La corte d’appello di Istanbul ha annullato per irregolarità la condanna a 10 mesi di carcere con la condizionale inflitta all’inizio del mese in primo grado al pianista di fama mondiale Fazil Say, accusato di offesa ai valori religiosi della popolazione turca per alcuni tweet ritenuti blasfemi contro l’Islam. La corte ha ordinato la ripetizione del procedimento accogliendo il ricorso del pianista. La condanna di Say aveva suscitato numerose proteste in Turchia e nel resto del mondo.
Fazil Say, 43 anni, considerato in Germania il ”Mozart turco”, era stato condannato a 10 mesi in primo grado il 15 aprile da una corte di Istanbul. Dopo la sentenza la Commissione europea fra gli altri si era dichiarata ”preoccupata” e aveva invitato Ankara al ”pieno rispetto della libertà di espressione”. Say, ateo dichiarato e noto oppositore del governo islamico-liberale del premier Recep Tayyip Erdogan, aveva denunciato un ”processo politico” voluto dal partito governativo Akp. Nei tweet ritenuti blasfemi per i quali era stato processato, il musicista aveva fra l’altro ironizzato sulla chiamata sbrigativa alla preghiera del muezzin di una moschea di Istanbul: ”22 secondi…: come mai tutta questa fretta? Un’amante? Il Raki? (il liquore all’anice turco, ndr)”. E sul paradiso islamico, citando il grande poeta persiano del 1100, Omar Khayyam: ”Tu dici che fiumi di vino scorrono in Paradiso: per te é un’osteria celeste? E che due vergini vi attendono ogni credente: vuoi dire che il Paradiso é un bordello celeste?”. Molti artisti e intellettuali si sono schierati al suo fianco, come pure 103 deputati tedeschi. Il musicista non ha escluso di auto esiliarsi in Giappone: ”sono forse il primo al mondo – aveva detto – processato per essersi dichiarato ateo”. Il capo dell’opposizione di centrosinistra Kemal Kilicadaroglu aveva criticato Erdogan affermando: ”se volete mettere in prigione i nostri artisti, incoraggiate i giudici a continuare cosi. Se condannate i nostri artisti, non coprirete di vergogna solo voi stessi, ma il nostro paese. La Turchia non merita questo”. Erdogan non aveva voluto commentare la sentenza, invitando i cronisti a ”non perdere tempo con queste cose” mentre il vicepremier Bulent Arinc aveva affermato che ”se si insulta quello in cui altri credono, questo merita una sanzione penale”.
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