Menu

Xenofobia e nazionalismo: un muro al confine tra Grecia e Turchia


Sembra incredibile che un paese che non ha i soldi per pagare le medicine ai pazienti assistiti dal suo sistema sanitario pubblico – perché li ha regalati alle banche – stia spendendo milioni di euro per costruire un muro al confine con la Turchia. Ma è proprio così.
Ieri media ed esponenti politici di Atene hanno annunciato in pompa magna che è stata ultimata la costruzione del primo tratto della barriera di fossati e di filo spinato lungo 10,3 km e del costo di oltre tre milioni di euro che farà parte di una vera e propria muraglia anti-immigranti eretta sul confine greco-turco lungo il fiume Evros.
La costruzione della barriera, alta quattro metri, e la presenza sul posto di 2.000 agenti di polizia “hanno già contribuito notevolmente alla riduzione dell’ingresso di clandestini provenienti dalla Turchia”. Almeno così dice il governo tripartito composto da socialisti, conservatori ed ex sinistra radicale. Che sorvola sul fatto che, negli ultimi mesi, sono state decine di migliaia gli immigrati fuggiti dal paese per paura delle continue aggressioni da parte dei neonazisti di Alba Dorata, o della polizia. O semplicemente perché con una disoccupazione intorno al 25% nel paese è difficile anche trovare quei lavori che i greci non vogliono fare, e quindi è meglio tornarsene a casa in attesa di tempi migliori oppure tentare la fortuna ancora più a nord o più a ovest, dove la crisi morde di meno.
Secondo le statistiche fornite dalla polizia di frontiera e dal governo, l’anno scorso, solo nel mese di ottobre, riuscirono ad attraversare la frontiera di Evros circa 10.000 migranti illegali mentre nello stesso mese di quest’anno sono stati solo 26. Ma nel frattempo, e anche questo l’esecutivo non lo dice, è nettamente aumentato il numero di disperati che tentano di raggiungere la Grecia a bordo di carrette del mare che a volte vengono travolte dalle onde. Come è successo nel fine settimana a Lesvos, dove un naufragio ha provocato decine di vittime.
Ma Atene continua a perseguire il progetto, concedendo argomenti ai nazisti di Alba Dorata che continuano a raccontare ai greci che il problema del paese si chiama immigrazione.
Quando – e se – sarà conclusa, la muraglia potrà contare su decine di telecamere a circuito chiuso e si estenderà complessivamente per 150 km, comprendendo un fossato lungo 120 km, largo 30 metri e profondo sette, riempito d’acqua. Mancano solo i coccodrilli…
Nel 2011, quando un esponente del governo greco propose la realizzazione del muro, la Commissione Europea non si mostrò entusiasta, anzi. Ma poi i toni sono cambiati, e la responsabile UE Cecilia Malmström si è limitata a ricordare ad Atene che il muro se lo deve pagare con i suoi soldi, e che l’Unione non ci metterà un centesimo. Ma non sono mancati anche gli apprezzamenti per l’intraprendenza greca nelle politiche anti-mmigrazione. Provenienti in particolare da Parigi e Berlino, dove vanno a finire molti di quei disperati che considerano il suolo greco solo un territorio di passaggio, di transito.
Ankara, invece, è ovviamente irritata per la mossa di Atene. Non perché a passare illegalmente il confine siano i suoi cittadini. Semmai, i turchi in Grecia ci vanno sempre più da turisti e da imprenditori, a caccia di relax o souvenir, o di pezzi di economia disastrata da comprare. E spesso viaggiano in prima classe, con tutti i comfort, e non passano certo per le montagne. Ma proprio per questo Ankara chiede da anni, inascoltata, che l’UE tolga l’obbligo del visto d’ingresso per i suoi cittadini.
Ma forse, commenta malizioso qualche giornalista turco, più che contro gli immigrati è proprio contro i nemici storici di Ankara che qualche politico greco ha voluto blindare la frontiera orientale del paese… 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *