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Le schiave del sesso dei ribelli siriani


Almeno tredici ragazze tunisine, così come accadde per migliaia di ragazze coreane ‘schiave del sesso’ dei soldati giapponesi durante la seconda guerra mondiale, fanno da ”donne di conforto” per i miliziani jihadisti che combattono in Siria contro i soldati leali a Bashar al Assad. E’ ciò che emerge da una denuncia scioccante fatta da un militante islamista e salafita tunisino che, fino a due settimane fa, combatteva in Siria nelle milizie ribelli abbandonate però quando ha saputo di quanto accadeva alle sue concittadine.

L’uomo si chiama Abou Koussay e viene dalla regione tunisina di Sidi Bouzid, da cui in centinaia sono partiti in questi mesi per la Siria per una ‘guerra santa’ che, dice lui ora, non si é affatto dimostrata tale. Una quindicina di giorni fa si é concluso il suo complicato viaggio di ritorno in Tunisia. Dopo di ché si è deciso a denunciare quel che, sulla base della propria esperienza diretta, sta dietro alle guerra, a cominciare dagli inganni che circondano i giovani che vengono convinti a partire, spesso da uomini che fanno parte di un partito politico – che lui non ha citato ma assai probabilmente Ennahada – maestri nell’arte di manipolare giovani menti nei confronti dei quali viene realizzato un vero e proprio lavaggio del cervello.

Koussay – che ha rilasciato un’intervista telefonica al quotidiano Assarih, da un luogo che non ha rivelato, forse temendo per la sua vita – ha detto che i giovani combattenti tunisini sono privati di ogni libertà. Sono prigionieri, anzi trattati come schiavi, ha aggiunto, dicendo che molti di loro cercano di scappare per tornare inTunisia. Per lui i tunisini ingaggiati per combattere in Siria sono almeno duemila e molti di essi sono morti in battaglia, pagando anche i pochi giorni del loro addestramento. Poi la pagina forse più dolorosa ed inattesa, quella delle giovanissime tunisine che in Siria assecondano i “bisogni sessuali” dei miliziani. Sono le donne legate al ‘jihad ennikah’, cioé ad un ”matrimonio” (ennikah) con chi fa la guerra santa, anche se é un concetto senza alcun valore, che vuole solo dare una parvenza di religiosità a quello che resta uno sfruttamento sessuale. Koussay non ha voluto aggiungere altro per fare intuire magari la provenienza di queste ragazze, che per lui sono, come i miliziani tunisini, meno che schiave. 

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