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Per una critica antiliberista al “Piano Cottarelli”:

Una radiografia del progetto di smantellamento dei servizi pubblici in Italia. Prime considerazioni sul “programma di razionalizzazione delle partecipate locali conosciuto come “Piano Cottarelli”.

… E alla fine dopo un po’ di “gioco delle parti” tra Presidente del Consiglio e Commissario (altrimenti detto “teatrino”) la “revisione della spesa” ha il suo Rapporto presentato in forma sintetica lo scorso 7 agosto dinnanzi alla Commissione Bicamerale per l’ attuazione del Federalismo Fiscale e inviato integralmente al Comitato Interministeriale per la spending review.

Si tratta di un documento di 43 pagine suddiviso in otto sezioni e due appendici.

Dal Rapporto escono anche dati interessanti come quello relativo al fatto che, in realtà, anche a livello locale non c’è alcuna ipertrofia del pubblico perché le Partecipate Locali totalmente o a maggioranza pubblica sono il 48% e nel restante 52% a maggioranza privata e in alcuni casi le quote pubbliche sono molto basse.

Sul piano del citato Commissario occorre, innanzitutto, osservare che esso, nelle sue linee di fondo, è già in atto da alcuni anni, non a caso nel Rapporto ci si richiama alla banca dati del Ministero dell’ Economia e Finanze che riporta un numero di 1.213 Partecipate già cessate (in liquidazione volontaria o soggette a procedure concorsuali).1

Nello specifico del Rapporto, c’ è da osservare che, secondo la concezione liberista da cui muove, l’ area dei servizi pubblici locali rientrerebbe nella materia della concorrenza e, quindi, le Aziende pubbliche sarebbero una sorta di disturbo al libero mercato.

Date le caratteristiche della presente nota, qui ci limitiamo ad osservare la falsità anche di merito di una simile concezione perché sono noti i meccanismi che a livello d’ imprese private si adoperano per aggirare la concorrenza e, alla fine, o si cerca di sostituire monopoli privati all’ intervento pubblico o, tuttalpiù, si cerca d’ arrivare a situazioni oligopolistiche, non a caso i paesi a maggior tradizione liberista sono anche quelli che hanno la maggior legislazione antitrust che, comunque, non riesce ad evitare “cartelli”, gare fittizie, ecc.

Noi, invece, pensiamo che l’ area di riferimento è quella dei diritti sociali da quello alla mobilità all’ assistenza sociale e, quindi, le Società Partecipate, le Aziende Speciali fanno parte dei “beni pubblici sociali” costituendo un oggettivo freno alle logiche speculative e di mero profitto che, com’è noto, danneggiano in particolar modo i ceti più deboli della popolazione.

Ciò significa che, in linea di massima, non possiamo condividere una delle direttrici del Rapporto: la riduzione delle aree d’ intervento delle Aziende Partecipate.

Questo è uno degli obiettivi di fondo della revisione della spesa che si concretizza attraverso la riduzione, anche per questa strada, dell’ intervento pubblico.

Insomma, i nostri pseudo-modernisti vogliono mandarci indietro di oltre un secolo, in epoca pre-giolittiana quando lo Stato si occupava soltanto di giustizia, ordine pubblico e difesa.

Non a caso, il T.U. del 1925 – che riordinava la precedente legislazione giolittiana – prevedeva per le Aziende Municipalizzate ben 19 aree d’ intervento tra cui attività produttive rilevanti per quei tempi come gli “essiccatoi di granturco e relativi depositi” o gli “stabilimenti con relativa vendita di semenzai e vivai di viti ed altre piante arboree e fruttifere”.

Un altro fattore caratterizzante del Rapporto è la logica centralizzatrice che vorrebbe imporre ai Comuni un “vaglio esterno”2 sulle deliberazioni annuali consiliari relative all’ attinenza dell’ attività delle proprie aziende con le funzioni istituzionali in modo da cercare di giungere ad ulteriori messe in liquidazione e scioglimenti per centrare l’ obiettivo di 1.000 Partecipate in tre anni.

Ci si augura che su quest’ aspetto anche l’ ANCI e i Consigli Comunali facciano sentire il proprio dissenso

Sull’ altro obiettivo del Rapporto, 2-3 miliardi di “risparmi” (rectius tagli) resta sempre l’ interrogativo di fondo:

chi paga, effettivamente, questi “risparmi” che, poi, si rifletteranno, inevitabilmente, in ulteriori aumenti di prezzi e tariffe con una diminuzione del carattere universale del servizio pubblico perché si concentrerà sui rami d’ attività più remunerativi e con un aumento della precarietà dei lavoratori dei vari comparti interessati?

La domanda, ovviamente, è retorica e noto è stato l’ esempio della privatizzazione negli anni ’90 delle ferrovie inglesi che, successivamente, si dovettero rinazionalizzare perchè all’ aumento del costo dei biglietti corrispose anche un notevole e tragico numero d’ incidenti con decine di vite perse.

Nel Rapporto ci sono anche poche cose condivisibili come quelle relative alle misure da prendere per aumentare la trasparenza delle Aziende come l’ adozione di un Testo Unico sulle Partecipate o l’ apertura al pubblico delle banche dati, tuttavia questi aspetti, per quanto importanti, finiscono per essere secondari per le premesse generali da cui muovono e, in tal senso, ci sono finanche passaggi ultraliberisti come quello in cui si propone di “limitare ulteriormente , anche aldilà della disciplina comunitaria, le possibilità di affidamenti in house”.

Qui Cottarelli si supera e vuole essere “più realista del re” cancellando la neutralità del diritto comunitario sulla scelta delle modalità gestionali per i servizi pubblici.

Pur con le riflessioni sinora sviluppate, è chiaro, comunque, che, per noi, le Partecipate non sono “il sol dell’ avvenir” e sappiamo bene che, spesso, sono state parte di meccanismi clientelari, tuttavia non riconosciamo patenti moralizzatrici ha chi ha soltanto intenti speculativi e ha foraggiato gli aspetti peggiori delle Società in argomento finchè ha fatto comodo anche perché le spartizioni continuano anche oggi con le nomine del management ancora guidate da criteri prevalentemente politici.

Per concludere qualche ulteriore riferimento specifico:

  1. nel Rapporto in più di un punto si fa riferimento “al difficile caso del trasporto pubblico locale” e una delle ricette, per quelle aziende con le perdite maggiori, è di fare dei piani di rientro approvati centralmente con possibilità di commissariamenti in assenza di progressi, inoltre introduzione dei costi standard. – La prima proposta fa riferimento a quella logica centralizzatrice basata esclusivamente su calcoli ragionieristici cui abbiamo fatto cenno in precedenza e, in questo caso, si sottovalutano anche le nuove opportunità di economie di scala che si possono creare con l’ avvio delle città metropolitane. – La seconda proposta è particolarmente pericolosa se non viene accompagnata da meccanismi perequativi rispetto alle zone scarsamente popolate e disagiate;

  2. nelle pagine del Rapporto dedicate al Servizio idrico integrato, “ovviamente”, non c’è alcun riferimento agli esiti referendari del 2011 e ci si sofferma in particolare sulle economie di scala per gli ATO anche se c’è un passaggio significativo che dovrebbe leggere Caldoro: “l’ ATO di dimensione regionale valido soprattutto ai fini della programmazione” , insomma financo Cottarelli non si sognerebbe di fare una Struttura di Missione con compiti prevalentemente gestionali come quella inventata con il collegato alle legge di stabilità regionale 2014;

  3. nel “Programma di razionalizzazione” c’è un certo disfavore per le farmacie comunali, noi, invece, pensiamo che in tempi di crescente aggravamento della crisi sia un servizio che occorre rilanciare soprattutto in grandi città come Napoli, del tutto prive. – Ciò ci sembra ancora più importante dopo la chiusura di vari reparti di Ospedali cittadini e l’ aumento dei tickets. – Non a caso i dati OCSE segnalano un pesante calo della spesa farmaceutica in Grecia (-12%) Portogallo (-6%) e Italia (-4%).- Questo è un punto su cui andrebbero costruite vertenze territoriali coordinate;

  4. riteniamo pericolose le proposte di accelerazione delle procedure di chiusura delle Società in liquidazione volontaria e non perché siamo per trascinare le situazioni all’ infinito ma perché, in questo modo, si possono diminuire le possibilità di soluzioni alternative alla dismissione e alla conseguente perdita di posti di lavoro;

  5. collegato al punto precedente è la gestione del personale in quanto “le misure proposte…sono suscettibili di evidenziare eccessi di personale”. – Pertanto, nel Rapporto si richiamano le norme della legge di stabilità 2014 dove, come si sa, è previsto il demansionamento e la mobilità senza consenso del lavoratore, si ripropone la cassa integrazione in deroga e si aggiunge, come suggerimento, il “contratto di ricolllocazione” anch’ esso previsto dalla legge di stabilità 2014, istituto in fase di sperimentazione, comunque interno alle varie forme di precarietà.

Non sappiamo se nel Governo prevarrà una linea acceleratrice (si veda in proposito la posizione di Scelta Civica che vorrebbe tradurre in decreto-legge alcune proposte del Piano già dal Consiglio dei Ministri del prossimo 29/08) o gradualista. – Ciò dipenderà anche dal dibattito e dall’ iniziativa che riusciremo a sviluppare.

ALLEGATO

INDICE-SOMMARIO RAPPORTO COTTARELLI

  1. Le principali proposte del programma di razionalizzazione delle partecipate locali pag. 1

  1. Sezione I: gli obiettivi da raggiungere “ 3

  1. Sez. II: Le Partecipate Locali: le caratteristiche essenziali “ 3

(Quante sono le Partecipate locali e quanti dipendenti occupano? – In quali settori operano? – Quanto costano al contribuente le inefficienze delle Partecipate)

  1. Sez. III: Il perimetro delle Partecipate Locali “ 12

(Principi generali per il mantenimento in mano pubblica. – Principi generali per la Gestione attraverso una Partecipata piuttosto che in economia. – Interventi specifici: limiti alle partecipazioni indirette; limiti alla detenzione da parte di piccoli Comuni; uscita dalle “micropartecipazioni”; chiusura delle “scatole vuote”; accelerazione del processo di chiusura; vincoli di rendimento; norme per le fondazioni pubbliche)

  1. Sez. IV: Politiche di efficientamento “ 20

(Incentivi di carattere generale; sfruttamento di economie di scala; il caso dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica: rifiuti, servizio idrico, energia elettrica e gas; linee di riforma del TPL; interventi su singole Partecipate con perdite particolarmente elevate)

  1. Sez. V: Come ridurre i costi di amministrazione delle partecipate locali “ 29 (numero e remunerazione degli organi di controllo; remunerazione dei dirigenti apicali)

  1. Sez. VI: Come aumentare la trasparenza delle Partecipate? “ 31

  1. Sez. VII: misure strumentali alla riforma delle Partecipate “ 32 (Facilitare le riorganizzazioni; la gestione del personale; un sistema di controllo e sanzioni)

  1. Sez. VIII: Principali proposte ed effetto sul numero delle Partecipate e sulla finanza pubblica “ 35

  • Appendice 1: le farmacie comunali “ 39

  • “ 2: Proposte in materia di organi sociali delle partecipate a controllo pubblico “ 41

1 Cfr. “Programma di razionalizzazione delle Partecipate Locali” presentato dal Commissario Cottarelli in data 7/8/2014, p. 19.

2 Si propone, non a caso, l’ Autorità Antitrust, a conferma di quanto si osservava in precedenza in materia di concorrenza.

 

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