“La situazione di armistizio nella penisola coreana è finita” così dichiarava un documento del governo e dei partiti della Repubblica Popolare Democratica di Corea dello scorso 30 marzo.
La Corea del Sud e le forze armate Usa nell’area, secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap, hanno posto le loro forze a “Livello 2”. Il livello 2, indica una “minaccia vitale”, spiega l’agenzia citando un responsabile militare sotto anonimato. In tempo di pace il livello di sorveglianza è 4. Il livello 3 corrisponde a una «importante minaccia”.
Come si è arrivati ad una situazione che – in modo molto scenico e a beneficio dei mass media internazionali – vede il Giappone schierare batterie di missili in mezzo alle proprie città?
Dall’11 marzo nell’area sono in corso esercitazioni militari congiunte tra USA e Corea del Sud denominate “Key Resolve “ e di cui la prima fase (simulazione al computer) si è conclusa il 21 marzo. Parallelamente il 1 marzo sono scattate altre manovre militari denominate Foal Aquila che hanno invece visto la mobilitazione di 200.000 soldati sudcoreani e 10.000 soldati statunitensi e sono programmate fino al prossimo 30 aprile. Queste manovre, assai più intrusive verso il territorio della Corea del Nord, vedono la partecipazione della portaerei a propulsione nucleare statunitense “George Washington” e di altre18 navi da guerra tra cui un paio di sommergibili nucleari, inoltre sono coinvolti i bombardieri strategici B -52 e i caccia invisibili stealth F-22 Raptor. Secondo le stesse ammissioni delle autorità militari della Corea del Sud, il dispiegamento di bombardieri B-52 statunitensi, dall’isola di Guam, è insolito. Il B-52 ha un ampio raggio d’azione e può trasportare quattro bombe termonucleari.
La Corea del Nord il 27 marzo ha dichiarato, che metteva lo stato delle forze armate in assetto uno e molti hanno interpretato questa affermazione come una dichiarazione di guerra. Il sistema dei mass media e le autorità di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud hanno alimentato un allarmismo crescente.
E’ bene che nessuno sottovaluti le conseguenze della crescente tensione nell’area. Non è un mistero che la regione del Pacifico sia diventata “prioritaria” negli interessi strategici statunitensi rispetto ad altre (es: il Medio Oriente) e proprio nel Pacifico si acutizzano le tensioni tra Usa e Cina. Una guerra in questa area, anche non nucleare, avrebbe conseguenze internazionali pesantissime. La penisola coreana è ben dentro questa escalation. Ma a rendere il procedere degli avvenimenti più rischioso infatti c’è anche la crisi sistemica che si è abbattuta sulle maggiori economie capitaliste alle prese con quello sviluppo disuguale del capitalismo che secondo molti osservatori autorevoli nella storia e nel presente – da Lenin ad Alvin Toffler – è il principale motivo delle guerre avvenute.
In secondo luogo, l’escalation di tensione e di meccanismi automatici di mobilitazione delle forze armate, aumenta considerevolmente il rischio di “incidenti”. Il problema è che gli “incidenti” in condizioni normali provocano note diplomatiche di protesta, in condizioni di alta tensione possono innescare incidenti più gravi dai quali spesso è difficile retrocedere.
La Corea del Nord sembra aver ben compreso come la situazione sia estremamente grave.“Sono passati giorni e mesi su questa terra in mezzo al costante pericolo di una guerra, ma la penisola coreana non era mai stata esposta al pericolo di una guerra nucleare come oggi” ha dichiarato il portavoce del comando generale dell’Esercito Popolare della Corea del Nord. “Il momento dell’ esplosione si avvicina rapidamente. Nessuno può dire se la guerra scoppierà in Corea o meno e se scoppierà oggi o domani. La responsabilità di questa grave situazione ricade interamente sull’amministrazione americana e sui guerrafondai desiderosi di invadere la sovranità della RPDC e di abbattere il suo dignitoso sistema sociale con logiche brigantesche”.
Spesso, in questi anni si è ritenuto che la Corea del Nord alzasse il tiro solo per ottenere una riapertura del dialogo, una sorta di guerra dei nervi che si è ripetuta spesso nelle tensioni e nella relazioni tra RPD di Corea e Stati Uniti. Ma questa volta il comitato centrale del Partito del Lavoro della Corea del Nord nella riunione del 30 e 31 marzo aveva tenuto a chiarire che: “Le armi nucleari della Repubblica Popolare Democratica di Corea non sono merci per ottenere dollari e non sono merce di scambio politico, né un fattore per i rapporti economici da scambiare al posto di un vero dialogo o di essere messo sul tavolo dei negoziati al fine di costringere la Corea del Nord a disarmare stessa”.
La Corea del Nord sembra dunque aver preso molto seriamente la tensione nell’area. Rilevazioni satellitari statunitensi affermano che altri quattro o cinque moduli mobili, utilizzati per il trasporto e il lancio di vettori (transporter-erector-launchers, Tel), sono stati recentemente sistemati nella provincia meridionale di Hamkyung, più vicino al confine con la Corea del Sud. I Tel sono piattaforme multiuso, impiegabili sia per missili a corto raggio Scud, piuttosto vetusti e che hanno una copertura di 300-500 km, ma anche per missili a medio raggio del tipo Nodong, che possono raggiungere i 1.300-1.500 km.
Un fatto che può indicare come la situazione non sia del tutto compromessa, viene dall’annuncio che il posto di frontiera di Dandong tra la Cina e la Corea del Nord è stato chiuso ai turisti, secondo le autorità doganali cinesi, dopo l’ invito rivolto dal governo di Pyongyang agli stranieri affinché lascino la Corea del Nord di fronte a un rischio guerra, ma che la frontiera di Dandong rimane aperta per il traffico commerciale.
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