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Crisi europea, scenari di divisione

Si moltiplicano gli studi e i segnali politici: l’attuale Unione Europe è una costruzione zoppa, di cui bisogna ormai prevedere la possibile fine. Chi si limita a dire “viva l’Europa”, esattamente come chi la guarda in cagnesco e basta, non ha alcuna possibilità né di capire cosa stia accadendo né di indicare una via d’uscita praticabile “a sinistra”.
Vi proponiamo qui un articolo di “Voci dalla Germania”, e naturalmente vi rimandiamo alla posizione espressa dettagliatamente in https://www.contropiano.org/primo-piano/item/15299-dentro-leuropa-che-lotta-fuori-dallunione-euroea-delle-gerarchie.

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Come andrà a finire?

German Foreign Policy, osservatorio sulla politica estera tedesca, propone un’analisi realizzata dalla Friedrich Ebert Stiftung (vicina alla SPD) sulle possibili vie di uscita dalla crisi. Gli scenari sono 4, tutti prevedono un’egemonia tedesca sul continente. Da german-foreign-policy.com

In una recente pubblicazione della Fondazione Friedrich-Ebert (vicina alla SPD) vengono descritti 4 scenari per lo sviluppo dell’EU sotto la pressione della crisi Euro. Durante una serie di conferenze tenute in diversi paesi europei, la Fondazione ha cercato di analizzare i possibili effetti della crisi sulla struttura dell’Unione Europea. Il risultato è stato appena pubblicato. Secondo il documento, il consolidamento dell’EU in una unione politica sarebbe desiderabile, ma non cosi’ realistico: piu’ probabile invece la nascita di una unione dai confini ridotti intorno ad un centro tedesco (“Europa core”). In questo scenario, l’Unione Europea resterebbe solo come una zona di libero scambio. Nell’ultimo caso si ipotizza invece il totale impoverimento della periferia EU insieme al possibile collasso dell’intera zona Euro. Tale evento avrebbe le potenzialità per una escalation delle ostilità fra le regioni europee, in particolare fra nord e sud. La Fondazione Ebert ci ricorda che una unione fra piu’ stati puo’ finire anche in maniera violenta: un rischio non da escludere, con esplicito riferimento alla ex-Jugoslavia.

La paura della forza tedesca

L’analisi della “Fondazione Friedrich Ebert” si fonda su numerose conferenze e seminari tenuti lo scorso anno in diversi paesi europei. Il tema era lo sviluppo dell’EU sotto la pressione della crisi. Secondo la Fondazione ci sarebbero quattro possibili scenari. Il documento conferma inoltre che “la consapevolezza della forza tedesca ” è ormai evidente in tutta Europa – ci sarebbe perfino “una non dichiarata paura di Berlino”. E cio’ avrebbe un ruolo importante nei 4 scenari ipotizzati.

Scenario del “tirare a campare”

Il primo scenario descritto dalla Fondazione è quello in cui le parti in campo cercano in qualche modo di “tirare a campare”. In questo scenario proseguono le attuali politiche anti-crisi. I diktat di risparmio vanno regolarmente avanti, mitigati tuttavia da una prudente politica di crescita. I paesi in crisi del sud Europa dovranno essere ancora sostenuti con pacchetti di aiuto; a causa della disoccupazione di massa e dell’impoverimento, nella periferia scoppieranno rivolte dettate dalla povertà. Sul piano della politica mondiale, l’EU uscirà indebolita dalla lunga crisi economica. Al proprio interno emergerebbero forti flussi migratori da un sud-Europa senza prospettive verso un centro piu’ ricco: uno sviluppo che Berlino sta già anticipando con la richiesta di un limite alla libertà di movimento (per i Rom e i Sinti). Secondo la Fondazione, nessuno crede che la strategia del “tirare a campare” possa durare a lungo. Nei paesi in crisi le tensioni già in atto finiranno per esplodere. A cio’ si deve aggiungere il fatto che in Germania i gruppi piu’ influenti eserciteranno una pressione sempre piu’ forte per fermare l’esperimento Euro: per Berlino sarebbe troppo costoso e nella lotta per la leadership mondiale ci sarebbe già un’alternativa nazionale. In aprile è prevista la fondazione ufficiale del partito anti-Euro tedesco, che di queste riflessioni dovrà tenere conto.

Scenario dell’Unione politica

La fondazione Ebert considera uno scenario auspicabile il passaggio verso una completa unione fiscale. In questo caso tutte le competenze necessarie sarebbero trasferite a Bruessel, insieme all’avvio di un profondo processo di integrazione delle politiche economiche europee. Ne farebbero parte l’allineamento delle aliquote fiscali e l’armonizzazione delle prestazioni sociali – insieme alla realizzazione di una piu’ generale “unione politica”. La Fondazione riconosce che difficilmente si arriverà a questo modello: andrebbe contro interessi nazionali ancora molto forti – non da ultimo l’interesse tedesco di evitare la redistribuzione di una parte della ricchezza nazionale ai paesi in crisi del sud Europa. Senza considerare la rinuncia al potere centrale degli stati nazionali, fatto che metterebbe in pericolo l’egemonia tedesca. Una EU fondata su di una unione politica, tuttavia, secondo la Fondazione potrebbe avere su scala globale una maggiore influenza: l’Euro diverrebbe sempre piu’ una valuta di riferimento globale in grado di attrarre risorse finanziarie da tutto il mondo.

Il nucleo europeo

Molto piu’ probabile secondo la fondazione è lo scenario di una “Europa core”. I paesi del centro, che fino ad ora hanno resistito meglio alla crisi, potrebbero integrarsi ulteriormente senza lasciare l’EU. Emergerebbe quindi un nucleo di paesi ricchi, pronti a portare a termine l’unione fiscale, e che si muove congiuntamente verso l’unione politica. In questo scenario l’EU perderebbe ulteriore importanza e si trasformerebbe in una specie di grande zona di libero scambio. Potrebbero entrare a farne parte anche paesi come la Turchia. E’ chiaro che ulteriori differenze in termini di benessere fra centro e periferia sarebbero una fonte costante di tensione: mentre il centro continuerebbe a godere di una certa ricchezza, alcuni dei paesi della periferia sarebbero minacciati dal disastro economico. Secondo la Fondazione, questo scenario avrebbe un carattere potenzialmente non-democratico, in quanto le decisioni fondamentali verrebbero prese nei paesi core, pur riguardando l’intera EU. Gli stati della periferia sarebbero di fatto dominati da un centro a egemonia tedesca. Inoltre, la periferia potrebbe essere attraversata da gravi disordini e quindi causare una potenziale rottura dell’intera Unione Europea.

Disintegrazione

La disintegrazione dell’Eurozona è il quarto scenario considerato della Fondazione. Se non si riuscisse a governare la crisi nemmeno con gli strumenti attuali, sarebbe necessario fare i conti con la dissoluzione totale della zona Euro. Potrebbe quindi emergere intorno alla Germania un blocco con una moneta comune – un Euro nord di cui già ora si discute – mentre i paesi in crisi del sud dovrebbero tornare alla Dracma, alla Lira e alla Peseta. La coesione dell’EU sarebbe erosa mentre nuove misure protezionistiche metterebbero in discussione il commercio estero; nel sud “una profonda recessione potrebbe devastare intere regioni” causando fenomeni di immigrazione di massa. Le ostilità fra le regioni europee, fra nord e sud, ma anche fra le diverse nazioni potrebbero registrare una forte escalation, riprendendo i vecchi stereotipi nazionali. In questo scenario la disintegrazione dell’EU sarebbe inevitabile. Secondo la Fondazione, la disintegrazione potrebbe avvenire secondo il modello Sovietico oppure Jugoslavo: uno scioglimento pacifico, oppure una guerra. La Fondazione suggerisce di prendere sul serio anche quest’ultimo scenario.

La sindrome da Mezzogiorno

Se lo scenario della dissoluzione dovesse realizzarsi, la fondazione Ebert ipotizza il raggruppamento di alcuni paesi intorno ad un centro germanico. La Fondazione ipotizza anche una sindrome da Mezzogiorno. Le zone piu’ ricche potrebbero quindi sganciarsi dalle regioni piu’ in crisi del sud al fine di evitare il collasso economico. Sarebbe il caso ad esempio della Catalogna e del Nord Italia. Di fatto le forze separatiste portano avanti con forza i loro progetti indipendentisti, appoggiati almeno in parte anche dalla Germania. Se le poche regioni del sud Europa ancora in salute economica riuscissero ad agganciarsi ad un centro guidato dalla Germania, Berlino sarebbe allora in condizione di massimizzare il ritorno economico e politico dal collasso dell’EU. Una variante ritenuta in passato come altamente improbabile, ma che organizzazioni vicine ad un partito e che si occupano di politica estera, come la Fondazione Friedrich Ebert, oggi non possono piu’ escludere.

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