Gli aggiornamenti:
05.00 – L’ultima vittima, Abdullah Comert, è un ragazzo di 22 anni deceduto in ospedale dopo essere stato colpito da un colpo d’arma da fuoco durante scontri nel sud della Turchia al confine con la Siria. Lo ha annunciato la televisione privata Ntv.
”Abdullah Comert – spiega Ntv – è rimasto gravemente ferito da alcuni colpi sparati da una persona non identificata”. Comert dopo essere stato colpito è morto più tardi in ospedale. Secondo un parlamentare del partito di opposizione, Hasan Akgol citato da Ntv, Comert Abdullah era membro del del Partito Repubblicano del Popolo (Chp). La polizia ha avviato un’indagine sulle circostanze della morte.
Proprio ieri sera, durante una visita in Marocco, il premier islamico Recep Tayyip Erdogan, spiegava: ”la situazione in Turchia si sta calmando e al mio ritorno da questa visita i problemi saranno risolti”.
Ma poco dopo la sua dichiarazione il piazza Taksim a Istanbul si riempiva nuovamente di manifestanti e scoppiavano nuovi tafferugli che si sono visti anche ad Ankara. E più tardi anche nel sud del paese.
22.00 – Continuano duri gli scontri in molte zone di Istanbul. In molti casi i celerini turchi hanno coperto i loro codici identificativi stampati sui loro caschi, segnale non certo incoraggiante. Molti attivisti segnalano che in vaste aree della Turchia è impossibile questa sera accedere a twitter. Anche questa sera si è ripetuta la protesta delle luci, alle 21, con migliaia di case che a quell’ora hanno acceso e spento le luci a intermittenza mentre la gente picchiava su pentole e altre stoviglie, o suonava i clacson delle auto, in una sorta di ‘cacerolazo’ contro Erdogan e la repressione. (http://www.youtube.com/watch?v=42nLxG4dcXU)
20.20 – Gli scontri sono ripresi anche nel popolare quartiere di Besiktas, a poca distanza da Taksim, dove da giorni migliaia di manifestanti protestano davanti agli uffici del Premier Erdogan, parte dei quali ieri sono stati attaccati e incendiati. I manifestanti cercano di proteggersi rafforzando le barricate con enormi contenitori d’acqua che hanno fatto rotolare giù dalle vie che portano a Taksim. Anche ai margini della piazza principale gremita di manifestanti gli scontri stanno aumentando di intensità, la polizia sta di nuovo usando i gas lacrimogeni contro i dimostranti che proteggono il Gezi Park.
20.00 – Piazza Taksim a Istanbul si è di nuovo riempita, sono moltissimi i manifestanti che l’hanno raggiunta da ogni parte della enorme megalopoli. All’inizio la manifestazione è andata avanti tranquilla ma poi ai margini della piazza, nelle vie che scendono verso la costa, sono scoppiati di nuovo scontri con le forze di sicurezza in assetto antisommossa che al contrario di ieri non si sono tenute alla larga e hanno più volte provocato i manifestanti. La polizia sta di nuovo facendo ampio uso di gas lacrimogeni, spray urticanti e granate assordanti e gli scontri aumentano di intensità.
19.00 – Ad Ankara la Polizia continua a inondare i manifestanti riuniti in piazza Kizilay, nel centro della città, con i gas lacrimogeni e le pallottole di gomma, a volte sparati anche dagli elicotteri o dalla sommità degli edifici più alti. Le forze di sicurezza nel pomeriggio hanno bloccato circa 1500 studenti di Scienze Politiche e altri 600 di Giurisprudenza che volevano entrare in piazza indossando le loro cappe.
18.20 – Alcuni coordinamenti di lotta hanno diffuso a Istanbul un appello a manifestare di nuovo a partire dalle 19 in Piazza Taksim. Ecco uno degli appelli tradotto da baruda.net: “L’ondata di resistenza partito dal Gezi Park di Taksim ha raggiunto i più disparati angoli del paese, nelle strade, nelle case, negli ospedali, dento le università.A Taksim, Besiktas, in Ankara, in Adana, ed Izmir, siamo ora in una nuova fase della nostra esperienza: una sollevazione popolare che la polizia sta ancora tentando di reprimere con la violenza. Il terrore dichiarato dallo Stato contro quest’insurrezione è ciò che sta causando tutta questa follia e violenza brutale. Per dimostrare il terrore di Stato, per esporre le richieste della nostra resistenza, per salutare questi sei giorni di battaglia, noi della Taksim Solidarity Platform invitiamo tutta la cittadinanza di Istanbul alle 7 di questo pomeriggio per gioire insieme ancora una volta e riprenderci la nostra piazza”. Taksim Solidarity Platform
18.00 – E’ guerra tra il premier turco Erdogan e numerose università di Istanbul e di altre città, che hanno rinviato l’ultima sessione di esami a beneficio degli studenti che partecipano alle proteste antigovernative. In un recente intervento televisivo, il premier ha esplicitamente puntato il dito contro Umran Inan, rettore dell’università Koc di Istanbul, che ha diramato una circolare in cui si afferma che “gli studenti che non possono partecipare alla sessione finale di esami a causa delle circostanze straordinarie in citta’ potranno tenere gli esami in una data successiva”. Misure analoghe sono state prese dalle universita’ Hacettepe, ODTU, Ozyegin, Mimar Sinan, Bahcesehir, Yeditepe, Bogazici, Galatasaray e dall’Universita Tecnica di Istanbul. E anche gli atenei delle città di Erzurum, Eskisehir, Kirikkale, Aydin e Gaziantep hanno agito nello stesso senso.
17.00 – Il comando dell’esercito turco ha reso noto che c’é stata una sparatoria oggi fra militari di Ankara e i guerriglieri curdi del Pkk (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) nei pressi di un avamposto militare nei pressi della città di Sirnak. E’ il primo grave incidente di cui si abbia notizia da quando il Pkk ha annunciato una tregua unilaterale a fine marzo ed ha iniziato alcune settimane fa il ritiro dei suoi combattenti dal territorio turco verso il Nord Iraq, nel quadro della trattativa per una soluzione politica del conflitto del Kurdistan fra il suo leader detenuto Abdullah Ocalan e il governo di Ankara.
16.50 – Roma. Domani sit in sotto l’ambasciata della Turchia
16.45 – Dalla Turchia al mondo: una lettera da Istanbul
16.40 – Turchia: alcuni dei motivi della rivolta
16.15 – Continuano gli attacchi degli hacker attivisti di Anonymous che sono riusciti a bloccare i siti della presidenza della repubblica, del partito islamico Akp di Erdogan, del governatore e della polizia di Istanbul e della tv privata Ntv, accusata dai manifestanti di censurare la protesta su pressione del governo, come le altre principali emittenti del paese. ”Da giorni guardiamo con orrore come i nostri fratelli e le nostre sorelle di Turchia che protestano pacificamente contro un governo tiranno vengono brutalizzati, picchiati, rincorsi dai mezzi della polizia, colpiti con lacrimogeni e cannoni ad acqua” accusa in un video Anonymus.
15.45 – La deputata dell’opposizione turca Aylin Nazliaka ha denunciato che almeno 1.500 manifestanti sono stati arrestati ad Ankara durante la notte e detenuti in condizioni in contrasto con la legge. Sono stati ”pigiati come sardine”, ha detto a Hurriyet online, in autobus del comune che attendevano nel centro della capitale a Kizilay, dove era in corso una manifestazione vicino agli uffici della presidenza del governo. ”Non c’era spazio per respirare”. Molti erano ammanettati, il viso coperto di sangue. Alcuni sono svenuti per mancanza di ossigeno, ha affermato. Mentre venivano fatti entrare negli autobus, diversi di loro sono stati di nuovo picchiati dai poliziotti. Diversi manifestanti hanno detto a Nazliaka che gli agenti sparavano i candelotti lacrimogeni contro i manifestanti cercando di colpirli alla testa. Diversi feriti a Istanbul e Ankara sono stati colpiti al capo da candelotti. I giovani arrestati, ha riferito la deputata, non sono stati autorizzati a parlare con avvocati. La parlamentare ha accusato il premier Recep Tayyip Erdogan di ”avere le mani sporche di sangue”. ”Può lavarsele quanto vuole, il marchio non andrà via, rimarrà nella storia come una fonte di vergogna”. Questa, ha detto ancora la deputata, ”é un movimento di rivolta contro un potere autoritario ed oppressivo”.
15.20 – La confederazione sindacale turca Kesk proclama 24 ore di sciopero generale nell’amministrazione pubblica a partire da domani alle 11.00. ”Il terrore di stato messo in atto contro le proteste nel paese(…) ha mostrato ancora una volta l’avversione per la democrazia del governo dell’Akp” si legge in un comunicato dell’organizzazione sindacale che conta 240.000 aderenti.
15.10 – Si stanno intensificando di nuovo gli scontri nella capitale turca Ankara. La polizia è di nuovo intervenuta violentemente contro alcune migliaia di dimostranti che si erano riuniti nella centrale piazza Kizilay, usando lacrimogeni e idranti.
15.00 – Un altro morto a Istanbul. Si tratta del 20enne Mehmet Ayvalıtaş, attivista del Socialist Solidarity Platform, travolto da un’automobile che non si è fermata di fronte ad una manifestazione a Istanbul.
14.15 – Nella tarda mattinata di oggi migliaia di persone sono tornate sfilando in diversi cortei nel centro della città ad occupare Gezi Park e Piazza Taksim. A Istanbul per ora non si segnalano scontri dopo quelli violenti di ieri a Besiktas. Alcuni incidenti sono avvenuti ancora in mattinata nella capitale Ankara, ma di minore entità rispetto dai giorni scorsi. Segnalati invece molti feriti gravi nella terza città del paese, Izmir, dove gli scontri sono stati molto duri e prolungati e dove la brutalità della polizia ha raggiunto livelli altissimi.
13.00 – Gli hacker di Anynomous hanno cominciato i loro attacchi contro i siti delle autorità turche per protestare contro la violenza della polizia sui manifestanti. Il premier “Erdogan dovrebbe imparare dalla sorte del presidente egiziazio Hosni Mubarak e dimettersi prima di esasperare ancora la situazione” afferma Anonymous in un video su YouTube che mostra foto degli scontri tra dimostranti e polizia degli ultimi giorni. Ieri sera il gruppo ha sabotato il sito della Gazzetta ufficiale turca, stamani quello del canale tv privato NTV, molto criticato per la copertura inadeguata delle proteste. Accusando il governo di censura sui social media per impedire ai cittadini di sapere la verità, Anonymous ha promesso di mettere l’esecutivo “in ginocchio”. Stamani su Twitter gli hacker hanno annunciato di aver sabotato i siti del presidente Abdullah Gul, del partito di governo per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), della Prefettura di Istanbul e del Dipartimento di Polizia della città sul Bosforo. “Abbiamo guardato per giorni con orrore mentre i nostro fratelli e sorelle in Turchia, che dimostrano pacificamente contro il loro tirannico governo, venivano brutalizzati, picchiati, investiti da veicoli antisommossa, colpiti con cannoni ad acqua e lacrimogeni” afferma Anomymous su YouTube
12.20 – Manifestazione in corso all’esterno della sede della catena televisiva privata Ntv, ad Istanbul, contro la censura dei media nei confronti della protesta contro il governo dell’Akp e della repressione. Migliaia le persone che protestano gridando slogan contro il ‘silenzio’ dei mezzi di comunicazione e la repressione.
12.10 – Il presidente turco, Abdullah Gul, ha invitato alla calma i manifestanti che dalla settimana scorsa contestano il governo Erdogan, assicurando che il loro messaggio é stato “ricevuto”. “Democrazia non significa soltanto elezioni”, ha dichiarato Gul, citato dall’agenzia Anadolu. “I messaggi che sono stati mandati con buone intenzioni sono stati ricevuti”, ha aggiunto.
12.00 – Dopo tre giorni di duri scontri fra polizia e manifestanti antigovernativi la borsa di Istanbul ha aperto la settimana oggi in forte calo, e anche la lira turca ha registrato il livello più basso nei confronti del dollaro da 18 mesi, riferisce Hurriyet online. L’indice Borsa Istanbul National 100 ha registrato un calo del 6,43%, e il dollaro é stato cambiato a 1,891 lire turche, da 1,87 venerdi.
11.45 – Una protesta nata contro il progetto di costruire un centro commerciale e un hotel di lusso nel parco vicino a piazza Taksim, nel cuore di Istanbul, è diventata qualcos’altro. Marco è italiano, vive e lavora nella città, e al telefono racconta all’agenzia TMNews la sua esperienza. “Da una protesta assolutamente pacifica le reazioni del primo ministro hanno suscitato qualcosa di più grosso, una protesta contro la soppressione della libertà di espressione” racconta. La reazione del governo, precisa, “è sembrata provocatoria” e non ha aiutato: “Se voi portate centomila persone in piazza – ha detto il primo ministro Erdogan – noi ne possiamo portare un milione, il parco sarà solo il primo step, dopo costruiremo una moschea”. Il tutto, denuncia Marco, nel quasi totale silenzio dei media turchi: “Stampa e televisioni nazionali – dice – hanno quasi completamente ignorato la faccenda, il primo ministro è tranquillamente partito per i suoi viaggi programmati”. Le informazioni e le notizie viaggiano sui social network, Facebook in testa, dove i manifestanti postano foto e video delle proteste. “C’erano centinaia di migliaia di persone in piazza, che sono state attaccate da spray urticanti e lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo. Si è sentito, anche nella stampa italiana, che Erdogan a un certo punto ha dato ordine alla polizia di ritirarsi da piazza Taksim, così è stato, peccato che quello che non si è detto è che la polizia è andata a fare lo stesso a un’altra folla a Besiktas, a meno di un chilometri di distanza, e le persone sono state bombardate dall’alto con i gas urticanti dall’elicottero”. In piazza, assicura Marco, c’è per la stragrande maggioranza gente comune “come la maggior parte dei miei colleghi, sono gente con famiglia, non sarebbe possibile riuscire a radunare un milione di delinquenti. Sono milioni di persone non solo a Istanbul, a Ankara, Izmir, Antalia”. Sui social viaggiano anche informazioni pratiche, i numeri di telefono delle farmacie di turno e le indicazioni su come curarsi a seconda del colore dello spray urticante dal quale si viene colpiti: no alle lenti a contatto il rischio, dice Marco, è di perdere la vista.
11.30 – Dopo aver accusato i dimostranti prima di essere estremisti e vandali, poi di essere manovrati dall’opposizione che vuole solo approfittare dei disordini per vincere le prossime elezioni, ora il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che la rivolta antigovernativa in corso da una settimana ha ”collegamenti esteri” chiudendo così il cerchio della teoria del complotto. ”State calmi, rilassatevi, tutto sara’ superato”, ha affermato oggi il premier.
10.45 – I sindacati turchi di classe, Kesk e Disk, stanno valutando la convocazione di uno sciopero generale
10.20 – L’ufficio di Amnesty International a Istanbul, nei pressi di piazza Taksim, é stato trasformato in una sorta di pronto soccorso per fornire aiuto ai feriti degli scontri. Lo ha detto all’ANSA il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury. ”Anche la nostra sede é stata raggiunta dai fumi dei lacrimogeni” e sono ”una ventina i volontari – tutto personale medico – che hanno curato decine di feriti, tra i quali alcuni bambini”, ha raccontato Noury, riferendo di maltrattamenti e abusi della polizia nei confronti degli arrestati. ”I manifestanti fermati sono stati tenuti in massa, fino a 12 ore, nei blindati della polizia senza acqua, cibo e senza servizi igienici”, ha detto il portavoce di Amnesty raccontando anche di ”violenze nella stazione di polizia vicino a piazza Taksim e nella stazione centrale di polizia di Istanbul”. Secondo fonti mediche, ha precisato Noury, ”lacrimogeni sono stati lanciati anche all’ingresso degli ospedali” e la polizia ”ha arrestato feriti che necessitavano di cure”.
Poliziotto spara lacrimogeno in faccia a manifestante: https://youmedia.fanpage.it/video/aa/UauDKuSwwIqPNPMJ
10.10 – Le informazioni sulla protesta e sulle violenze della polizia circolano solo sulle reti sociali mentre tv e giornali continuano la censura. In un recente rapporto il Comitato internazionale per la Protezione dei Giornalisti (Cpj) ha scritto che il governo Erdogan ”é impegnato in un’ampia offensiva per ridurre al silenzio i giornalisti critici attraverso la detenzione, procedure legali e l’intimidazione ufficiale”. Nella serata di ieri, attraverso un comunicato, il gruppo di hacker-attivisti Anonymus ha annunciato che ”attaccherà tutti i siti del governo turco fino a quando Erdogan non se ne andrà”
La polizia tenta l’irruzione in un negozio: http://www.youtube.com/watch?v=SlixRzu4RKc
10.00 – I medici hanno dichiarato la “morte cerebrale” di un giovane colpito da un colpo d’arma da fuoco alla testa durante le proteste anti-governative ad Ankara. Lo ha riferito il segretario generale della Fondazione turca dei diritti umani, Metin Bakkalci. “Il giovane si chiama Ethem Sarisuluk, é stato raggiunto da un colpo di pistola alla testa, é in agonia e i medici hanno dichiarato la morte cerebrale”, ha spiegato.
9.45 – Recep Tayyip ha confermato il suo tour programmato nel Maghreb nonostante le manifestazioni antigovernative che da tre giorni scuotono la Turchia e stamane prende l’aereo per il Marocco, ha confermato all’Afp un funzionario dell’ufficio del primo ministro. “Erdogan andrà in Marocco, poi in Algeria e in Tunisia, passerà una notte in ciascun Paese” e tornerà in Turchiagiovedì, ha detto il funzionario.
La situazione dopo gli scontri della notte
Mentre si avviava la terza notte di scontri violentissimi in tutta la Turchia il contestatissimo Erdogan ha tenuto ieri l’ennesimo discorso pubblico. Dal premier sono arrivati messaggi alla popolazione, ma non quelli che la piazza si aspettava. Il ‘sultano’ ha infatti respinto le accuse di essere ”un dittatore” e ha detto ai manifestanti che ”se voi amate questo Paese, se amate Istanbul, non cadete in questi giochi” che, ha spiegato in un discorso televisivo, sarebbero condotti da una frangia estremista.
Il premier, durante un’intervista all’emittente Haberturk (fuori dai cui studi manifestavano in mille), ha parlato della futura piazza Taksim dopo il lavoro di “riqualificazione”, spiegando che non solo Gezi Park diventerà un centro commerciale, ma che nella enorme spianata simbolo della vita sociale e civile della metropoli sul Bosforo sorgerà una enorme moschea. Non una parola sulle proteste, se non per definire “saccheggiatori” i manifestanti e definire Twitter “una digrazia per la nazione”.
D’altronde, la censura in Turchia è un meccanismo ben oliato e in questi giorni ben poco si é visto sui media di quanto sta succedendo nelle strade e nelle piazze di decine di città. Si spiega quindi il livore dell’oligarchia turca nei confronti dei social network che, non a caso, nella giornata di sabato sono stati “inspiegabilmente” inaccessibili per alcune ore. Erdogan da parte sua ha affermato che ”ora c’é una nuova minaccia che si chiama Twitter. Le bugie migliori si possono trovare qui. Per me, i social media sono la peggiore minaccia della società”.
Calma a Taksim, scontri a Besiktas
Contemporeaneamente, in tutto il Paese, la gente è scesa di nuovo in piazza percuotendo pentole e marciando al grido di “Erdogan istifa”, “Erdogan vattene”. Ieri pomeriggio centinaia di migliaia di manifestanti si sono radunati nuovamente a Taksim, pacificamente e senza che la polizia intervenisse. Una manifestazione composta da tante anime, dal punto di vista sociale e politico: dai repubblicani ai nazionalisti, dai curdi a esponenti di ambienti conservatori ma contrari alla deriva autoritaria di Erdogan, sindacati, partiti di sinistra e di estrema sinistra, reti sociali, associazioni ecologiste. Ma fuori dalla zona centrale della città, quella che nel frattempo è stata messa sotto osservazione da alcuni media internazionale, le scene di guerriglia urbana sono rimaste le stesse.
Le proteste e la repressione, ancora più violenta di quella dei giorni scorsi, hanno traslocato a Besiktas, quartiere popolare sul Bosforo sulla sponda europea della città, dove si trova l’ufficio che il premier Erdogan utilizza a Istanbul. Gli agenti hanno utilizzato contro i manifestanti quantità industriali di gas ancora più urticanti di quelli usati durante le giornate di venerdì e sabato. I feriti si contano a decine, anche in modo grave, e molti manifestanti hanno trovato rifugio nei portoni dei palazzi, nelle case private e nei bar e ristoranti della zona. Come era già avvenuto sabato, a Besiktas i manifestanti hanno realizzato barricate con il selciato rimosso dalle strade e con i segnali stradali. (video: http://www.youtube.com/watch?v=DKv601khylM)
Ankara brucia
Ad Ankara la situazione si è fatta anche più tesa che nei giorni scorsi, sia per quanto riguarda il numero e la determinazione dei manifestanti, sia per quanto riguarda la violenza della repressione. Ieri la centrale piazza Kizilay si era riempita di decine di migliaia di manifestanti pacifici, ma poi la polizia li ha attaccati con idranti, lacrimogeni e pallottole di gomma e la piazza ha reagito. Gli scontri sono proseguiti per ore anche durante la notte, e gruppi di dimostranti hanno attaccato alcuni uffici del partito islamico Akp del premier Erdogan. Nella capitale la polizia ha fatto irruzione all’interno di un centro commerciale dove si erano rifugiati diversi manifestanti, arrestandone diversi. Fonti mediche di Ankara parlano di almeno 400 civili feriti soltanto nella giornata di ieri, e gli arresti sarebbero stati nella capitale circa 500.
Izmir: attaccati uffici dell’Akp
Nella città costiera di Smirne (Izmir) i manifestanti hanno lanciato bombe molotov all’interno degli uffici del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, e le fiamme hanno distrutto una parte dell’edificio.
1700 arresti, migliaia di feriti, tre morti
Stando all’ultimo bilancio diffuso dal ministro dell’Interno, sono oltre 1.700 le persone arrestate in tre giorni di proteste in 67 città del Paese e il numero dei feriti totali è arrivato a quota 1500. Secondo l’Associazione dei medici turchi, sarebbero 484 i manifestanti soccorsi negli ospedali di Istanbul da venerdì scorso mentre non si hanno cifre esatte da Ankara e da altre città nelle quali gli scontri sono stati ferocissimi come Izmir o Adana.
I coordinamenti creatisi in questi giorni tra i gruppi dell’opposizione sociale confermano alcune morti, nonostante ieri pomeriggio anche Amnesty International sia in parte tornata indietro su quanto aveva affermato ieri mattina in un comunicato. Si parla di due morti a Istanbul – due ragazze – e di un morto ad Ankara, freddato da un colpo di pistola esploso a bruciapelo da un poliziotto. Ma sono moltissimi i feriti in condizioni critiche, per la maggior parte raggiunti da pallottole di gomma o dalle spolette dei lacrimogeni sparati alla testa dai poliziotti.
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