I bambini che svengono nelle scuole in preda alla fame, in Grecia, non fanno ormai più notizia. Ci si abitua a tutto, e ciò che qualche anno sembrava terribile oggi viene assorbito, digerito senza grandi scossoni dall’opinione pubblica anestetizzata da una situazione che ricorda quella di un paese uscito da una guerra.
E’ nel mondo che, con il solito colpevole ritardo, si accorge in queste ore di quanto sia grave la condizione in cui la classe politica locale e la troika hanno ridotto la Grecia, di quanta sofferenza sociale stiano generando le “amorevoli” cure delle istituzioni europee.
E così negli ultimi due giorni i quotidiani internazionali si occupano con dovizia di particolari dei bambini che rovistano nella spazzatura per trovare qualcosa da mettere sotto i denti, di altri che chiedono gli avanzi ai loro compagni di scuola più fortunati, di quelli piegati in due per i crampi. ”Neppure nei miei incubi mi sarei aspettato una situazione del genere – spiega al New York Times Leonidas Nikas, direttore di una scuola elementare di Atene -. Ormai siamo al punto che i bambini arrivano a scuola affamati. Le famiglie hanno difficoltà non solo con il lavoro, ma a sopravvivere”. L’anno scorso si stima che il 10% degli scolari di elementari e medie abbia sofferto la fame, ”e la Grecia é ora al livello di alcuni paesi africani”, rileva Athena Linos, docente della facoltà di medicina di Atene. Le scuole greche ormai non offrono il pranzo, gli studenti si portano il cibo da casa o lo comprano nelle mense. Se se lo possono permettere. Ma il costo é diventato insopportabile per molte famiglie e alcuni ragazzi stanno iniziando a rubare il cibo. Alexandra Perri, insegnante in una scuola di Acarne, racconta che 60 dei loro 280 studenti soffrono di malnutrizione. ”Quest’anno i casi di malnutrizione sono aumentati moltissimo”. Secondo un rapporto dell’Unicef del 2012, tra le famiglie greche più povere con bambini, oltre il 26% ha una dieta economicamente debole. Il fenomeno é molto evidente tra gli immigrati ma si sta diffondendo rapidamente tra i greci nelle aree urbane.
A causa della gestione della crisi economica – cioè a causa dei tagli indiscriminati al welfare, dei licenziamenti e delle decurtazioni salariali ordinate da UE e FMI – in Grecia è esploso anche il numero di morti causate da suicidi e omicidi.
Le ingiuste e fallimentari misure di austerità imposte alla Grecia si sono tradotte in sofferenza sociale diffusa e aumento del disagio. I cittadini fanno sempre più spesso i conti con depressione, problemi mentali, abuso di sostanze e malattie infettive. “I risultati del piano di austerità adottato per fronteggiare la crisi sono stati peggiori di quanto avessimo immaginato” spiega un team di ricercatori greci e statunitensi. Sull’American Journal of Public Health i ricercatori citano dati che mostrano come la recessione, abbinata alle successive misure imposte al Paese, abbia portato a un netto peggioramento dei servizi sanitari. I ricercatori dell’Università Aristotele di Salonicco e dell’Università del New Mexico hanno esaminato i dati delle condizioni economiche e sociali attuali, l’utilizzo dei servizi sanitari e la salute dei cittadini. Emerge che i principali indicatori di salute pubblica sono crollati di pari passo con l’introduzione delle politiche di austerità, che hanno drasticamente ridotto i servizi pubblici. Nel dettaglio, tra il 2007 e il 2009 i tassi di mortalità per suicidio e omicidio tra gli uomini sono cresciuti rispettivamente del 22,7% e del 27,6%. Nonostante l’effetto negativo evidente la Grecia ha subito ulteriori tagli: le spese del ministero della Salute sono scese del 23,7% tra il 2009 e il 2011. Nel frattempo, a causa della disoccupazione e del crollo dei redditi dei cittadini ellenici, é diminuito il ricorso alle strutture mediche private, e i pazienti si sono riversati sugli ospedali pubblici, che insieme ai servizi di assistenza primaria in due anni hanno incassato un +6,2% e un +21,9%. Numeri che hanno colpito gli stessi ricercatori, spiega da Londra Elias Kondilis: “Ci aspettavamo che queste politiche di austerità potessero influenzare negativamente i servizi sanitari e la salute” dei cittadini, “ma i risultati sono stati molto peggiori di quanto avessimo immaginato”. Sulla base della ‘fotografia’ scattata in Grecia, gli autori dello studio criticano l’adozione di politiche di austerità che potrebbero causare un deterioramento delle condizioni sanitarie anche in altri Paesi europei e negli Stati Uniti. Il ricercatore statunitense del team, Howard Waitzkin, é convinto che “le politiche dei tagli proposte attualmente negli Usa porteranno a simili effetti devastanti per i servizi sanitari e la salute. Invece delle politiche di austerità, abbiamo bisogno di un aumento della spesa pubblica per stimolare la nostra economia in crisi e per proteggere la salute del nostro popolo”, dice. I ricercatori indicano che la strada è quella adottata da alcuni paesi dell’America Latina, dove i governi locali si sono opposti alla richiesta da parte delle istituzioni economiche internazionali di ridurre gli investimenti pubblici nei servizi sanitari. Il che, sostengono gli studiosi, ha portato a un miglioramento degli indicatori economici e di salute.
Ma in America Latina, occorre ricordarlo, rivoluzioni progressiste e popolari hanno spazzato via i governi subalterni alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale…
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Riccardo
Il conto alla rovescia verso l’Italia e’ gia’ partito. O ci solleviamo o soccomberemo.