A costringere a farsi da parte Avigdor Lieberman non sarà un rifiuto dell’opinione pubblica israeliana della sua ideologia di ultradestra – che, al contrario, conquista consensi e viene adottata anche da altri leader politici – ma, forse, il processo che lo vede imputato per frode e abuso d’ufficio. Ieri all’apertura del procedimento il ministro degli esteri e stretto alleato del premier incaricato Benyamin Netanyahu si è dichiarato non colpevole ma nei suoi confronti ci sarebbero prove consistenti.
Secondo la procura ha favorito la carriera di un diplomatico che nel 2001 gli avrebbe rivelato informazioni riservate su una indagine che lo riguardava. Non è la prima volta che il ministro degli esteri finisce nei guai con la giustizia. In piu’ occasioni Lieberman si e’ trovato coinvolto in storie torbide. Stavolta però rischia davvero grosso. Una eventuale condanna a più di tre mesi gli impedirebbe di ricoprire la carica di ministro o di deputato per i successivi sette anni.
Travolto dalle accuse, messo sotto pressione dall’opposizione e dalla stampa, Lieberman si era dimesso alla fine del 2012. Netanyahu non lo ha abbandonato nella speranza che riesca a scagionarsi ma la vicenda è entrata di diritto nelle trattative per la formazione del nuovo governo. Il premier incaricato, contro la sua volontà, potrebbe essere costretto ad assegnare la carica di ministro degli esteri ad uno dei leader delle formazioni che faranno parte nella nuova coalizione. Il nome che si fa da tempo è quello di Yair Lapid, del partito centrista Yesh Atid emerso seconda forza politica del paese dalle elezioni del 22 gennaio.
Lieberman ha fatto sapere che non si arrenderà e ha chiesto a Netanyahu di riconfermarlo nel suo ministero. Il processo contro di lui riprenderà il 25 aprile con le deposizioni dei primi testimoni.
da Nena News
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa