Più la crisi macina più in tutto il continente crolla a picco il sostegno delle opinioni pubbliche all’Unione Europea e all’integrazione economica tra i diversi paesi. Una tendenza confermata da un sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca statunitense Pew secondo il quale fra il 2012 e il 2013 il sostegno al progetto di integrazione dell’Europa è passato dal 60% al 45%, cioè nettamente al di sotto della maggioranza degli intervistati.
Il sondaggio è stato condotto su un campione di 7.646 persone in otto diversi Paesi dell’Ue. I cali più significativi di euro-entusiasmo si registrano in Francia (-19%, al 41%) e in Spagna (-14%, 46%). In calo anche i consensi in Germania (-8%, 60%), in Grecia (-4%, 33%) e in Gran Bretagna (-2%, 43%); unico Paese in cui l’Ue guadagna credito è la Repubblica Ceca (+4%, 38%) mentre l’Italia si dimostra, nonostante tutto ciò che sta accadendo, un paese euro-entusiasta, con un calo solo dell’1% tra il 2012 e il 2013 e un consenso al progetto europeo che si attestava, al momento dell’indagine, addirittura al 58%. Un sondaggio che propone però risultati diversi da altri recenti come quello commissionato da sei grandi giornali europei (per l’Italia “la Stampa”) nel quale il 58% era invece la quota degli italiani passati apertamente al campo dell’euroscetticismo. Dati contrastanti dunque ma che segnalano come l’europeismo italiano stia declinando sensibilmente.
La Spagna è stata a lungo, insieme a Italia e Grecia, uno dei paesi più fanaticamente inclini a sostenere il progetto di creare un superstato europeo. Ma ora il vento è cambiato, visto come la Commissione Europea e la Banca Centrale hanno ridotto il paese. E certo non aiutano le provocazioni degli euro-burocrati che continuano ad intervenire a sproposito sugli affari interni di paesi che avrebbero bisogno di aiuto e non certo di dichiarazioni di dogmatismo liberista. L’ultima provocazione, pochi giorni fa, ha fatto andare su tutte le furie il governatore dell’Andalusia, José Antonio Griñán. Tanto che il socialista ha pronunciato una frase che mai era stata udita levarsi da un esponente della classe politica iberica: “Se questa è l’Europa non ne vale la pena”. Oggetto del risentimento del presidente di una delle comunità autonome più disastrate della Spagna – disoccupazione sopra il 30%, migliaia di sfratti, suicidi di disoccupati e sfrattati – era una critica della Commissione Europea rispetto ad una legge regionale che alcune settimane fa ha sancito la possibilità per le autorità di requisire per un periodo di tre anni le abitazioni di proprietà delle banche nel caso in cui esse decidano di sfrattare famiglie in cattive condizioni economiche. Come se non avesse altro di meglio di cui occuparsi, i funzionari della Commissione Europea si sono rivolti al governo regionale dell’Andalusia chiedendo delucidazioni e chiarimenti sulla legge regionale, affermando che il previsto esproprio delle case di proprietà delle banche, per quanto temporaneo e legato a precise condizioni, è incompatibile con le condizioni accettate da Madrid in cambio degli aiuti finanziari comunitari. “Questa mancanza assoluta di sensibilità sociale non la comprendo e se l’Europa è questo, l’Europa non vale la pena” ha denunciato con enfasi Griñán, aggiungendo: “Non posso credere che l’Europa sia arrivata già a un punto tale di sottomissione ai mercati finanziari”.
Da parte sua il vicepresidente della Giunta regionale andalusa e coordinatore generale del partito di sinistra IULV-CA, Valderas, ha assicurato che la Comunità Autonoma andrà avanti nell’applicazione di un decreto – quello sulle requisizioni delle case – che giudica giusto e necessario, oltre che legittimo in quanto approvato dai rappresentanti del popolo andaluso. Valderas ha anche polemizzato con il governo statale guidato dal Partito Popolare, affermando che le condizioni poste da Bruxelles a Rajoy in cambio degli aiuti non hanno nulla a che fare né con la Costituzione, né con lo Statuto di Autonomia dell’Andalusia né con la sovranità del popolo andaluso. Ed ha attaccato il capo del governo affermando che ‘Rajoy mente, ci ha mentito in passato ed ha accettato condizioni intollerabili per un popolo al momento di stabilire una collaborazione economica o di salvataggio”. Un eurodeputato di Izquierda Unida, Willy Meyer, da parte sua ha chiesto come mai la Commissione Europea abbia chiesto lumi sulla legge regionale andalusa mentre per dieci anni non ha detto nulla su una legge spagnola sugli sfratti che dà mano libera alle banche e che per questo è stata anche sanzionata dall’Alta Corte Europea di Giustizia.
“Stop sfratti”, l’Andalusia confisca le case
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