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Turchia, quale amore per le divise

In una fase in cui i passi internazionali e interni della politica turca sono particolarmente ricchi di risvolti fra le riaperture a Israele, indotte da Washington in chiave strategica Nato verso la crisi siriana, le trattative col movimento kurdo tramite il leader prigioniero Öcalan, l’indagine svolta da un Centro di studi strategici (Bilgesam) offre uno spaccato sull’attuale sentimento della popolazione verso i propri apparati militari. I dati sono stati raccolti tramite un questionario di una sessantina di domande rivolte a un campione rappresentativo. Secondo il sondaggio il 64% dell’attuale cittadinanza ritiene le Forze Armate l’istituzione più importante del Paese, seguita dalla polizia che raccoglie il 50% dei consensi. Eppure non vengono ben viste la contrapposizione ai costumi religiosi e le tendenze interventiste (e golpiste) mostrate in passato dalle ‘stellette’. Negativi i giudizi anche sulle spese militari e la leva obbligatoria che l’85% dei pareri espressi vorrebbe più breve.

Il responsabile della ricerca ha cercato di tranquillizzare i responsabili politici sottolineando che l’intento della ricerca non era quello di danneggiare l’istituzione militare ma di saggiare il pensiero popolare. Ovviamente le risposte sono lo specchio dell’orientamento politico degli intervistati, così aderenti al Partito nazionalista (Mhp) mostravano una maggiore fiducia verso i generali al contrario di chi rispecchia le idee del partito filo kurdo (Bdp). Un risentimento verso la struttura di difesa traspare anche da chi è vicino all’attuale partito di governo, Akp, minacciato in un passato neppure così lontano dalla repressione delle Forze Armate. Un dato sintomatico sul rapporto di amore-odio dei turchi verso l’uniforme riguarda appunto il vestirla, anche indirettamente attraverso i congiunti. Infatti in parecchi hanno mostrato riserve sul servizio militare dei propri figli (60%) e il numero risultava elevato fra gli stessi nazionalisti (47%).

Nonostante le ombre sugli anni bui del golpismo c’è chi ritiene che la struttura militare turca sia valida e che si sia voluto deliberatamente screditarla, lo dice l’82% dei sostenitori del partito repubblicano (Chp) e il 38% di chi vota Akp. Costoro rovesciano totalmente le percentuali attorno alla domanda sull’esistenza del complotto di Ergenekon, vero solo per il 18% dei repubblicani e per l’87% dei seguaci di Erdoğan. Ma nei confronti di colpi di mano come quello del 1997 solo il 30% del campione esaminato esprime un assenso o ne ammette un bisogno per “cause di forza maggiore”. Il ruolo di casta chiusa e autoreferenziale dell’ambiente militare non viene benvisto sebbene ancora c’è chi ritiene come la struttura operi per il bene della nazione, ma un’ampia fetta (75,5%) sostiene che non dev’essere politicizzata né mostrare velleità d’intervento politico.

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