Menu

Svezia/2. Dietro i riots la fine di un modello sociale?

Quello che era iniziato domenica nel quartiere di Husby, si è diffuso in più di una dozzina di altri quartieri della città. Venerdì sera, la polizia ha riferito di una notte più tranquilla nella capitale, ma incendi e sassaiole sono avvenuti anche ad Uppsala, Södertälje, e anche in centri urbani come Linköping e Örebro, nella Svezia centrale. La polizia stima che più di 300 giovani sono stati direttamente coinvolti, di cui 30 sono stati arrestati. Dodici poliziotti sono rimasti feriti.
Grattando sotto la superficie del modello svedese, emergono tutte le contraddizioni di un paese che ha senza dubbio le politiche di asilo più generose al mondo. La Svezia recentemente ha ospitato più di 11.000 rifugiati dalla Siria dal 2012, di più rispetto a qualsiasi altro paese europeo, ed ha assorbito più di 100.000 rifigiati iracheni e 40.000 somali nel corso degli ultimi due decenni. Circa 1,8 milioni dei suoi 9,5 milioni di persone sono immigrati di prima o di seconda generazione.. Aleks, i cui genitori sono venuti dal Kosovo, dice però: “Odio la polizia. Odio gli sbirri penso che dando fuoco alle auto nel quartiere dovrebbero fermarsi, ma non credo che lanciando pietre contro i poliziotti possano fermarsi…”

Il casus belli per i disordini – la polizia ha ucciso un uomo, un portoghese di 69 anni, Lenine Relvas-Martins – è stato respinto come scusa dalle autorità. Ma la gente del quartiere di Relvas Martin è ancora infuriata. “La polizia ha avuto un atteggiamento bastardo qui. Si sarebbe potuto pensare che c’era un enorme gruppo di terroristi, non un uomo con un coltellino” denuncia Milos, 73 anni, vicino di casa di Relvas-Martins dal 1984. “Se fosse stato svedese non avrebbero mai sparato. Sono sicuro di questo.” Martins brandiva un coltello sul suo balcone, arrabbiato dopo un confronto con i giovani locali. La polizia ha fatto irruzione in casa sua e gli hanno sparato davanti alla moglie finlandese. Dicono che era un soggetto a rischio ma lei nega. La polizia ha poi gettato benzina sul fuoco definendo i giovani che hanno creato problemi come “scimmie” e “negri”.

“I poliziotti fermano la gente, e li spogliano e li mettono in imbarazzo di fronte ai loro amici”, si lamenta Yusuf, un giovane somalo. Yusuf prima viveva a Birmingham in Gran Bretagna, ma afferma di preferire Husby, il quartiere di Stoccolma dove tutto è cominciato. E non c’è dubbio ha Husby strutture migliori rispetto alle aree urbane svantaggiate in Gran Bretagna. Ma è anche più segregata. Circa l’85% delle persone qui sono origininarie al di fuori della Svezia.
Camila Salazar, che lavora per Fryshuset, un’organizzazione giovanile di Stoccolma, dice: “Per un sacco di persone che vivono in aree segregate, gli unici svedesi che si incontrano sono gli assistenti sociali o funzionari di polizia E ‘sorprendente come molti non hanno mai avuto un amico svedese.. “
Un terzo delle 2.500 bianchi, gli svedesi che vivevano in Husby 10 anni fa hanno lasciato il quartiere. l’80 per cento della popolazione è costituito da immigrati, che hanno in gran parte fuggiti dagli angoli difficili del mondo – Iraq, Iran, Afghanistan, Somalia, Kurdistan e più di recente la Siria – attirati dall’atteggiamento tradizionalmente accogliente della Svezia verso l’asilo asilo. Ma la disoccupazione giovanile è alta, almeno per gli standard svedesi – 6 per cento.
Negli ultimi dieci anni la disuguaglianza è cresciuta velocemente anche in Svezia, tenendo conto dei parametri di partenza, è cresciuta più che in qualsiasi altro paese sviluppato. L’OCSE, ritiene che la colpa sia in parte dei tagli fiscali pagati con la riduzione della spesa sociale.
Secondo le statistiche ufficiali, oltre il 10% delle persone di età compresa tra 25-55 anni ad Husby sono disoccupati, rispetto al 3,5% a Stoccolma nel suo complesso. Quelli che hanno un lavoro guadagnano il 40% in meno rispetto alla media della città.

La destra ovviamente ha le sue risposte belle e pronte. Aleksandar-Pal Sakala, esponente politico per il centro-destra la spiega così. “E ‘una sciocchezza, questa propaganda della sinistra secondo cui le scuole vanno male e non c’è lavoro. Alcune persone sono troppo pigre. Sentono di avere meno rispetto se lavorano in un lavoro di basso status”.

Gli attivisti di sinistra che la polizia sta ora perseguendo attivamente per il loro ruolo nella rivolta, dicono che versione dei fatti fornita dalle autorità sull’uccisione di Revals Martin, ha fatto da detonatore ad anni di risentimento contro la brutalità della polizia, contro la disoccupazione, la crescente disuguaglianza, le opportunità in diminuzione. Ma il riots si è diffuso da Husby alla periferia occidentale e alla periferia sud di Stoccolma e poi in altre città – Malmö, Göteborg, Örebro – dove le scuole, i ristoranti e stazioni di polizia sono state incendiate.
Quindi c’è qualcosa di marcio anche nel modello della Svezia? Il livello dei disordini svedesi non può essere paragonato alle banlieues di Parigi nel 2005 o di Londra due anni fa. Negli scontri nessuno è rimasto ucciso e quasi nessun ferito.

“La gente dice che è a causa di questo uomo che è stato ucciso”, dice Sadiya, una ragazza somala di 13 anni che studia in una scuola professionale nel centro Husby. “Penso che vogliano attenzione da parte della polizia. I ragazzi che lo stanno facendo, sono appena più vecchi di me. Perché si preoccupano di disoccupazione? Sono bambini”. Tutti i bambini della classe di Sadiya, circa 25, sono nati in Svezia, ma solo uno ha i genitori svedesi. Gli altri sono tutti del Corno d’Africa o mediorientali. “E ‘difficile per noi”, dice Ann-Sofie Ericson, responsabile del Municipio per le scuole nella zona di Stoccolma. “Il 19 per cento dei nostri bambini lasciano ogni anno. Vivo un quarto d’ora di macchina da qui. I miei vicini sono iracheni. Quando la gente arriva da fuori, arriva in un posto come Husby. Alcuni riusciranno ad ottenere posti di lavoro, adottenere l’istruzione, e poi andare avanti, ma alcuni non possono andare avanti”.
La povertà assoluta è quasi inesistente, ma non è la povertà assoluta che guida queste rivolte urbane. La Svezia è stata una società notoriamente egualitaria, ha a disposizione standard sociali rilevanti costruiti da 40 anni di governo socialdemocratico dal 1930 al 1970, ma un crollo economico nei primi anni ’90 e il governo di centro-destra al potere dal 2006, hanno imposto restrizioni sul welfare state nonostante le condizioni economiche relativamente favorevoli.

Un recente rapporto dell’OCSE ha però rivelato che la Svezia è il paese ad avere il più veloce tasso di crescita della disuguaglianza dei 34 paesi del gruppo aderenti all’organizzazione. Una rivelazione che  causato molta sorpresa.. In realtà è la disparità sociale che allargandosi non può che generare generare rabbia. Infine va rammentato che la Svezia e i suoi apparati coercitivi non sono immuni da ombre funeste. Non c’è solo il razzismo dei poliziotti che è stato denunciato in questa occasione. Occorre rammentare che nel 2001, solo un mese prima del G 8 di Genova dove venne ucciso il giovane manifestante Carlo Giuliani, a Goteborg la polizia svedese sparò contro una manifestazione che contestava un vertice internazionale e ferì gravemente un ragazzo. Pochi prestarono attenzione ad un fatto decisamente insolito ma preveggente su quello che sarebbe accaduto in Italia poche settimane dopo.

 

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *