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Tunisia: i salafiti fanno paura, polizia contro le proteste

Un docente di un liceo di Sousse é stato minacciato di morte per aver impedito, ”per motivi didattici e di sicurezza”, a due studentesse di entrare in aula con il niqab, il velo integrale. Il professore, che insegna nel liceo ‘2 mars 1934’ della città tunisina, ha denunciato che, a causa della sua decisione, ha ricevuto minacce contro di lui e anche contro la sua famiglia. Il docente ha anche denunciato che sabato scorso alcuni salafiti – estranei all’istituto scolastico – hanno fatto irruzione nel liceo per incitare gli studenti alla protesta contro il professore.

Stanno provocando invece dure reazioni le fotografie, che fanno il giro dei siti d’informazione, che ritraggono un gruppo di bambini che, vestiti da combattenti jihadisti, hanno partecipato ieri mattina alle manifestazioni organizzate nella avenue Bourghiba della capitale per la Festa dei martiri dell’Indipendenza. I bambini, portati dalle loro madri nella manifestazione tra gli sguardi sbigottiti di molti dei partecipanti, indossavano delle finte bandoliere e delle mini-riproduzioni di Kalashnikov. Inoltre il redattore capo di uno dei blog più seguiti dellaTunisia, Nawaat, è stato fermato ieri pomeriggio dalla polizia, per avere utilizzato un piccolo velivolo senza pilota per filmare la manifestazione in questione. Il giornalista, Malek El Khadhraoui, è stato comunque rilasciato ma solo dopo un lungo interrogatorio.

Ieri a scendere in piazza per celebrare la festa dei martiri dell’Indipendenza tunisina non sono stati solo gli islamisti, ma anzi in numerose città la giornata si è trasformata in una occasione di rivendicazione della laicità dello Stato. I partiti laici hanno manifestato in Avenue Bourghiba davanti al ministero dell’Interno mentre altri hanno dato appuntamento davanti al ministero dei Diritti dell’Uomo, gridando slogan a difesa dello Stato laico e contro le ingerenze del Qatar nella vita del Paese. Tanto che una bandiera dell’invadente Emirato, retto da decenni dalla famiglia al Thani, é stata bruciata. Negli ultimi mesi molti esponenti politici laici e organizzazioni della sinistra e dei lavoratori accusano apertamente il Qatar di interferire nella vita politica tunisina, anche con l’invio di predicatori che tentano di diffondere le tesi ortodosse e oscurantiste della tradizione wahabita.

Se ieri non si sono registrati particolari problemi durante le manifestazioni, lo stesso non si può dire per i giorni precedenti. Lunedì sera la polizia ha represso, con estrema violenza, una manifestazione spontanea dei cittadini di Thala che protestavano contro i metodi usati dalle forze di sicurezza per una campagna di contrasto del crimine. Alla fine il bilancio è di decine tra feriti e arrestati. Per reprimere la manifestazione, hanno raccontato alcune radio del governatorato di Kasserine, la polizia ha fatto diversi lanci di granate lacrimogene, disperdendo a manganellate i manifestanti, che a loro volta hanno reagito con sassaiole e incendiando pneumatici per bloccare le strade. La durezza degli scontri e’ confermata anche dal fatto che, per domare la sommossa, i responsabili della polizia hanno sospeso, nella zona interessata dagliscontri, l’erogazione dell’energia elettrica per ‘bonificare’ le strade dai manifestanti.

Il 7 aprile invece erano stati i membri del partito di governo Ennahda (Rinascita) ad essere dispersi dalla polizia con i lacrimogeni mentre manifestavano a Gafsa. Incredibilmente gli islamisti protestavano contro una riunione organizzata nella città della Tunisia centrale dal partito laico Nidaa Tounes. Al grido di ”Vattene via”, riferendosi a Beji Caid Essebsi, ex primo ministro post rivoluzionario e capo del partito, gli islamisti hanno tentato di avvicinarsi all’edificio dov’era in corso il meeting politico dell’opposizione. Alla fine di dicembre del 2012 centinaia di militanti del partito al potere e della Lega per la protezione della Rivoluzione – una milizia islamista – avevano attaccato un hotel di Djerba dove si erano riuniti rappresentanti del Nidaa Tounes. Quella volta la polizia aveva lasciato fare.

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