Lavoratori e studenti sono l’essenza della resistenza all’oppressione ed alla repressione dello stato. Sono il cuore di ogni rivoluzione che voglia costruire una vera democrazia fondata sull’emancipazione della forza dei lavoratori.
Il sollevamento in Bahrain è un esempio di una rivoluzione imperniata sulle lotte dei lavoratori. Loro, così come gli altri manifestanti che hanno partecipato alle proteste dal 14 febbraio 2011 (ma anche da prima) fino ad oggi, sono figure diverse. Provengono da differenti background religiosi e politici. Alcuni di loro non avevano mai partecipato ad alcuna protesta prima del 14 febbraio, ma erano indignati per la costante oppressione e per le discriminazioni. La decisione di scendere in strada e, più tardi, di scioperare è stata guidata da un movimento di massa che ha percorso tutto il Bahrain, ma è stata fronteggiata dalla brutalità del regime. Il Bahrain, una piccola isola situata nel Golfo Persico, è la ‘casa’ della Quinta Flotta degli Stati Uniti ed è alleato delle potenze occidentali.
Diseguaglianza economica in Bahrain
La rivoluzione in Bahrain è mossa, come qualsiasi altra legittima rivoluzione nel mondo, dalla rivolta popolare contro l’oppressione che si perpetua. L’oppressione economica è il nerbo e si è intensificata grazie all’attuale sistema classista ed alla perdurante discriminazione praticata dalla famiglia regnante degli Al-Khalifa contro il resto della popolazione del Bahrain. La popolazione dell’isola è di 1.323.535 abitanti, inclusi più di 600.000 espatriati. Malgrado la piccola popolazione di cittadini bahreini (quasi 700.000), la povertà sta aumentando ad un tasso allarmante. Il PIL pro capite è alto: 27.300 dollari statunitensi. Ma questo non significa che la popolazione viva in buone condizioni. Secondo un report rilasciato nel 2004 da Centro del Bahrain per i Dirittti Umani (BCHR), all’incirca la metà dei cittadini del Bahrein che vive nelle regioni ricche di petrolio soffre la povertà ed è costretta a pessime condizioni di vita. La distanza che intercorre tra ricchi e poveri è significativa, e rimane tale fino ai nostri giorni. Le condizioni miserabili che patisce la maggioranza della popolazione derivano da cause differenti, sociali e politiche, ma tutte trovano origine dalla classe dirigente degli Al-Khalifa, che è al potere da più di due secoli. Secondo il BCHR, la povertà nel paese è dovuta principalmente ad una diseguale distribuzione della ricchezza, allo sperpero del denaro pubblico, alla corruzione finanziaria ed amministrativa, alla scarsa pianificazione ed alla competizione al ribasso sui salari costruita ad arte importando manodopera straniera (che oggi costituisce il 60% della forza lavoro), malgrado l’alto tasso di disoccupazione. Il problema principale dietro le deteriorate condizioni dei lavoratori è l’accumulazione di ricchezza e risorse nelle mani di un piccolo gruppo di persone, soprattutto la famiglia regnante e coloro che le sono fedeli.
Lavoratori licenziati
La popolazione in Bahrain ha molte ragioni per protestare nelle strade ed occupare il Pearl Roundabout (che è l’equivalente di Piazza Tahrir in Egitto). Non ci può essere alcuna vera democrazia senza risolvere i problemi economici. Gli Al-Khalifa rimarranno al potere fino a quando saranno in grado di controllare la popolazione, economicamente, politicamente ed anche socialmente. Molti lavoratori hanno deciso di andare allo sciopero. Ma il regime ha sorpassato tutti i livelli di brutalità che ci si potesse aspettare. Ci sono stati altri lavoratori che non hanno scioperato, ma che il regime ha represso comunque, dal momento che report (foto e video) disseminati sulla rete mostravano la loro partecipazione alle manifestazioni.
Ad esempio, dirigenti della Batelco, Gulf Air, Bahrain Airport Services e della APM Terminals Bahrain hanno affermato di aver licenziato più di 200 lavoratori in seguito alla loro assenza dal lavoro durante uno sciopero nel marzo 2011. Il gruppo di opposizione Al Wefaq sostiene che le aziende bahraine hanno licenziato centinaia di lavoratori sciiti che hanno partecipato a manifestazioni per la democrazia. Secondo il rapporto annuale di Amnesty International sulle violazioni commesse nel 2011, sono state licenziate o sospese almeno 4.000 persone, che erano assenti dal lavoro o che si riteneva avessero preso parte alle proteste, incluse 300 che lavoravano alla Bahrain Petroleum Company, di proprietà statale.
Gli insegnanti: perseguitati
Lo stato è andato molto in là con le pratiche repressive, arrestanto e torturando lavoratori ed attivisti che avevano partecipato alle proteste. Tra i gruppi più colpiti ci sono gli insegnanti, che avevano fatto appello affinché si organizzassero scioperi e si protestasse. Così come descritte da alcuni studenti testimoni oculari, le aule sono ora luoghi deprimenti mentre molti insegnanti e studenti trascorrono le loro giornate dietro le sbarre di qualche prigione. Mahdi Abu Dheeb e Jalila Salman sono stati arrestati per aver indetto uno sciopero, nel pieno dei loro diritti, in quanto leader sindacali. Salman, il presidente dell’Associazione degli Insegnanti del Bahrain (BTA) è stato rilasciato il 25 novembre 2012. Abu Dheeb, l’ex presidente della BTA rimane invece in carcere, dove deve scontare una condanna a cinque anni. È dietro le sbarre per aver esercitato il diritto alla libertà di espressione e per aver rivendicato riforme del sistema educativo. Salman e Abu Dheeb sono stati maltrattati e torturati, così come altri insegnanti detenuti. In aggiunta alla tortura in carcere ed al confino solitario, Abu Dheeb ha riportato che anche l’infermiere, favorevole al governo, che lo ha portato all’ospedale Al Salmaniya per ricevere le cure mediche necessarie, lo ha picchiato lungo la strada che conduceva al presidio ospedaliero.
I medici: perseguitati
Tra i lavoratori che stanno lottando ci sono i medici che sono stati detenuti, torturati e che hanno perso il lavoro per essersi resi colpevoli di aver curato i manifestanti feriti e per aver preso parte alle proteste pacifiche. Nel febbraio e marzo 2011, almeno 95 lavoratori della sanità furono arrestati quando il governo decise il pugno di ferro contro i manifestanti per la democrazia. Molte delle accuse contro i medici sono state respinte, altri sono stati rilasciati su cauzione. Nove medici sono ancora sotto accusa. Il 2 ottobre 2012 sei medici sono stati arrestati. Le forze di sicurezza hanno razziato le loro case all’alba. Il nuovo arresto ha seguito la decisione presa nell’ottobre 2012 dalla Corte di Cassazione del Bahrain di confermare le sentenze pronunciate contro i nove medici. Durante quello che è conosciuto come il periodo della Sicurezza Nazionale, le autorità del Bahrain hanno utilizzato la tortura come metodo per ottenere confessioni dagi attivisti reclusi, compresi i medici. Tutte le confessioni sono state rilasciate sotto tortura. Le autorità continuano ad usare questo metodo con alcuni detenuti.
Roula Al-Saffar è una delle lavoratrici della sanità condannata da una corte militare ad una pena tra i 5 e i 15 anni anni di galera, nel settembre 2011. Una corte civile l’ha assolta in appello. In seguito al suo arresto, avvenuto il 4 aprile 2011, Roula ha affermato di essere stata torturata mentre era in stato di detenzione. Descrivendo ad Amnesty International ciò che le era accaduto durante gli interrogatori del Dipartimento di Investigazione Criminale, ha sostenuto: “Una donna, coi gradi di ufficiale, entrò nella stanza e mi disse: ‘Ti benderò e farò i conti con te’. Poi tre uomini fecero ingresso nella stanza ed iniziarono a colpirmi… L’ufficiale aveva due congegni elettrici, uno per mano, e mi colpiva su entrambi i lati della testa allo stesso tempo. Mi sentivo frastornata e persi conoscenza. Non ricordo cosa accadde subito dopo. Successivamente mi hanno portata in un’altra stanza ed uno di loro ha cominciato a chiamarmi puttana e ad insultare la mia famiglia… Al terzo giorno si ripresentò l’ufficiale donna, mi inflisse di nuovo lo shock elettrico e mi chiese se avessi preso parte allo sciopero. Allora bruciarono i miei capelli sui lati. Mi colpirono e mi molestarono sessualmente mettendomi le loro mani su tutto il corpo… Tutto ciò è continuato per quattro o cinque giorni.”
Altri lavoratori
Tutti i lavoratori – insegnanti, medici, contadini, pescatori, giornalisti, ecc. – patiscono la sistematica oppressione del regime degli Al-Khalifa. I pescatori, malgrado siano circondati dall’acqua da ogni parte, dal momento che il Bahrain è un’isola, difficilmente riescono a pescare. Tutte le acque sono proprietà privata degli Al-Khalifa e della ricca cricca che è loro leale. I pescatori vivono in povertà malgrado le risorse che li circondano. I contadini non hanno sufficienti risorse e la famiglia regnante ha confiscato le terre dei loro antenati. Coltivare è un duro compito malgrado la fertilità dei suoli.
I giornalisti vengono arrestati perché colpevoli di riportare le violazioni commesse dal regime. Altri lavoratori, in differenti settori, sono sostituiti da lavoratori stranieri nel tentativo di marginalizzare la maggioranza sciita. Quelli che sono stati licenziati in seguito alle proteste affrontano condizioni economiche in continuo peggioramento. Il governo ha assunto lavoratori, specializzati e non, da altri paesi mentre, al contempo, la maggioranza della popolazione del Bahrain soffre sia a causa della disoccupazione che del sotto-impiego.
L’unica strada per aiutare la classe lavoratrice in Bahrain a raggiungere l’obiettivo di conseguire una vera democrazia è rompere il muro del silenzio e chiedere la fine dell’appoggio occidentale all’oppressivo regime degli Al-Khalifa.
da ClashCityWorkers e Nena News
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