“L’operazione durerà per tutto il tempo che si renderà necessario”, ha detto nel corso di una breve dichiarazione pronunciata dal Palazzo dell’Eliseo, semzza però fornire dettagli sulle dimensioni dell’impegno francese.
Secondo alcune fonti, Hollande avrebbe deciso il dispiego delle truppe francesi stamattina in accordo con il presidente ad interim del Mali, Dioncounda Traorè. Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha spiegato il capo dell’Eliseo, fornirebbero il quadro giuridico per rispondere alle richieste d’aiuto del governo locale. Il Mali, ha detto ancora Hollande, “sta affrontando una minaccia terroristica proveniente dal nord, che il mondo conosce per la qua brutalità e per il suo fanatismo”. Secondo lui è la “stessa esistenza” del paese, dove vivono circa 6.000 cittadini francesi, a essere minacciata.
“Nel nome della Francia ho risposto alla richiesta di aiuto del presidente del Mali, sostenuto dagli altri paesi dell’Africa dell’ovest. I terroristi devono sapere che la Francia difenderà sempre i diritti di un popolo, come quello del Mali, che vuole vivere nella libertà e nella democrazia”
I combattimenti che contrappongono l’esercito maliano agli islamisti nel centro del Mali hanno provocato perdite nei due campi. Lo ha affermato un responsabile dell’esercito di Bamako. “Come in tutte le guerre, l’esercito maliano ha subito perdite, il nemico lo stesso, ma aspettiamo di contattare le famiglie dei soldati deceduti per diramare un comunicato sul bilancio”, ha dichiarato il colonnello Oumar Dao, capo delle operazioni militari dello stato maggiore dell’esercito.
Le forze armate hanno lanciato un’offensiva per riprendere la città di Konna (centro), caduta ieri in mano agli islamisti che controllano da oltre nove mesi il nord del Mali e affermano di voler avanzare verso il sud sotto controllo governativo.
Il resoconto della giornata di ieri nel racconto dell’Ansa:
Parigi è entrata in azione con raid aerei a supporto delle forze governative contro i fondamentalisti islamici affiliati ad al Qaida che da mesi occupano il nord. Il governo di Bamako ha proclamato lo stato di emergenza, le truppe governative hanno rioccupato Konne, caduta solo ieri in mano ai ribelli, e il presidente a interim; Diacounda Traorè, in serata rivolto alla nazione ha promesso che i ribelli riceveranno una risposta militare «sferzante e massiccia».
Londra e Berlino hanno approvato l’intervento francese mentre la comunità dei Paesi dell’Africa occidentale (Ecowas) autorizzava l’invio immediato di truppe e l’Unione europea accelerava la preparazione per l’invio di una missione di addestramento. Che i francesi, a terra e in cielo, si fossero già schierati accanto alle poco addestrate unità maliane s’è capito subito, perchè, nel giro di poche ore, sono state riconquistate Konna (espugnata dagli jihadisti appena ieri) e Douentza (caduta nelle mani degli insorti in settembre dopo che l’esercito era, ingloriosamente, scappato).
L’annuncio dell’Eliseo, giunto in serata a confermare il tutto, è arrivato a conclusione di una giornata convulsa, sul piano militare, così come su quello diplomatico. Soprattutto su quest’ultimo, perchè mentre Hollande incontrava Traorè, mettendo a punto l’intervento francese, dall’Onu, così come da Bruxelles, pur prendendo atto che l’offensiva verso sud degli jihadisti apriva uno scenario nuovo, c’era l’implicito invito a proseguire lungo la strada della trattativa. Una strada che però è andata restringendosi negli ultimi giorni, in coincidenza con l’infausta determinazione degli jihadisti di volgere le armi verso il sud.
Ieri sera Traorè, in un annunciato discorso alla nazione, ha detto che «la guerra non è una nostra scelta», ci è stata «imposta» e «noi porteremo una risposta militare sferzante e massiccia ai nostri nemici», invitando il Paese a restare unito dietro ai soldati che combattono «a prezzo del loro sangue». Traorè ha confermato di aver «sollecitato e ottenuto», in accordo con l’Ecowas, «l’appoggio aereo della Francia».
Nel celebrare la vittoria a Konna e Douentza, fonti maliane avevano gi
à ammesso che accanto all’esercito hanno agito soldati stranieri: francesi, nigeriani e forse senegalesi (anche se fonti di Dakar smentiscono), e con l’aiuto di tre aerei, uno dei quali sicuramente transalpino. E si aspettano soldati anche di altri «Paesi amici».
Hollande in serata ha ammesso l’intervento armato in Mali contro le forze «terroristiche» che, ha detto, agiscono con brutalità e fanatismo. Intervento, ha aggiunto, di cui i francesi saranno sempre e tempestivamente informati e che «durerà il necessario». Da parte sua il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha aggiunto che Parigi «farà di tutto per salvare gli ostaggi» francesi nelle mani dei fondamentalisti dell’area. Ora bisognerà vedere se la mossa di Hollande modificherà il quadro generale che prevedeva, almeno sino ad oggi, un aiuto militare europeo quasi esclusivamente logistico (armi, informazioni, addestramento) e non un intervento diretto, che avrebbe dovuto essere affidato a soldati africani dell’Ecowas.
L’inattesa piega militare della giornata potrebbe avere imposto al conflitto in Mali una svolta sotto più punti di vista. La reazione dell’esercito, con la riconquista delle due località, non ha soltanto inflitto le prime vere sconfitte agli jihadisti, ma anche allontanato quello che appariva il vero obiettivo dell’offensiva, la conquista di Savarè e del suo aeroporto internazionale, lo stesso dove sono atterrati gli aerei francesi. Savarè è anche uno degli ultimi baluardi presidiati lungo la strada che, andando a sud, porta a Bamako, cosa di cui maliani e francesi sono ben consapevoli.
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Storica risoluzione (n 2085) seconda definita dopo quella in Libia.