Viale Istiklal, Cihangir, Besiktas, il ponte sul Bosforo, Gazi e tanti altri quartieri di Istanbul sono stati teatro ininterrottamente fino alle prime luci dell’alba di scontri tra manifestanti e polizia, così come la capitale Ankara e Adana, nel sud del paese, a poca distanza dal confine con la Siria. Ormai le principali città turche sono zone di guerra. I manifestanti bloccano le strade e le autostrade, erigono barricate e lanciano sassi. Dall’altra parte il regime di Erdogan ha mobilitato migliaia di poliziotti e per la prima volta anche la polizia militare per blindare piazza Taksim e impedire che fosse occupata dalla folla che ne chiede le dimissioni, contro la quale gli idranti corazzati sparano acqua a pressione mescolata con agenti chimici urticanti. La rivolta è scattata di nuovo generalizzata, per denunciare il brutale assalto di sabato notte a Gezi Park e a coloro che lo occupavano. Un attacco feroce, che ha fatto 800 feriti, fra cui bambini colpiti da proiettili di gomma, decine di persone ‘bruciate’ dal Jenix mischiato all’acqua degli idranti o soffocate dalle nuvole di gas lacrimogeni. Mentre le forze antisommossa arrestavano i medici che avevano curato i manifestanti feriti, rompevano il braccio a un deputato dell’opposizione, arrestavano avvocati e giornalisti, anche stranieri.
E’ in atto ”una guerra contro la popolazione”, ha accusato la presidente dei Verdi tedeschi Claudia Roth, anche lei intossicata dai lacrimogeni sparati dentro un albergo trasformato in infermeria. Dopo gli scontri della notte di sabato la guerriglia é ricominciata a metà mattinata in numerose zone. Le forze anti-sommossa, appoggiate da blindati, cannoni ad acqua, fra raffiche di gas lacrimogeni e granate assordanti, hanno impedito l’accesso a Taksim a centinaia di migliaia di dimostranti che hanno marciato per ore per sfuggire alla repressione. La polizia ha attaccato con grande brutalità i manifestanti che si avvicinavano al cuore della città, in alcuni casi sparando loro i lacrimogeni dal tetto dei palazzi o addirittura dagli elicotteri. Il viale Istiklal, icona della Istanbul turistica, é stata spazzata in su e in giù per tutta la giornata, alla ricerca di manifestanti da arrestare o picchiare. Centinaia intorno a Taksim i dimostranti arrestati, ammanettati, allineati al muro e trascinati verso i pullman della polizia. Stesse scene a Besiktas, Sisli, Kurtulus, a Gazi, il quartiere alawita di Istanbul. A Kizilay, nel cuore di Ankara, gli scontri sono iniziati a fine mattinata, quando la polizia ha bloccato il feretro del giovane manifestante Ethem Sarisuluk, ucciso proprio a Kizilay da una pallottola che un agente gli ha sparato alla testa, a bruciapelo. I reparti antisommossa hanno poi attaccato con lacrimogeni e cannoni ad acqua le migliaia di persone che aspettavano pacificamente l’arrivo dei funerali, molte con un garofano rosso in mano. La polizia ha continuato tutto il giorno a sparare – incurante del traffico di auto, bus e taxi in mezzo alla piazza – centinaia di candelotti lacrimogeni, ad altezza d’uomo, verso i manifestanti. Alla fine il numero di arresti dovrebbe aver toccato ieri quota 700; secondo l’Ordine degli Avvocati di Istanbul, solo nella metropoli sul Bosforo sono state fermate circa 440 persone, mentre nella capitale la polizia ne ha arrestate altre 56; altri arresti sono stati effettuati ad Adana e in altre città. Enorme anche il numero dei feriti, di cui alcuni in gravissime condizioni.
Ieri il premier Erdogan ha mostrato i muscoli, portando in una spianata alla periferia della metropoli sul Bosforo una gran folla (almeno 500 mila) di suoi sostenitori, trasportati con autobus e traghetti messi a disposizione gratuitamente dal comune, mentre le linee della metropolitana e di autobus per Taksim venivano bloccate per evitare l’afflusso in centro dei manifestanti antigovernativi. . Erdogan ha affermato che era suo dovere ”ripulire” Gezi Park. E ha di nuovo parlato di complotto contro il suo governo da parte di lobby finanziarie, del capo dell’opposizione, della stampa estera, annunciando ritorsioni contro chi ha simpatizzato con i manifestanti. Tutte le tv turche – soprattutto, quelle che hanno ignorato la protesta – hanno trasmesso in diretta il comizio. Halk tv, la piccola emittente di sinistra che ha sfidato il potere fin dai primi giorni trasmettendo la diretta delle manifestazioni contro il governo, si é presa la soddisfazione di interrompere la diretta con immagini di un documentario sui pinguini. Per fare il verso alla Cnn turca che aveva trasmesso appunto un documentario sui pinguini durante i primi durissimi scontri di Piazza Taksim il 31 maggio. Purtroppo la dimostrazione di forza dell’Akp di Erdogan si è tramutata, in serata, in aggressioni di squadracce del partito liberal-islamista contro i manifestanti in diversi quartieri del centro di Istanbul, e addirittura in un tentato assalto alla sede del Partito Repubblicano Popolare, il CHP, grazie alla opportuna ‘distrazione’ della polizia. Anche a Konya i manifestanti antigovernativi sono stati aggrediti da militanti del partito di Erdogan.
Ieri alle 18 i due grandi sindacati di sinistra del paese, il Kesk e il Disk, hanno annunciato la proclamazione dello sciopero generale che è già iniziato stamattina con presidi e picchetti in molte città. Uno sciopero politico contro il governo liberal-islamista e la sua repressione alla quale hanno aderito le associazioni professionali di medici, ingegneri, dentisti e altre ancora.
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