Menu

Spagna: marea bianca contro la privatizzazione della sanità

Negli ultimi mesi non c’è fine settimana spagnolo senza una mobilitazione, una manifestazione, una protesta. I motivi non mancano: dalla denuncia della corruzione del Partito Popolare alla protesta contro la repressione, dalla richiesta di una moratoria immediata degli sfratti all’opposizione alla chiusura e alla privatizzazione degli ospedali, passando per il no alla controriforma franchista dell’istruzione. Alle forze politiche e sindacali si sommano, e a volte facendo da traino, organizzazioni popolari e sociali create ad hoc, che portano in piazza decine di migliaia di persone arrabbiate, deluse e seriamente preoccupate del proprio futuro e di quello dei propri figli.

Dopo la giornata di sabato, caratterizzata da una cinquantina di cortei contro il terrorismo immobiliare delle banche, ieri è toccato alla ‘marea bianca’, come i media e gli stessi attivisti hanno ribattezzato il vasto e per ora instancabile movimento contro la privatizzazione della sanità pubblica. Dopo tre mesi di proteste, vari scioperi ad oltranza, occupazioni dei nosocomi e circa una decina di giornate di mobilitazione, a decine di migliaia sono tornati a  prendere le strade della capitale contro il piano, approvato da un noncurante governo regionale seguito a ruota da quello statale, che privatizza ed esternalizza decine di centri sanitari in tutta la città e la provincia. E per questo quella di ieri, la sesta ‘marea bianca’ dall’inizio della mobilitazione, si è celebrata non solo a Madrid, ma per la prima volta anche in altre 14 città del Regno, convocata da coordinamenti di pazienti, lavoratori della sanità, attivisti sindacali e sociali, al grido di ‘La sanità non si vende, si difende’. In tutte le manifestazioni gli organizzatori hanno puntato il dito contro il processo di privatizzazione che rende i servizi sanitari meno accessibili e più cari, riduce salari e diritti per i lavoratori del settore e consegna una parte fondamentale del patrimonio pubblico nelle mani di imprenditori senza scrupoli e speculatori.

A manifestare in totale sono state circa 500 mila persone, una mobilitazione da record. Come era prevedibile la manifestazione più imponente è quella che a mezzogiorno è partita da Plaza de Cibeles, quando diversi cortei sono confluiti nel centro della capitale iberica provenienti da vari ospedali. Dopo un’ora le strade di Madrid erano visibilmente imbiancate dai camici dei lavoratori della sanità e dai cartelli dei manifestanti che hanno sfilato fino alla consueta Puerta del Sol.

Gran folla ieri anche a Barcellona, dove a scendere in piazza contro il saccheggio e lo smantellamento della sanità pubblica sono state quasi 50 mila persone. Nella città che per prima, nel 1995, permise l’ingresso di soggetti imprenditoriali privati nella gestione dei servizi sanitari, a convocare la manifestazione erano state la Plataforma pel dret a la salut (Coordinamento per il diritto alla salute, formato da realtà sociali e utenti) e la Plataforma sindical unitària de la Funció Pública, un coordinamento sindacale formato da diverse sigle. Decine di migliaia di persone hanno marciato dietro uno striscione che recitava “In difesa della sanità pubblica, né privatizzazione né tagli”. Altri striscioni reclamavano “la salute non ha prezzo’ e “Retalleu la corruPPCiU” (tagliate la corruzione in riferimento ai partiti PP e CiU, in catalano). Il governo autonomo catalano, al pari di quello della comunità di Madrid, ha previsto da tempo la chiusura e la privatizzazione di numerosi ospedali e ambulatori scatenando la rabbia dei lavoratori e dei cittadini.

Leggi anche:

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *