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Ricordando l’offensiva israeliana del 2014 contro Gaza *

L’8 luglio di cinque anni fa,  l’occupazione israeliana lanciò una delle sue offensive militari più letali contro la Striscia di Gaza nella storia recente. Il conflitto provocò la morte di 2.251 persone, con oltre 11.000 feriti, secondo fonti palestinesi e delle Nazioni Unite. A distanza di cinque anni, Gaza è ancora oggetto di intensi attacchi da parte di Israele e del blocco in atto che dura da 11 anni.

L’offensiva militare israeliana sulla striscia di Gaza ebbe luogo sullo sfondo di un secondo governo di unità palestinese formato, agli inizi di giugno, dal Movimento di resistenza islamica – Hamas  nella Striscia di Gaza e dall’Autorità palestinese in Cisgiordania. Minacciato dalla riconciliazione tra le due principali fazioni palestinesi, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avvertì che l’AP doveva scegliere tra la pace con Hamas e la pace con Israele.

Dieci giorni dopo, il 12 giugno, tre coloni israeliani scomparvero in Cisgiordania, un episodio per il quale Israele accusò Hamas, senza tuttavia fornire prove a sostegno delle proprie accuse. Per Netanyahu  il rapimento dimostrava che il patto di unità tra le fazioni palestinesi non poteva essere approvato.

Funzionari di alto livello di Hamas negarono  il coinvolgimento e l’Autorità Palestinese attribuì i  rapimenti al clan Qawasameh, un gruppo all’interno di Hamas che ha spesso agito contro le politiche del partito. Per lo storico israeliano Ilan Pappé la motivazione del rapimento era da collegare all’omicidio di due adolescenti palestinesi da parte delle forze israeliane nel maggio 2014; il rapporto dell’autopsia aveva mostrato che i ragazzi erano stati uccisi dal fuoco vivo dei soldati israeliani ed era stato reso pubblico il giorno prima del rapimento.

All’indomani del rapimento, Israele  avviò un giro di vite sui presunti associati di Hamas nella West Bank. Circa 11 palestinesi vennero uccisi e decine vennero feriti  fino al 2 luglio, con centinaia di arresti, molti dei quali vennero poi liberati nel contratto di scambio dei prigionieri di Gilad Shalit. L’omicidio di un adolescente palestinese da parte di coloni israeliani poi scatenò diffuse proteste nei territori occupati. Israele bombardò la Striscia di Gaza, provocando un piccolo lancio di razzi da varie fazioni nell’enclave assediata.

Dopo che i tentativi di acconsentire a un cessate il fuoco fallirono, con Tel Aviv che si rifiutava di accettare le richieste di Hamas di mettere fine all’assedio e di  liberare i prigionieri politici, il 7 luglio l’esercito israeliano annunciò l’inizio dell’Operative Protective Edge(“Margine Protettivo”) per “colpire duramente Hamas”.

Nelle prime 48 ore dell’operazione, Israele lanciò 400 tonnellate di bombe su Gaza. Nei due mesi successivi, circa 6.000 attacchi aerei furono lanciati sugli assediati 365 km quadrati del territorio costiero.

Il successivo bombardamento provocò la fuga di circa 500.000 persone; 300.000 civili furono costretti a rifugiarsi nelle scuole dell’UNRWA. L’elettricità agli ospedali  venne interrotta, sottraendo a  centinaia di migliaia di persone l’assistenza medica di base.

Hamas  lanciò razzi verso Israele in risposta  facendo tuttavia ben pochi danni. Mancando di sistemi di guida di precisione, gli attacchi erano indiscriminati di default, ma Hamas  affermò che in molte occasioni i suoi missili colpirono obiettivi militari. Viceversa, Israele usò tutto il suo arsenale di precisione concesofferessole dagli Stati Uniti per indirizzare le bombe sulle aree civili deliberatamente, sostenendo che i militanti si nascondevano nelle case, nelle scuole e negli ospedali.

L’esercito israeliano iniziò anche un’invasione di terra limitata, concentrandosi sulla distruzione di tunnel usati per trasferire le necessarie forniture umanitarie alla popolazione assediata. I tunnel sono stati descritti come “la linea di vita di Gaza”.

L’offensiva suscitò l’indignazione della comunità internazionale, con proteste organizzate in tutto il mondo a sostegno dei palestinesi.

Cosa è successo dopo?

Il 3 agosto, l’esercito ritirò la maggior parte delle sue forze di terra dalla Striscia di Gaza dopo aver completato la distruzione di 32 tunnel. Una settimana dopo, entrò in vigore una tregua di tre giorni negoziata dall’Egitto, che portò a una serie di brevi cessate il fuoco, prima che Israele e Hamas accettassero la fine delle ostilità il 26 agosto.

La “Guerra di Gaza” ha avuto conseguenze durature per i due milioni di abitanti della Striscia. Più di 2.250 palestinesi sono stati uccisi, 500 dei quali erano bambini e 11.000 sono rimasti feriti, mettendo a dura prova il già malmesso settore medico.

Inoltre, almeno 20.000 edifici vennero distrutti nel bombardamento israeliano, ridotti in macerie o resi inagibili, tra cui moschee, chiese, ospedali e scuole. Pierre Krähenbühl, il Commissario Generale dell’UNRWA, lanciò un appello per 178 milioni di £ (295 milioni di $) in aiuti internazionali  finalizzati ad operazioni di recupero, ma poco della ricostruzione pianificata  venne completata.

Il bilancio delle vittime israeliane è stato di 67 soldati e sei civili al momento del cessate il fuoco.

L’ONU ha affermato nel 2015 che Israele ha commesso crimini di guerra durante l’offensiva perché prese di mira le case abitate da civili. Israele si rifiutò di cooperare con l’indagine delle Nazioni Unite che accusò di aver tratto le sue conclusioni in anticipo. Il rapporto ha supportato i palestinesi nel presentare una petizione alla Corte penale internazionale (ICC), che deve ancora aprire un’indagine completa sulle accuse, nonostante i dossier  e le prove che, secondo quanto riferito, sarebbero stati forniti dall’AP.

Un’indagine di due anni compiuta dall’Osservatorio ufficiale israeliano nell’operazione ha rivelato anche l’anno scorso che il governo non volle a esplorare soluzioni diplomatiche per prevenire il conflitto di sette settimane. Il rapporto di 200 pagine ha anche accusato il governo Netanyahu di aver ignorato diversi avvertimenti da parte dei servizi di sicurezza sulla circostanza che il blocco in corso a Gaza stava intensificando le tensioni e che avrebbe potuto esserci reazioni violente se non attenuato.

A distanza di cinque anni, riferisce ancora Al Ray, i palestinesi a Gaza continuano ad essere soggetti alla brutalità israeliana, come dimostrato di recente durante le  proteste della  Grande Marcia del Ritorno dalla fine di marzo. Almeno 2017 persone sono state uccise dalle forze israeliane, compresi bambini, personale medico e giornalisti. Un alto funzionario israeliano ha twittato: “Niente era incontrollato; tutto era accurato e misurato e sappiamo dove ogni proiettile [sparato da cecchini israeliani] è andato a segno“. Gli attivisti ritengono che questo da solo sia sufficiente per accusare il personale militare israeliano e condannarlo per crimini di guerra.

* Tradotto da International Middle East Media Center del 08/07/2019 

 

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