Lo riferisce oggi il quotidiano online bdnews24. Nel crollo dell’edificio, afflosciatosi come un castello di carte, risultano morte, al momento, morte 315 persone, mentre sono in corso affannose ricerche per localizzare centinaia di altri lavoratori mancanti all’appello.
Il premier Bengalese Sheikh Hasina aveva rivolto un appello ai proprietari delle imprese affinché uscissero dalla latitanza e si consegnassero alla polizia. Cosa che hanno fatto poco dopo la mezzanotte locale di oggi Mahbubur Rahman Tapas e Bazlul Samad Adnan, proprietari della New Weave Bottoms e della New Weave Style.
Ora la polizia sta attivamente ricercando altri responsabili, fra cui Aminul Islam, proprietario della Phantom Apparels e della Phantom Tac Bangladesh Ltd, e Anisur Rahman della Ethertex Textiles, che sono ancora latitanti.
Fonti non identificate hanno assicurato che la direzione delle cinque imprese di abbigliamento avevano obbligato gli operai a recarsi al lavoro mercoledi’ nonostante nelle mura dell’edificio fossero apparse impressionanti crepe. E’ prassi “imprenditoriale”, non solo in Bangladesh, sottovalutare o addirittura negare l’esistenza dei problemi di sicurezza. Tanto basta spremere una lacrimuccia quando poi la frittata è fatta e la gente o i lavoratori ci lasciano la vita.
Da questo punto di vista, per esempio, non esistono differenze sostanziali tra Mahbubur Rahman Tapas e Bazlul Samad Adnan, proprietari della New Weave Bottoms e della New Weave Style, e Mauro Moretti, ex sindacalista diventato amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato (do you remember strage di Viareggio e i licenziamenti ripetuti di delegati alla sicurezza?).
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