti cronici. Senza contare l’aumento della probabilità per i pazienti di contrarre infezioni all’interno degli stessi centri sanitari ridotti di numero, intasati, sovraccarichi e privati di risorse umane ed economiche.
“Stanno provando ad intaccare l’efficienza della sanità pubblica con dei dirigenti incompetenti, in modo da avere una buona scusa per privatizzare un servizio che ha sempre funzionato benissimo” si sfoga M., uno studente. “Ma nonostante ciò, la sanità pubblica continua a rimanere superiore, nonché più economica, rispetto ai servizi offerti dalle cliniche private.”
Il servizio sanitario pubblico è considerato un fiore all’occhiello dello Stato sociale iberico. Operatori di vario tipo e pazienti non vogliono quindi rinunciare né alla pubblica accessibilità, né alla qualità delle cure. E soprattutto non vogliono essere defraudati senza un evidente motivo di un diritto così basilare.
È per tutte queste ragioni, forse, che tra i volti dei manifestanti ci sono tante facce giovani e giovanissime, ma anche moltissimi volti solcati dalle rughe e capelli bianchi. E che la partecipazione dei lavoratori della sanità ai numerosi scioperi, che dalla fine di novembre si susseguono con assidua continuità, è così elevata. Forse per queste ragioni è così facile incontrare a Madrid, in piazza o in una qualunque fermata della metro, un sorriso vestito con un camice bianco che ti porge un foglio e una penna per chiederti un aiuto contro i tagli. Oppure entrare in “Centro de Salud” e rimanere impressionati dalla quantità e dalla qualità dei manifesti e cartelli affissi a ogni parete. Forse per queste ragioni che anche sulle pagine de “El Mundo”, uno dei quotidiani più letti del Paese e tradizionalmente legato al Partito Popolare, è possibile trovare parole di comprensione e anche di solidarietà per la protesta della “Marea Blanca”. Forse questa volta Rajoy, trovatosi definitivamente solo nel suo campo, sarà obbligato a fare un passo indietro? Il lungo inverno del governo dei popolari pare sia già cominciato.
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