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Spagna/Francia: retata contro il Pkk, 23 arresti

La longa manus del regime turco arriva sempre più lontano e sembra riuscire a colpire le organizzazioni dissidenti curde con sempre maggiore efficacia grazie alla collaborazione dei governi europei. Che se da una parte a livello ufficiale ritardano a data da destinarsi l’ingresso di Ankara nell’Unione Europea in nome dei ritardi turchi nell’applicazione degli standard democratici, dall’altra si rendono complici della repressione del governo di Erdogan nella repressione delle attività delle organizzazioni politiche, sociali e culturali critiche nei confronti della nuova potenza regionale.

Ieri una vera e propria retata condotta in contemporanea dalle polizie di Francia e Spagna nei due paesi ha portato all’arresto di ben 23 cittadini curdi, accusati di essere membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), organizzazione inserita nella ‘black list’ dell’UE (nel luglio del 2011) e degli Stati Uniti proprio su richiesta turca.

Sei gli arresti realizzati in Spagna, a Madrid, Murcia e Barcellona nell’ambito dell’operazione ”Cappadocia”. Durante le perquisizioni, ha detto un rappresentante del Ministero degli Interni di Madrid, sarebbero stati trovati denaro – in realtà la cifra sequestrata non arriva ai 28 mila euro – e armi non meglio precisate.

Diciassette curdi sono stati invece arrestati nel sud ovest della Francia nel quadro di una inchiesta che di fatto accusa gli esponenti della comunità curda di aver tentato di estorcere denaro ai propri compatrioti che vivono a Parigi. “Gli arresti sono stati effettuati negli ambienti curdi del Pkk a Bordeaux e Tolosa” hanno dichiarato gli investigatori, secondo i quali le persone arrestate devono rispondere di tentata estorsione di fondi a spese di artigiani di origine curda della regione.

Non è la prima volta che la repressione e la criminalizzazione degli attivisti politici curdi in Europa prende la forma di un’imputazione non politica come l’estorsione. E’ successo anche nei mesi e negli anni scorsi in alcune regioni italiane, quando a finire in manette – per poi essere, in molti casi, scarcerati e discolpati poco dopo –erano stati dirigenti delle organizzazioni della diaspora curda accusati di estorcere denaro ai propri compatrioti.

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