Roma, 16 maggio 2013, Nena News – Le voci che ieri si sono rincorse sull’uccisione di alcuni palestinesi che manifestavano nel campo profughi di Yarmouk, a Damasco, trovano conferma oggi. Sky News pubblica il resoconto di Tim Marshall, direttore di Foreign Affairs, presente alla manifestazione di ieri. Ne riportiamo la traduzione: “Sapevamo cosa stava per succedere e allora abbiamo indossato elmetti e giubbini anti-proiettile. I manifestanti sapevano cosa stava per accadere, non avevano alcuna protezione ma continuavano a camminare dritti verso la linea del fuoco.
I manifestanti erano per lo più palestinesi siriani, molti dal distretto di Yarmouk a Damasco, fuggiti dopo che il campo è stato preso dalle forze di opposizione otto mesi fa. Qualcuno ci ha gridato: “Per favore, dite al mondo la verità! Non vogliamo i ribelli qua, vogliamo che l’esercito li uccida!”. Alcuni portavano con sè foto del presidente Assad, altri le bandiere palestinese e siriana.
Una donna ha chiamato l’Esercito Libero Siriano “cani” e ha detto che gli uomini a Yarmouk non erano siriani, ma arrivavano dalla Cecenia e dall’Afghanistan. Non possiamo verificarlo.
Gli uomini armati a Yarmouk avevano avvertito i manifestanti di non avvicinarsi, minacciando di aprire il fuoco. Il fatto che pochi soldati dell’esercito siriano stessero accompagnando i manifestanti ha reso la cosa certa. Circa mille persone erano alla manifestazione. Alcuni leader religiosi e alcune donne erano all’inizio della marcia quando si sono avvicinati nel campo di fuoco delle opposizioni.
Gli spari sono cominciati praticamente subito. Un uomo è caduto, seguito da altri. L’ufficiale dell’esercito che aveva insistito per accompagnarci è stato colpito dalle schegge. I manifestanti sono fuggiti indietro verso un’area vuota, alcune donne piangevano dalla paura.
Mentre ci sorpassavano, un uomo ci ha fermato e ha gridato di essere sicuro che i combattenti non erano siriano, ma uomini pagati per venire a Damasco a uccidere la gente. Un altro ha gridato: “Sono animali”.
Altri soldati sono arrivati e hanno preso posizione per affrontare le forze di opposizione. Il rumore delle mitragliatrici rimbombava nell’area, mescolandosi al suono dei proiettili dei cecchini e al crepitio delle armi semi-automatiche. Ci sono state alcune esplosioni. Gli scontri armati sono proseguiti per oltre un’ora.
Più tardi l’esercito ha detto di aver ucciso dieci ribelli e che tre soldati erano stati feriti, insieme a cinque civili. Sono stato in aree controllate dall’Esercito Libero Siriano dove si vedeva il chiaro sostegno alle forze di opposizione, ma quasi due anni fa sono entrato in aree dove l’ELS terrorizzava la popolazione e l’esercito regolare era visto come il liberatore.
È impossibile valutare il numero di persone uccise nei due campi. Tutto quello che possiamo riportare è quello che abbiamo visto, oggi, qui”.
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