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Spagna: se l’austerity condanna bambini e disabili

Anche i commissari europei hanno un cuore? A leggere quello che ha detto recentemente il Commissario Europeo per i Diritti Umani, Nils Muizneks, pare di sì. Gli effetti della crisi e delle politiche di rigore sui gruppi sociali più vulnerabili, come bambini e disabili, lo ”preoccupano”. Tanto che al termine di una visita di 5 giorni a Madrid e Siviglia ha chiesto e ricevuto l’impegno del governo spagnolo “a limitare l’impatto negativo dei tagli della spesa sui gruppi sociali più vulnerabili”. ”Circa il 30% dei minori spagnoli sono a rischio di povertà infantile”, ha rilevato il commissario nell’illustrare in conferenza stampa i risultati preliminari del rapporto sulla Spagna, che sarà pubblicato a fine settembre, con i commenti del governo iberico. ”Mi hanno informato di casi di alunni che svengono in classe per malnutrizione o che indossano gli stessi indumenti per tre settimane”, ha proseguito Miuzneks. Il commissario ha ricordato che ”la protezione sociale, l’accesso alla sanità, a un alloggio adeguato e ad un’istruzione di qualità sono diritti cruciali, protetti dalla Convenzione Onu dei diritti umani dell’Infanzia”, che non possono essere ignorati nemmeno in tempi di dure misure di austerity. L’esponente Ue ha tuttavia plaudito allo ”sforzo importante” fatto da alcune comunità, come l’Andalusia, per garantire l’accesso gratuito alle mense scolastiche degli studenti delle fasce sociali più deboli, o per continuare ad erogare servizi sanitari agli immigrati pur se in situazione irregolare. Ed ha espresso ”un’impressone molto positiva” sul fronte dei diritti delle persone disabili. Sebbene i tagli abbiano impedito di attuare pienamente la legge di dipendenza, ”la Spagna deve essere orgogliosa per i passi avanti compiuti nell’integrazione dei disabili nel sistema educativo e di accesso ai servizi pubblici”, ha assicurato Muizneks. Uno dei focus della ‘ricognizione’ del commissario Ue é stato il comportamento della polizia nelle dimostrazioni anti-austerità, che si sono moltiplicate negli ultimi due anni. Negli incontri con difensori del popolo, associazioni, con una cinquantina di Ong e con esponenti della società civile, a Muizneks é stata denunciata la mancanza di identificazione da parte degli agenti di polizia, per evitare indagini e sanzioni sugli abusi compiuti durante la repressione. ”Un importante passo avanti è che la polizia nazionale garantirà con un numero l’identificazione degli agenti, una misura che deve essere applicata in maniera rigorosa”, ha ammonito il commissario Ue. Che ha esortato a ”vigilare sull’uso proporzionato della forza”, degli agenti antisommossa, nelle proteste, sia per quanto riguarda l’impiego di pallottole di gomma che sui manganelli estensibili. Muisneks si é detto, inoltre ”in totale disaccordo per l’indulto concesso dal governo a poliziotti condannati per azioni violente”, in quanto questo ”perpetua l’impunità e dà un segnale di luce verde ai gruppi più violenti interessati a ribassare gli standard europei dei diritti umani” (sic!). Il commissario ha stigmatizzato, infine, la mancanza di chiarezza inerente la soppressione della materia scolastica di Educazione alla cittadinanza, introdotta all’epoca dal governo Zapatero, annunciata nella riforma educativa dell’attuale esecutivo presieduto da Mariano Rajoy. “L’educazione ai diritti umani é la chiave per combattere ogni forma di discriminazione e intolleranza e far crescere generazioni di cittadini attivi e responsabili in una società democratica” ha osservato Muisnieks. Dal quale ora, dopo la sfilza di ammonimenti e sacrosante raccomandazioni rivolte alle autorità di Madrid, ci si aspetta che sia altrettanto deciso nei confronti dei suoi colleghi e di chi gestisce una politica di drastica austerity che i singoli paesi non fanno altro che riprendere e gestire. 

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