I deputati-ambasciatori, tutti del Partito della Democrazia e dello Sviluppo (Bdp), proseguono la spola fra il supercarcere di İmralı e il Parlamento turco con soste per conferenze stampa, come quella organizzata domenica a Istanbul nel loro quartier generale, dove hanno spiegato gli ulteriori passi della trattativa fra Pkk e governo Erdoğan. Di ritorno dalla quinta visita il duo Önder e Buldan ha annunciato che mercoledì 17 Abdullah Öcalan renderà pubbliche le risposte dei comandanti della base di Kandil sul tema del ritiro dal territorio turco. Il messaggio che il leader prigioniero ha girato ai deputati dice “Il processo di pace sta proseguendo velocemente. Mi sto battendo personalmente per un cessate il fuoco permanente e per assicurare il ritiro dei guerriglieri. Rivelerò i dettagli degli sforzi in atto. Ringrazio chi sta contribuendo a una soluzione democratica della controversa questione e saluto chi, come me, crede in una pace giusta e democratica”.
Dopo l’intervento di Öcalan la smobilitazione della guerriglia kurda diventerà esecutiva, chi resta in Turchia passerà le armi a chi andrà oltre confine nella zona irachena. Per quanto si sa duemila combattenti si allontaneranno silenziosamente evitando contatti con la popolazione dei villaggi del sud-est per non surriscaldare gli animi. Il Pkk ha chiesto una sorta di legge di garanzia per tale operazione, ma Ankara pare tuttora riluttante a sancirla nonostante la grande mobilitazione propagandistica che parla apertamente di “processo di pace”. Un esempio viene dall’accademico Şevki Hakyemez, che insieme ad altre personalità ha riflettuto sul passo storico nella politica turca, e ha recentemente dichiarato: “Il terrore è costato molto alla Turchia. Questo problema non è solo guidato da necessità economiche ma da serie questioni umanitarie e sociali. Il governo ha lanciato un processo per risolvere la contraddizione. E’ un passo coraggioso, il piano può svilupparsi solo se viene sostenuto dalla società civile”.
Intanto un’ampia fetta della popolazione potrà iniziare a lavorare nella zona del Mar Nero a cominciare dalla provincia di Düzce, visto che a seguito dei colloqui dello scorso ottobre si sta avviando una fase distensiva e di confronto fra gli abitanti di quelle zone pur provenienti da diversi gruppi etnici. Mentre in un intervento su Nuçe Tv la Buldan ha invitato i giovani dell’università Dicle a evitare contrasti coi coetanei turchi di tendenze nazionaliste che praticano frequenti provocazioni. “Il momento è assai delicato invito ognuno ad agire con cautela senza compromettere la soluzione pacifica e democratica della questione kurda”.
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