Sono passati due anni esatti dalla primavera del 2011 quando esplose in Spagna, inaspettato, il movimento sociale contro i tagli e l’austerity ribattezzato dai media ‘movimento degli indignados’. Un magma che a partire da rivendicazioni di tipo sociale ed economico, seppur in forme spesso ingenue e contraddittorie, ha messo per la prima volta dopo decenni in discussione a livello di massa l’assetto istituzionale del paese, rivendicando democrazia diretta e un sistema elettorale proporzionale. Era il 15 maggio del 2011 quando per la prima volta decine di migliaia di persone – giovani soprattutto, ma non solo – occuparono il centro di Madrid e Puerta del Sol, dando vita ad un movimento che tra alti e bassi è sopravvissuto fino ad oggi, perdendo qualche pezzo ma in qualche modo acquisendo maggiore capacità di analisi e di proposta e collegandosi con alcune realtà sociali di un paese sempre più in preda all’austerity. Negli ultimi due anni in un paese che a lungo è stato in preda alla letargia sociale e politica a sinistra, si sono invece moltiplicate le iniziative concrete, coinvolgendo migliaia di persone che mai si erano avvicinate alla politica e alla mobilitazione, a partire dalle giornate di lotta che hanno assediato il parlamento, ai movimenti contro la privatizzazione delle strutture sanitarie o contro la riforma dell’istruzione pubblica, le cosiddette maree. Insomma in due anni il movimento è cambiato, è maturato, si è riempito di contenuti e pur perdendo in parte la capacità di mobilitare i grandi numeri si è rafforzato. Anche perché se due anni fa i disoccupati erano quasi 4 milioni e mezzo adesso sono diventati più di sei milioni.
Ieri il movimento è voluto tornare in piazza in grande stile, richiamando il 15 maggio del 2011 in un 12M con numeri sicuramente inferiori ma non meno significativi. Decine di migliaia di persone sono scese in piazza in tutto lo Stato con la parola d’ordine “Dall’indignazione alla ribellione: escrache al sistema”. Richiamando anche la pratica dell’escrache, una forma di denuncia e di sanzionamento che prende di mira ormai da mesi esponenti politici, dirigenti e deputati del Partito Popolare ritenuti responsabili delle politiche di austerità e in particolare di un’ondata di sfratti che in Spagna ha raggiunto livelli di guardia e suicidi a catena.
La manifestazione più partecipata, naturalmente, a Madrid. Alle 17 di ieri tre manifestazioni sono partite da altrettanti punti del centro per poi confluire a Puerta del Sol. Gridando slogan contro i tagli, la disoccupazione e la corruzione, e chiedendo a gran voce le dimissioni di Rajoy e del suo governo a migliaia hanno riempito la piazza divenuta nota in tutto il mondo per le ‘acampadas’ di due anni fa, le cariche, gli arresti, i nuovi riti del movimento spagnolo. In piazza le donne e i movimenti femministi che hanno preso di mira la legge del governo che vuole limitare il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza; i docenti della ‘marea verde’ che si battono contro la riforma franchista del ministro Wert; spezzoni di giovani che denunciavano il ricorso sempre più sistematico alla repressione e alla criminalizzazione delle lotte sociali; i lavoratori della sanità e gli attivisti dei comitati della ‘marea bianca’ che da mesi sono in prima linea contro la privatizzazione o la chiusura di alcuni ospedali; e poi tanti studenti, precari. Accompagnati da alcuni volti noti del mondo della cultura, del cinema, dell’arte e della musica. La mobilitazione madrilena si è conclusa con una grande assemblea di piazza.
Anche a Barcellona, naturalmente, sono tornati in piazza gli ‘indignados’. A migliaia hanno manifestato in Plaza de Catalunya con lo slogan “Fermiamo il genocidio finanziario; insieme possiamo”. Con loro molti attivisti dei collettivi delle Piattaforme contro gli sfratti (PAH), docenti, studenti, lavoratori della sanità che dalle 18 hanno sfilato in corteo nel centro della capitale catalana. L’iniziativa è sfociata poi nell’occupazione di un edificio di 4 anni nel centro di Barcellona, da tempo abbandonato.
Manifestazioni simili si sono tenute in contemporanea, ieri pomeriggio, anche in altre 20 città dello Stato Spagnolo, dalle Asturie all’Andalusia, da Bilbao a Valencia a numerose località della Castiglia. In nessun caso si sono registrati scontri di alcun tipo.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa